Che cosa significa cave canem e dove abbiamo già sentito questa espressione latina? Come e quando usarla nelle nostre frasi per darle il giusto senso? Scopriamo insieme significato e origini di cave canem.
Cave canem, è una frase in latino che significa letteralmente "attenzione al cane", "guardati dal cane", "attenti al cane". Ai tempi dell’antica Roma, i romani usavano incidere questa frase all’ingresso delle loro abitazioni, spesso nella parte inferiore di un mosaico che raffigurava, appunto, un cane. Tra i più famosi mosaici che riportano la scritta cave canem ci sono probabilmente quelli ritrovati negli scavi archeologici di Pompei: uno sul pavimento d’ingresso della Casa del Poeta Tragico, l’altro, privo di iscrizione, in cui si vede un cane legato a una catena presso una porta semi aperta, è visibile sempre a Pompei all’ingresso della Casa di Paquio Proculo. Infine ricordiamo anche quello della Casa di Orfeo, conservato nel Museo archeologico nazionale di Napoli.
Negli anni ’70 Peppino Impastato usò il logo Cave Canem per dipingere il sindaco di Cinisi: intendeva riferirsi a lui come cane da guardia del capo mafioso Gaetano Badalamenti.
Oggi la locuzione latina viene usata ironicamente su alcuni cartelli apposti appunto su cancelli o porte dietro i quali si trovano i nostri amici a quattro zampe: "attenti al cane" o cave canem, dipende da quanto i padroni dei cani si sentono ispirati ad ammonire i passanti.
Cave canem è anche il titolo di un romanzo giallo storico di Danila ComastriMontanari ambientato nell’antica Roma: è edito da Mondadori.
Cave canem: quando l’ha detto Totò
Nel film Signori si nasce un film del 1960 diretto da Mario Mattoli e interpretato da Totò, il celebre attore napoletano recita una battuta in cui dice diverse locuzioni latine. Il problema è che le usa a vanvera per impressionare i suoi interlocutori, e non hanno un vero senso usate così. Lui, uomo di chiesa che deve del denaro ai due che lo inseguono, esclama: "A che cosa sono servite le mie preghiere? Cave canem, cave canem, in hoc signo vinces; est, est, est… mah!"
Ancora in Peppino e la dolce vita Totò, che interpreta un posteggiatore abusivo incontra il marchese aristocratico Daniele Vargas a una festa e qui avviene il seguente scambio di battute (Totò vuole persuadere il suo interlocutore del fatto di avere origini etrusche):
- Barbacane eh? Barbacane, Barbacane... Niente a che vedere con Pisacane, suppongo.
- No, no, no, no: quello è un ceppo toscano. Il mio, viceversa, è un ceppo etrusco: io discendo dall’ Etruscheria. In persona, come si vede. "Cave canem", in latino, sarebbe "Barbacane"...
E voi sapete usare le locuzioni latine nel modo giusto o fate come Totò?
Vi aspettiamo nei commenti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Cave canem: che significa e dove lo abbiamo sentito
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