Tito Livio, il cognomen è sconosciuto, nacque e morì a Padova (Patavium), ma visse tra Roma e la sua città natale. Questi sono i suoi estremi cronologici: 59 a.C. - 17 d.C.
È autore di una monumentale Storia di Roma, a cui si dedicò tutta la vita. Un’epopea del popolo Romano come l’Eneide di Virgilio, entrambe vicine al Principato Augusteo. Un’epopea scritta nel momento in cui Roma è all’apice di potenza e grandezza.
Tito Livio è uno storico dalla formazione sui generis rispetto ai predecessori. Infatti, non riveste cariche pubbliche ed è privo di esperienza politico-militare (come invece era accaduto per Catone o Nevio).
Questo è un dato fondamentale per comprendere la sua visione della storia poetica e morale, non politica e propagandistica. Come osserva la Treccani:
“Centro ideale della sua storia è il popolo romano, il cui formarsi e progredire Livio segue appassionatamente, senza il distacco degli storici greci come Tucidide e Polibio”.
Ab Urbe condita libri
Il nome di Tito Livio è legato alla trattazione di forma annalistica dal titolo Ab Urbe condita libri, in 142 libri, pubblicati mano a mano che venivano composti. È probabile che l’autore desse pubbliche letture di passi del proprio lavoro, secondo l’uso delle recitationes.
In quest’opera Livio ripercorre un arco di tempo di ampio respiro: da Enea alla morte di Druso maggiore — figliastro prediletto di Augusto mai adottato —, avvenuta nel 9 a.C. A quel tempo Druso si trovava a Mogontiacum, la fortezza legionaria intorno alla quale sorse la capitale della provincia della Germania Superiore, l’attuale Magonza.
Verosimilmente il progetto liviano si sarebbe dovuto concludere nel 14 d.C. anno della morte di Augusto, per un totale di 150 libri. Invece, fu la morte dello storico a determinare l’interruzione del progetto.
A partire dal I secolo d.C. l’opera subì un triste destino. Da un lato un quarto andò perduto, tanto che ne rimangono circa 35 di libri originali (I-X, XXI-XLV più frammenti sparsi). Dall’altro si diffusero compendi (periochae) compilati tra il III e IV secolo d.C., utili per conoscere sia il contenuto dei libri andati perduti nel corso dei secoli, sia il quadro complessivo dell’opera.
Struttura
Livio, fedele alla tradizione annalistica, scandisce la narrazione anno per anno seguendo un iter collaudato: identità di consoli e pretori, descrizione degli eventuali trionfi, elenco dei prodigi, dibattiti di politica interna, situazione di eserciti e province, resoconto di campagne militari e attività legislativa del senato, consacrazione di templi, catalogazione dei giochi indetti durante l’anno in oggetto.
La narrazione si dilata mano a mano che si avvicina al presente, ossia dai Gracchi in poi. Lo impongono l’impianto annalistico e soprattutto la necessità di soddisfare le aspettative dei lettori. Preciso che tale dilatazione non va a braccetto con la fedeltà storica. Anche perché una rigorosa disamina delle fonti risulterebbe estranea all’intento moralistico.
Il testo è infatti ricco di prodigi, leggende e miti, come l’apoteosi di Romolo. Osserviamo che Livio non li interpreta né li ridimensiona, bensì li rispetta e li fa rivivere nel loro nucleo esemplare. Perché prodigi, leggende, miti sono il fondamento costitutivo della romanità.
Lo storico patavino usa una sola volta il termine annales, preferendo libri in relazione alla sua opera. Il titolo tradizionale Ab Urbe condita è dato dai codici più autorevoli e dalle testimonianze degli antichi.
Contenuto e temi dei vari libri
- Libro I-X: le origini, l’età monarchica, il passaggio alla repubblica, la prima guerra sannitica. Livio accompagna con viva partecipazione la graduale crescita di Roma. Non a caso è qui che emergono quei valori cui attribuisce la sua grandezza. Machiavelli commenta questo segmento nei Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, un trattato composto tra il 1513 e il 1519. Di fatto, però, lo storico romano permette allo scrivano fiorentino di elaborare un’articolata riflessione che travalica il commento filologico. Infatti, interrogandosi sulla decadenza delle realtà politiche nella penisola alla luce della prima decade, Machiavelli individua in Livio l’esempio di un modello repubblicano vincente.
- Libri XI-XX: (perduti) guerra contro Pirro e I guerra punica.
- Libri XXI-XXX: II guerra punica (218-202 a.C.). Il protagonista assoluto è Annibale. Se il suo ritratto fisico tradisce l’impronta di Polibio, l’atmosfera morale è sallustiana. Livio lo immortala come nemico storico di Roma, fin dall’adolescenza.
- Libri XXXI-XLV: conquiste in Oriente culminanti nel 168 a.C. con la battaglia di Pidna. In questo blocco, dedicato alla politica estera imperialistica, la tensione ideale dei libri precedenti si allenta. Livio, sulla scia di Sallustio, marca quanto l’accresciuto benessere materiale abbia corrotto i mores. Ma a differenza di Sallustio non indaga le cause della crisi: si concentra sull’esemplarità del passato per dare slancio a una contemporaneità in sofferenza.
L’ultima parte di questo segmento è mutila.
- Libri XLVI-CXLII: (perduti) trattano gli avvenimenti compresi tra il 166 e il 9 d.C.
Concezione della storia e idealizzazione del passato
La storia deve avere un fine didattico e morale. Perciò lo storico propone esempi virtuosi di storia patria, volti a spingere i contemporanei a restaurare i mores della romanità arcaica. Questa concezione storica incide sulla tecnica compositiva: la narrazione inanella episodi esemplari dotati di una loro autonomia. Il risultato è una galleria di figure eroiche votate al sacrificio.
È però assente l’attenzione al paesaggio. D’altra parte la lingua latina non possiede un sostantivo specifico indicante il paesaggio, di cui l’uomo dell’antichità coglie con spirito pragmatico le singole componenti, che però non guarda.
Quali sono i valori del passato che vengono idealizzati? Pietas, Fides, Libertas, Concordia, Iustitia, Disciplina, Clementia, Frugalitas, Pudicitia, Gravitas. Occorre chiarire il significato di alcuni termini per evitare fraintendimenti.
- Libertas: secondo il principio sub lege libertas, lo Stato romano è garante della libertà dei singoli e dell’ordine collettivo;
- Disciplina: obbedienza incondizionata in guerra da parte dei soldati;
- Prudentia: questa virtù riguarda i generali. Consiste nel posporre al bene comune il desiderio di gloria personale;
- Pudicitia: riguarda le donne perbene ossia la virgo o la matrona. Corrisponde a una castità visibile, da mostrare in pubblico (spectata pudicitia). È il valore fondante del modello femminile, il cui corrispettivo maschile è la Virtus. Celeberrimo l’episodio della violenza e del suicidio di Lucrezia;
- Gravitas: atteggiamento esteriore dignitoso, decoroso, composto tipico dei senatori.
Orientamento ideologico di Tito Livio
Livio è un conservatore filosenatoriale che crede nelle istituzioni repubblicane. Però, malgrado ritenga che la repubblica sia la forma di governo migliore, in alcuni periodi storici riconosce la necessità di un solo uomo al potere. Una figura autorevole e prestigiosa capace di garantire la pace interna, comporre gli scontri di classe, restaurare i valori etico-religiosi. È in questa prospettiva che occorre inquadrare la sua posizione rispetto al Principato Augusteo.
Teniamo per ultima la domanda che assilla numerosi studenti: a cosa serve studiare Tito Livio? È proprio lo storico patavino a darci una risposta, quando nel proemio afferma: "Questo soprattutto è utile e salutare nello studio della storia, l’avere davanti agli occhi esempi di ogni genere". Il che a dire conoscere esperienze altrui.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Ab Urbe condita di Tito Livio: cosa sapere, caratteristiche e contenuto dei libri
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