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Significato di parole, proverbi e modi di dire

R.I.P. o RIP: cosa significa e quando viene usato

Sempre più spesso, soprattutto sui social network, molti usano quest’espressione per commentare una notizia. Scopriamo cosa significa l’acronimo RIP.

Federica Privitera
Federica Privitera Pubblicato il 02-02-2020
R.I.P. o RIP: cosa significa e quando viene usato

I social network sono diventati una cassa di risonanza dall’incredibile potenza: quando un avvenimento colpisce l’opinione pubblica passa pochissimo tempo prima che chiunque si senta in diritto di esprimere un’opinione commentando un post o dicendo la sua in svariati modi. Di fronte alla morte, poi, il tam tam di commenti di tristezza o cordoglio si avvia inesorabile e vi sarà sicuramente capitato di leggere lunghissime liste di RIP sotto la notizia della scomparsa di un personaggio celebre (come è recentemente successo per la tragica notizia della morte del campione di NBA Kobe Bryant).

Tuttavia è assai probabile che chi usa quest’espressione, in realtà, non sappia cosa significhi o da dove tragga origine. Scopriamo insieme cosa significa RIP e quando può essere usato.

R.I.P. o RIP: significato e origine

Verrebbe spontaneo dire che RIP è l’acronimo dell’espressione riposa in pace, ma non c’è nulla di più sbagliato. Infatti la vera origine della sigla risale a una preghiera latina pronunciata durante la commemorazione dei defunti che si conclude così:

«Requiem aeternam dona eis Domine et lux perpetua luceat eis, requiescant in pace. Amen.»

traducibile in italiano in

«L’eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen».

RIP è quindi l’acronimo di requiescant in pace e non della sua versione italiana: una conferma di questo sta nell’uso che si è fatto della sigla nelle lapidi delle tombe già tempo prima che le celebrazioni cattoliche venissero effettuate in italiano (in seguito al Concilio Vaticano II del 1963), quando la lingua della religione era solo il latino. La confusione è generata, purtroppo, dalla presenza delle stesse iniziali tra l’espressione latina e quella italiana, ma d’ora in avanti sarà chiaro che la vera etimologia di RIP è latina e non italiana.

Caso curioso è che lo stesso acronimo venga usato anche in inglese: RIP questa volta è l’acronimo dell’espressione rest in peace, traducibile esattamente nella medesima espressione usata in italiano.

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In quali contesti si usa RIP?

Il fatto che nel XXI secolo si continui a usare un acronimo che affonda le sue radici in una lingua antica come il latino può lasciare perplessi, soprattutto perché si fa sempre più strada l’idea che al giorno d’oggi è inutile studiare le lingue morte. Invece la circolazione così ampia sui social di un acronimo del genere ha una duplice ragion d’essere: da un lato, infatti, la comunicazione contemporanea è infarcita di abbreviazioni che, sin dalla nascita degli SMS, hanno caratterizzato le nostre comunicazioni (penso a TVB o al FYI che si legge frequentemente nelle email di lavoro): gli acronimi che non siano sigle di aziende ben si adattano a questo contesto.

Dall’altro lato, inoltre, l’abitudine dell’utente medio di imitare chi ha commentato una notizia prima di lui ha fatto sì che anche chi non conosce il significato dell’espressione, provando a dedurlo dal contesto, se ne serva massivamente seguendo la logica di cui sopra e proprio perché RIP è legato a notizie di persone scomparse, questo fenomeno è ancora più amplificato.

Per padroneggiare appropriatamente questa espressione può essere allora utile specificare in quali contesti usarla, in modo da evitare figuracce ed essere più consapevoli di quello che si dice.

  1. Quando muore qualcuno, si può usare RIP per augurare al defunto un ultimo e sentito saluto (specialmente sui social network di cui abbiamo parlato) e come parte del messaggio di condoglianze alla famiglia.
  2. RIP può essere usato in modo ironico e pungente per commentare l’uscita da un gruppo di lavoro o di amicizia di qualcuno non particolarmente gradito agli altri componenti, quasi a voler mettere in rilievo che questa persona andata via è scomparsa in maniera definitiva.
  3. Se per caso un qualunque evento non ha preso la piega sperata, si può dire RIP per scherzare sull’esito della faccenda; per esempio quando una squadra di calcio viene eliminata da una competizione, gli avversari (in modo derisorio) o gli stessi tifosi (in modo consolatorio) possono usare l’espressione per commentare l’esito della gara.

È bene, infine, ricordare che l’origine di RIP è di tipo religioso: pertanto sarebbe opportuno usare l’espressione solo se si possiede una fede e una credenza vicina a un’idea di vita dopo la morte.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: R.I.P. o RIP: cosa significa e quando viene usato

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