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Significato di parole, proverbi e modi di dire

Predicato nominale e predicato verbale: come distinguerli?

Cos'è un predicato? Cosa sono e come si distinguono il predicato verbale dal predicato nominale? Scopriamolo insieme.

Simone Casavecchia
Simone Casavecchia Pubblicato il 22-01-2021
Predicato nominale e predicato verbale: come distinguerli?

Distinguere il predicato nominare dal predicato verbale è essenziale per lo svolgimento di una buona analisi logica e per comprendere la tipologia di azione svolta dal soggetto. Per fare ciò è, innanzitutto, opportuno chiarire il significato di predicato e spiegare perché questo elemento e le sue caratterizzazioni sono tanto importanti nella comprensione della struttura di una frase.

Predicato: cos’è

Prima di chiarire la differenza tra predicato nominale e predicato verbale è opportuno considerare una rapida definizione del termine predicato. Questa parola deriva dal latino praedicatum, ciò che è affermato, e può quindi essere intesa come ciò che si dice del soggetto, definendone un’attività, una condizione o una qualità.

Già da questa definizione comprendiamo bene come il predicato, sia esso verbale o nominale, sia un elemento essenziale della frase: in una proposizione dovrebbe essere presente almeno un predicato e, talvolta, una frase consta del solo predicato mentre il soggetto è sottinteso (come nel caso di: Studia, dove il soggetto lui rimane sottinteso) o assente (ad esempio in: Piove, caso di verbo impersonale che può essere utilizzato senza bisogno di uno specifico soggetto).
Il soggetto e il predicato a esso riferito sono i due elementi indispensabili della frase; il predicato può essere un verbo che indica l’azione che il soggetto compie (predicato verbale) oppure può indicare una qualità del soggetto stesso (predicato nominale).
Cerchiamo ora di comprendere come distinguere predicato verbale e nominale considerando attentamente questi due elementi di una proposizione.

Predicato verbale: che cos’è e come funziona

Mentre il soggetto è la persona, l’animale o la cosa che, in una frase, compie l’azione o di cui si parla, il predicato verbale è il verbo che esprime l’azione compiuta o subita dal soggetto oppure attribuisce al soggetto uno stato.
Il predicato verbale, in altri termini, chiarisce cosa fa, come sta, in che condizione o luogo si trova il soggetto della frase, esprimendo attraverso un verbo in forma generalmente attiva, l’azione che il soggetto compie.

Coincidendo con il verbo che esprime l’azione compiuta, il predicato verbale, presente nella maggior parte delle proposizioni, non richiede specificazioni dettagliate; può essere comunque utile offrirne qualche esempio:

  • Laura dorme;
  • Franco ha mangiato;
  • Mia madre tornerà;

A tal proposito è opportuno ricordare che, sebbene il verbo essere sia più frequentemente associato al predicato nominale e non al predicato verbale, quando significa stare, trovarsi o appartenere ha anch’esso, come tutti gli altri verbi, funzione di predicato verbale. A mo’ di esempio è opportuno considerare le seguenti frasi:

  • Adele è in camera
  • Luca è a Roma
  • L’accendino è di Antonio

Predicato nominale: che cos’è e come funziona

Più interessante è, invece, soffermarsi sul predicato nominale che indica una proprietà del soggetto o, meglio, specifica chi è, com’è o cos’è. Proprio per questo la sua forma canonica coincide con il verbo essere, di volta in volta declinato secondo la persona, il modo e il tempo più adatti al contesto e seguito da un aggettivo.

Predicato nominale = Verbo essere + aggettivo/sostantivo

In questo caso il verbo essere svolge funzione di copula (dal latino, copula = laccio, legame, catena) ovvero di collegamento tra il soggetto e la parte nominale che può corrispondere, a seconda dei casi, con un aggettivo o con un sostantivo che, comunque, hanno la funzione di definire le qualità, le modalità o le caratteristiche del soggetto a cui si riferiscono. Ecco qualche esempio:

  • Mario è un avvocato
  • Mario è lento
  • Lo zucchero è dolce
  • Il camion è un grosso veicolo

Verbi copulativi

Talvolta in luogo del verbo essere, è possibile trovare anche altri verbi che svolgono comunque funzione copulativa e che, quindi, sono seguiti da un aggettivo o da un sostantivo riferito al soggetto della proposizione e configurano, in buona sostanza, una struttura equiparabile al predicato nominale. Tra i verbi che più frequentemente svolgono funzione copulativa e sono, quindi, necessariamente seguiti da aggettivo o da sostantivo, troviamo:

  • Verbi copulativi, che hanno funzione simile a quella del verbo essere perché indicano, definiscono o specificano lo stato di una persona o di una cosa, come: sembrare, parere, divenire, diventare;
    • Mario è diventato grasso
    • Mario sembrava dimagrito
    • Mario pareva uno zombie
  • Verbi appellativi, ovvero verbi che danno un nome al soggetto: dire, chiamare, soprannominare, appellare;
    • Lo chiamavano Trinità
    • Domenico detto Marco
    • Era chiamato da tutti il dottore
  • Verbi elettivi, che indicano l’elezione del soggetto a una specifica carica o una nomina ricevuta dalla persona di cui si parla, come fare, eleggere, nominare, creare;
    • Lo hanno fatto sindaco
    • è stato eletto presidente di seggio
    • lo hanno nominato revisore dei conti
  • Verbi estimativi, che hanno la funzione di manifestare un giudizio di stima o di merito sul soggetto della proposizione, come ritenere, giudicare, credere, stimare;
    • L’imputato viene giudicato colpevole
    • lo stimano un buon perito
    • Non lo ritenevano degno

Anche in questo caso l’indicatore migliore per capire se ci troviamo in presenza di un verbo con funzione copulativa è analizzare la struttura della frase, che sarà del seguente genere:

Verbo (con funzione copulativa) + aggettivo/sostantivo (riferito al soggetto della frase)

Come distinguere predicato verbale e nominale

Un metodo molto utile per distinguere un predicato verbale da un predicato nominale è il senso complessivo della frase: mentre, infatti, un verbo predicativo (e quindi un predicato verbale), come abbiamo visto anche sopra, non ha necessariamente bisogno di essere seguito da un aggettivo, da un complemento oggetto o da un complemento di altro genere, un verbo copulativo (e quindi un predicato nominale sia che venga costruito con il verbo essere sia che venga costruito con un altro verbo) affinché la frase abbia un senso compiuto deve necessariamente essere seguito da un aggettivo o da un sostantivo. Si consideri il seguente schema e le proposizioni presenti a mo’ di verifica di quanto detto:

Predicato verbale Predicato nominale
Verbi con funzione predicativa Verbi con funzione copulativa
Mario ha mangiato la mela Mario è diventato grasso
Mario ha mangiato Mario è diventato... (?)

È facile comprendere come, mentre la proposizione “Mario ha mangiato” è una frase di senso compiuto, la proposizione “Mario è diventato...”, presa di per sé, non ha alcun senso. In definitiva, dunque, diversamente dai verbi predicativi, i verbi copulativi non possono stare da soli perciò, qualora il nostro verbo non potesse essere separato dall’aggettivo o dal sostantivo che lo segue, pena la perdita di senso dell’intera proposizione, ci troveremo senza ombra di dubbio di fronte a un predicato nominale.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Predicato nominale e predicato verbale: come distinguerli?

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