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Osservazioni e idee sulla scrittura comica e il nonsense

Alcune osservazioni e idee sulla scrittura comica, con un occhio particolare al nonsense.

Lucia Donati
Lucia Donati Pubblicato il 20-05-2018

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Osservazioni e idee sulla scrittura comica e il nonsense

Perché scrivere un testo comico o battute divertenti? Perché essere divertente fa bene a noi e agli altri. La risata è terapeutica. Ridere allenta la tensione, è luce e ci dà un senso di potenza: se possiamo ridere, nello stesso tempo non possiamo essere tristi.
Chi smuove la risata ha un potere, quello di sconfiggere ed in certo senso esorcizzare la paura, la tristezza, la noia, almeno nel momento in cui la risata scoppia fragorosa o semplicemente apre il nostro viso e lo illumina di divertimento, in una gioia a volte bambina. Un gioco, con le parole, la mimica, il senso o il nonsenso che ci fa davvero tornare piccoli, e in cui desideriamo leggerezza e spensieratezza, e le ritroviamo. Col riso, la nostra energia è risvegliata sia quando creiamo situazioni o battute divertenti che quando assistiamo ad uno spettacolo comico.

Il nonsense, a mio avviso, ha una gran forza in tal senso per due motivi: sdrammatizza, nel contempo facendo capire che tutto è relativo e non sempre le conseguenze di un qualcosa sono quelle che logicamente dovremmo aspettarci. Esso dunque spiazza ed è un po’ come lo zen per l’aspetto sorprendente. Il nonsense allena la mente alla miriade di possibilità inattese, diverse, anomale, assurde. A mio avviso, la creatività qui è al massimo livello, ben più di altre forme di comicità: qui è possibile l’impossibile; e torniamo bambini ed abbiamo di nuovo in un certo senso i poteri magici: gli oggetti hanno di nuovo un’anima, come pensavamo quando eravamo piccoli (animismo infantile).

Ridiamo, nel nonsense, per il nesso logico che non c’è, per le parole buffe o inventate, per gli errori voluti, per l’incongruenza delle situazioni o di un discorso e per le assurdità in generale. Qui il campo della libertà è la più ampia per un comico, i legami con la teoria si allentano e si può inventare di tutto a patto, è chiaro, che faccia ridere.
Tornando all’argomento della comicità in senso più ampio, possiamo dire che essa ha una sua forma mentis; e ce l’ha chi la comicità la pratica. Il comico dà la sua personale impronta; non sempre egli dà retta alle regole su come scrivere una battuta o un testo comico seguite da altri mentre cerca la propria voce.

Certo, le basi si devono conoscere, ma per oltrepassare il confine e creare in libertà. Nell’ironia il comico dice il contrario di quello che vuol fare intendere allo spettatore (o lettore); il pubblico lo sa; sa di essere complice di questo rovesciamento e ride per il rovesciamento stesso: un po’ come stare a testa in giù! Nella satira, politica o di costume, si prende di mira un personaggio o una situazione e la si estremizza, la si ingigantisce, la si esagera: questo crea divertimento. In generale, la mente comica trova spunti in ogni dove, in posti per altri impensabili.
Possiamo creare divertimento per noi, come autori che poi andranno anche sul palco; quello che inventiamo per nostro spasso è il nostro marchio di fabbrica. Se invece scriviamo per un comico, dobbiamo entrare prima di tutto nel suo mondo affinché i nostri testi gli calzino a pennello: questi devono essere adatti al suo temperamento, alle sue idee, alla sua mimica. In casi fortunati capita che autore e comico (se non sono la stessa persona) siano molto vicini per gli aspetti appena detti, e allora si crea un feeling creativo molto produttivo e soddisfacente per entrambi. Ci sono molti modi per costruire battute o pezzi comici seguendo le regole canoniche. Possiamo usare ad esempio il ridicolo, possiamo esagerare alcuni aspetti, possiamo avvalerci del paradosso, estremizzare o portarci su un altro piano (o punto di vista).

Nello scrivere scenette possiamo utilizzare il classico terzo elemento che spiazza lo spettatore, andando oltre i due elementi con cui egli si aspetta di aver a che fare.
Nel discorso che riguarda al comicità rientra la parodia, che può essere di un film, di un libro, di una situazione storica, o altro.
Se scriviamo battute o scenette divertendoci, ci divertiremo sempre di più e ne creeremo probabilmente di migliori. Ci divertiremo in una spirale di risate e avremo accesso a uno spazio magico dove si trovano le parole, le frasi, i concetti: insomma, la fonte forse inesauribile del nostro creare divertimento. In quel mondo magico prenderà corpo lo spirito della comicità e rideremo e faremo divertire chi ci ascolterà. Il nostro stile decreterà oppure no il successo dello scritto comico: facciamo che la nostra sia un’impronta unica, originale, indimenticabile.

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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Osservazioni e idee sulla scrittura comica e il nonsense

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