La nostra lettrice Ilaria Scarpiello ci offre il suo personale reportage della giornata del 9/12/12 trascorsa a Più Libri Più Liberi, la fiera della piccola e media editoria di Roma - Palazzo dei Congressi.
La giornata è bella e freddissima, una di quelle tipiche invernali con il cielo azzurro caramella, il vento gelido che ti schiaffeggia le guance e il sole messo a splendere in alto solo per ricordarti quanto stai meglio d’estate. Non c’è fila alla biglietteria e salita con difficoltà la scalinata del Palazzo dei Congressi, a causa dei mucchi umani di addetti ai lavori riversati a fumare le loro sigarette fino al filtro, sono dentro.
La temperatura interna è caraibica e mi vedo costretta a svestirmi dei miei numerosi strati di cappello, sciarpa, guanti, cappotto e maglia di lana che mi rimarranno in mano per tutto il resto della giornata, rendendo impacciata ed innaturale la mia visita in fiera.
Percorsi tre metri vengo fermata da una ragazza che mi propone l’acquisto di una rivista letteraria che da essere gratuita diventerà vendibile al solo costo di due euro e, mentre la ignoro senza molta diplomazia, mi rendo conto che i visitatori della fiera sembrano tutti appartenere palesemente alle categorie fisiognomiche dei giornalisti, dei librai e degli scrittori.
I pochi autentici lettori, escludendo quelli trascinati a forza dai/lle fidanzati/e o quelli che al massimo leggono due libri l’anno per intero ma che sono presenti poiché la fiera della piccola e media editoria è uno degli avvenimenti culturali più hipster della Capitale, vengono letteralmente aggrediti dal personale della maggior parte degli stand, invitati a leggere brochure e a scambiare due chiacchiere con l’autore del loro libro di punta che casualmente gravita lì vicino. Roba che il libro te lo compri per essere lasciato in pace.
Cercando, quindi, di evitare gli autori raggiungo il piano superiore e le sale dai pomposissimi nomi Diamante, Smeraldo, Rubino per ascoltare qualche presentazione. Perdo il posto a sedere nella sala con Concita De Gregorio perché sono troppo impegnata a spiegare ad un autore che no, non comprerò il suo libro su Ligabue il cantante perché fondamentalmente a me Ligabue il cantante non piace.
La fila per l’incontro con Camilleri è lunga quasi quanto quella alle casse dell’Esselunga il giorno prima di Natale e vengo letteralmente schiacciata da un’organizzatrice verso il meeting con Vasco Brondi, durante il quale l’unica frase che riesco ad afferrare, disturbata dai flash e dai gridolini delle sue fan, è che lui non crede di dover chiedere il permesso a nessuno se invece di scrivere canzoni una sera vuole scrivere un libro.
Dopo quasi sei ore sono di nuovo fuori, al freddo polare, con un bottino di quattro libri della cui alta qualità sono già praticamente certa e ripenso a questa faticosa giornata trascorsa a nuotare fra i sogni, le speranze, le passioni e le nevrosi delle persone (me compresa, ndr). Perché, dopotutto, le persone scrivono i libri, ma i libri fanno le persone.
E voi? Siete stati alla Fiera? Raccontateci la vostra esperienza!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: La fiera delle vanità (ovvero Più Libri Più Liberi a Roma mi piace così tanto che ci torno ogni anno)
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