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Come si scrive?

A posto o apposto: come si scrive?

Ordine, regolarità, cose che vanno bene, ovvero tutto a posto... o apposto? Come si scrive quest'espressione così comune in lingua italiana e nel parlato?

Simone Casavecchia
Simone Casavecchia Pubblicato il 01-04-2017

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A posto o apposto: come si scrive?

Per dire che le cose vanno bene, che ogni cosa è in ordine, che tutto procede regolarmente e senza intoppi o anche solo per dire che stiamo bene utilizziamo spesso a posto... o apposto? Come si scrive questa espressione?
Occorre premettere che ci troviamo di fronte a due forme corrette dal punto di vista grammaticale anche se, nel significato illustrato sopra, ovvero per esprimere ordine e regolarità, l’unica forma corretta è a posto.
Decidere se si scrive a posto o apposto è, quindi, non una questione di gusto o di preferenze ma una questione sintattica: ciascuna delle due espressioni ha un significato preciso e differente. Mentre nel primo caso ci troviamo di fronte a una locuzione che deriva dal sostantivo posto e, quindi, ha una chiara connotazione spaziale ma può anche riferirsi alla regolarità e alle condizioni fisiche o psichiche di una persona, nel secondo caso ci troviamo di fronte al participio passato del verbo apporre che utilizziamo in modo nettamente differente.

Si scrive a posto: ecco perché

Anche se la pronuncia potrebbe trarre in inganno dal momento che quando parliamo e utilizziamo la locuzione a posto potremmo avere anche l’impressione di pronunciare due p o pronunciarle effettivamente, come avviene nei casi di raddoppiamento fonosintattico (il raddoppiamento della prima consonante di una parola che si unisce a quella precedente quando quest’ultima termina con una vocale) l’espressione a posto si scrive con una sola p e senza raddoppio della consonante.
Ciò perché non ci troviamo di fronte a una locuzione avverbiale che nasce dall’unione di una preposizione e di un pronome o di due preposizioni e un pronome ma di fronte a una polirematica del sostantivo posto.
Le parole polirematiche o, più semplicemente, polirematiche, sono lessemi formati da più parole o elementi, comunque non scomponibili, che per una particolare struttura e coesione interna, acquistano un significato autonomo e diverso rispetto alle singolo parole che li compongono. Sono casi di polirematiche:

  • letto a castello;
  • cessate il fuoco;
  • acqua e sapone;
  • parola chiave;
  • avvocato del diavolo;

Quando utilizziamo posto e quando a posto

Per questo, allora, quando utilizziamo il sostantivo posto ci riferiamo quasi sempre a un luogo:

  • il tuo posto è qua;
  • il posto che ti spetta;
  • stai al tuo posto;

mentre quando utilizziamo l’espressione a posto, non intendiamo tanto un luogo ma un ordine o una condizione di regolarità o, ancora, una condizione di benessere:

  • Come stai? Tutto a posto;
  • Tutto quello che dovevo controllare è a posto;
  • Ogni volta che prendi i giocattoli, poi rimettili a posto;
  • metti la testa a posto;

Apposto: quando e come utilizzarlo

Come già anticipato sopra apposto, non è una forma grammaticalmente scorretta ma un termine che ha tutt’altro significato rispetto a a posto e che, per questo, utilizziamo in altri contesti. Si tratta, più precisamente del participio passato del verbo apporre che indica l’azione attraverso la quale una cosa viene messa un’altra. Ecco qualche esempio utile:

  • ho apposto la mia firma sul contratto;
  • Il timbro apposto sulla lettera indicava la data del 15 Febbraio;
  • Il cofanetto giustapposto allo specchio (parola composta);
  • il leader sempre contrapposto alla minoranza interna (parola composta).
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: A posto o apposto: come si scrive?

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