Il manoscritto
- Autore: Stephen Greenblatt
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2012
Come la riscoperta di un libro perduto cambiò la storia della cultura europea
Stephen Greenblatt è docente di letteratura inglese alla Harvard University. Critico letterario, è considerato uno dei fondatori del New Historicism (Nuovo storicismo), la teoria che valuta l’opera letteraria attraverso lo studio del suo contesto storico. Greenblatt ha scritto e curato numerosi libri relativi al nuovo storicismo. Il suo lavoro più famoso è il saggio “Vita, arte e passioni di William Shakespeare“.
“Quando ero studente, alla fine di ogni anno accademico mi recavo in una libreria che metteva in vendita i titoli meno richiesti a prezzi irrisori. Durante una di quelle incursioni rimasi colpito dalla bizzarra copertina di un libro, raffigurante un dipinto surrealista. Ho comprato subito il libro per dieci centesimi ed era la traduzione in prosa del De rerum natura scritto da Lucrezio più di duemila anni fa .”
La lettura elettrizzante di questo libro ha fatto sì che l’autore ne ricostruisse la storia, le vicende e gli influssi nelle culture europee, fino ai nostri giorni. Il poema di Lucrezio, ispirato da Epicuro, è composto dai principi fondamentali di una concezione moderna del mondo: la materia dell’universo forma strutture complesse che urtandosi e congiungendosi danno origine ai processi di creazioni e di distruzione. In un universo così costituito non c’è spazio per il fanatismo religioso, per le guerre di conquista e per l’autoesaltazione. Non ci si deve quindi meravigliare, scrive Greenblatt, perché quest’opera con l’ascesa del cristianesimo fu bandita e messa al rogo per poi riemergere dopo secoli. Ed è questa la trama del saggio de “Il manoscritto”, il recupero del De rerum natura e gli effetti sulla cultura europea.
Nel 1417 Poggio Bracciolini, umanista toscano, scriptor dei documenti ufficiali della burocrazia papale, era un cacciatore di manoscritti del passato, forse il più grande, un odierno bibliofilo. Trovò il De rerum natura, il poema composto da Tito Lucrezio Caro nell’abbazia di Fulda, in Germania, dove vi si era recato lasciando Roma dopo l’incriminazione del papa Giovanni XXIII. Ma chi era Poggio Bracciolini? Fu il segretario apostolico di otto papi, fra cui il temibile Giovanni XXIII, al secolo Baldassarre Cossa, salito al soglio di Roma in un periodo in cui già c’erano altri due papi, lo spagnolo Benedetto XIII e il veneziano Gregorio XII. Il Cossa fu incriminato per sodomia, stupro, incesto, tortura e omicidio, più altri reati mai resi pubblici. Fu deposto nel 1415 e il suo nome cancellato dall’elenco dei pontefici ufficiali (fu poi adottato nel 1958 dal cardinale Angelo Roncalli). Poggio ha avuto una lunga vita avventurosa, quattordici figli con l’amante e cinque con la giovane moglie sposata all’età di cinquantasei anni. Viaggiava instancabilmente per l’Europa, alla scoperta dei capolavori dell’antichità copiati dai monaci amanuensi e dei classici latini e greci dimenticati nelle biblioteche di abbazie e monasteri. Quando trovò il De rerum natura Poggio “conosceva già il nome di Lucrezio tramite Ovidio, Cicerone e altre fonti antiche che aveva studiato insieme ai suoi amici umanisti” e scrive Greenblatt, lo fece senza indugio copiare da uno scrivano. Ma perché delle opere di Lucrezio non vi era più traccia? Il De rerum natura era conosciuto e molto apprezzato 1500 anni prima: Cicerone scriveva che la poetica di Lucrezio era arte, Virgilio lo aveva lodato nelle Georgiche e Ovidio lo considerava sublime. Dopo Costantino, con l’affermazione definitiva della religione cristiana, la Chiesa stabilì che le tesi di Epicuro e di Lucrezio sulla mortalità dell’anima dovevano essere combattute in ogni modo. Una condanna che si perpetuò negli anni: anche Dante nella Divina Commedia metterà Epicuro all’inferno (Canto X) in bare incandescenti con tutti suoi seguaci. Il manoscritto, scrive ancora Greenblatt, riemerse all’epoca di Carlo Magno, quando un monaco irlandese con la passione per i volumi antichi, ne copiò il testo per tramandarlo. La storia prosegue con il ritrovamento del De rerum natura nella collezione di uno studioso olandese del XVII secolo e dal 1689, si trova a Leida, nella più antica Università olandese.
In questo suo prezioso saggio, pubblicato da Rizzoli nel 2012, Stephen Greenblatt analizza inoltre i temi fondamentali del poema di Lucrezio che hanno contribuito alla formazione del pensiero moderno e all’influenza che esercitò sui grandi pensatori della cultura europea: Giordano Bruno, Galileo, Machiavelli, Montaigne, Shakespeare, Leopardi, Nietzsche ed Einstein.
“La cosa incredibile è che tutto è avvenuto grazie a un ritrovamento casuale che ha cambiato la storia dell’Occidente.“
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