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Viaggiare in giallo Formato Kindle
- LinguaItaliano
- EditoreSellerio Editore
- Data di pubblicazione20 aprile 2017
- Dimensioni file1070 KB
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Dettagli prodotto
- ASIN : B01N6QA22F
- Editore : Sellerio Editore (20 aprile 2017)
- Lingua : Italiano
- Dimensioni file : 1070 KB
- Da testo a voce : Abilitato
- Screen Reader : Supportato
- Miglioramenti tipografici : Abilitato
- Word Wise : Non abilitato
- Memo : Su Kindle Scribe
- Lunghezza stampa : 208 pagine
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 38,953 in Kindle Store (Visualizza i Top 100 nella categoria Kindle Store)
- n. 139 in Racconti gialli
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Io invece, se ovviamente ben scritti e magari, come in questo caso, quando i protagonisti sono gli stessi che ricorrono nei libri di alcuni dei miei autori contemporanei preferiti, amo molto leggerne tra un libro e l'altro.
Ecco, in questo senso è impossibile rimaner delusi dalle raccolte Sellerio, almeno se come me si ha una predilezione per i vari Rocco Schiavone di Manzini, Saverio Lamanna di Savatteri, Petra Delicado della Bartlett, Attilio Consonni di Recami, i vecchietti del BarLume di Malvaldi e Carlo Monterossi di Robecchi. Le loro avventure sono sempre brillanti, intelligenti, intriganti... qua, come in un romanzo tradizionale.
D'altronde, non dimentichiamo che Saverio Lamanna, in particolare, è nato proprio grazie a tanti di questi piccoli racconti pubblicati con le raccolte, con cui ha saputo costruirsi un tale seguito di pubblico e un così ampio successo da meritarsi infine un romanzo tutto suo, attesissimo dai suoi lettori e fortemente sollecitato all'autore da Sellerio. Insomma, io ... vi consiglio di non farvela scappare questa raccolta, tra l'altro a parer mio fra le più riuscite ;)
La mia impressione, condivisa da un altro lettore che ha lasciato qui il suo commento, è che gli autori abbiano scritto i loro racconti per adempiere essenzialmente una richiesta commerciale del loro editore, ma che non si siano applicati più di tanto.
A mio modesto parere il racconto migliore è quello di Alessandro Robecchi, che porta Carlo Monterossi, il disincantato autore televisivo della Milano bene, a fare una gita in Brianza, nel ruolo di spalla dell'amico Oscar Falcone, il misterioso detective e non solo, che abbiamo conosciuto nei romanzi della serie. Non siamo ai livelli dei libri precedenti e particolarmente di "Torto Marcio", che ho molto apprezzato, ma la lettura é piacevole e l'intreccio della trama ha un senso.
La delusione cocentissima, invece, l'ho provata leggendo il racconto di Manzini. Delusione resa ancora più profonda dal fatto che, personalmente, adoro Rocco Schiavone, con tutte le sue sfumature, contraddizioni e sbalzi di insofferenza.
Il racconto porta una dedica dell'autore:
"Grazie a Dario B. che di treni ne sa…"
Ora io ignoro l'identità di Dario B., ma ho qualche piccolo dubbio sulla sua profonda conoscenza dei treni. E scelgo di mettere la responsabilità del pastrocchio su questo ignoto signore, piuttosto che sul Manzini stesso, proprio per la simpatia che provo per Il vicequestore Schiavone.
Il caso ha voluto che mi trovassi a leggere questo racconto, ambientato a bordo del Freccia Rossa da Torino a Roma, proprio mentre ero su un Freccia Rossa, in quello stesso tragitto.
La storia, abbastanza esile e non sviluppata con la solita accuratezza, oltre ad irritarmi per un eccessivo insistere sulle grottesche caratteristiche delle persone descritte, a differenza di quello che Manzini ha fatto nei suoi romanzi, spesso pervasi da una leggera malinconia crepuscolare , mescolata a sapida ironia, mi ha sbalordito per la sua totale incongruenza.
Tutto il caso, risolto ovviamente da Schiavone, con la consueta sagacità, si basa sul fatto che il vicequestore, a bordo di un Freccia Rossa che viaggia senza fermate intermedie verso Roma, trova la chiave del mistero ottenendo la lista dei passeggeri del treno e quella dei passeggeri presenti sul Freccia Rossa in altre due date.
Bisognerebbe informare Manzini che il Freccia Rossa è un treno, non un aereo, e che non esiste alcuna lista nominativa dei passeggeri su nessun treno. Sui treni come il Freccia Rossa, la prenotazione del posto è obbligatoria, ma non richiede di inserire alcun nome e cognome. Ogni passeggero ha solo il numero del vagone e del posto indicati sul biglietto, assolutamente anonimo.
Ne deriva l'assoluta impossibilità per il nostro povero vicequestore e per chiunque altro, di ottenere una lista di passeggeri che…non esiste. E siccome Schiavone risolve il caso usufruendo di questo solo elemento, inesistente nella realtà…il racconto crolla miseramente e non si regge su nulla.
Peccato, un'occasione mancata e una mancanza di rispetto per il suo personaggio e i suoi lettori.
Per altri motivi mi sono sentita leggermente a disagio leggendo il racconto di Francesco Recami. Poteva essere una buona idea scrivere di una vicenda vista attraverso gli occhi di un bambino di cinque anni, il piccolo Enrico, il nipotino adorato di Amedeo Consonni, il tappezziere in pensione della casa di ringhiera, invece, ahinoi…
Il povero Consonni era stato fatto fuori dal suo autore nell'ultimo libro della serie "Morte di un ex tappezziere". Non il suo romanzo migliore, mi tocca dire, ma tanto è, magari Recami era stufo del tappezziere e aveva deciso di liberarsene in modo parecchio brutale.
Ma si sa, le cose cambiano…Forse qualcuno alla Sellerio ha fatto capire al Recami che il tappezziere era un bel personaggio, che si sarebbe potuto ancora sfruttare e allora…voilà coup de théâtre! Come nelle migliori soap opera americane, si fa risorgere miracolosamente il personaggio che sembrava irrimediabilmente defunto. Che importa che sia caduto dentro un altoforno o spiaccicato da un TIR o come per l'Amedeo Consonni, imbottito di pallottole? Lo si estrae di nuovo come un coniglio da un cilindro di prestigiatore e si forniscono vaghe e alquanto assurde spiegazioni raffazzonate per giustificare il miracolo. E poi via col prossimo romanzo.
Non mi dilungo sugli altri racconti, buoni giusto per passare un po' di tempo sprofondati in una poltrona di un treno ad alta velocità, dove i passeggeri, naturalmente, restano ignoti.
Due stelle, invece di solo una, grazie a Robecchi. E poi anche per lui, povero Rocco, trascinato di sicuro involontariamente in un tale guazzabuglio di nonsense.