Sono Simone Weil e Sigmund Freud ad accompagnare l’autore in un viaggio “Nella regione profonda”, non-luogo dove incontrano Bruno Maderna, Marie Curie, Mandela, Giorgio Perlasca, Jan Palach, Gandhi, altri ancora. Ognuno racconta qualcosa di sé in questa traversata dantesca e visionaria attraverso il Novecento e la Storia.
Compagno nella seconda parte del testo – “Nei boschi felici” – è invece il padre, in tour con l’autore su di un vecchio furgone Renault. Il monologo del padre, « una sorta di autoanalisi non-stop », il racconto delle infedeltà e passioni per le tante donne, è ispirato al monologo di Molly Bloom nel diciottesimo episodio dell’Ulisse ed è la cosa più riuscita del romanzo.
Un libro nel libro son poi le note, bizzarre alcune.
Inusuale la forma data al testo, pare scritto in prosa, ma con le parole separate da ampi spazi bianchi come l’a capo nei versi.
Riuscito? Esperimento audace, tanto l'averlo scritto che pubblicato; giudizio sospeso.
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