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L'orologiaio di Everton (Gli Adelphi Vol. 368) Formato Kindle
- LinguaItaliano
- EditoreAdelphi
- Data di pubblicazione16 gennaio 2012
- Dimensioni file619 KB
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Dettagli prodotto
- ASIN : B006Y7OCIO
- Editore : Adelphi (16 gennaio 2012)
- Lingua : Italiano
- Dimensioni file : 619 KB
- Da testo a voce : Abilitato
- Screen Reader : Supportato
- Miglioramenti tipografici : Abilitato
- Word Wise : Non abilitato
- Memo : Su Kindle Scribe
- Lunghezza stampa : 166 pagine
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 42,235 in Kindle Store (Visualizza i Top 100 nella categoria Kindle Store)
- n. 1,757 in Narrativa contemporanea (Kindle Store)
- n. 8,650 in Narrativa contemporanea (Libri)
- n. 32,588 in Narrativa di genere (Libri)
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Arrestato, Ben non si difende. Dave molla tutto per stare quanto più possibile accanto al figlio - che peraltro non vuole vederlo -, dapprima sconcertato dal comportamento del ragazzo, poi sempre più consapevole che questi ha dato corpo ad un bisogno di ribellione che non solo egli comprende, ma nel profondo condivide.
"Alcuni riescono a soffocare la ribellione per tutta la vita. Altri lasciano che esploda."
Toccante percorso di avvicinamento di un padre al proprio figlio, amato ma praticamente estraneo.
Dave cerca dentro il proprio passato, e in quello del proprio padre, le tracce che gli consentano di capire, e in questo sforzo ci dice la sua infelice onestà e il suo disperato amore.
Un libro da leggere.
Dave Galloway orologiaio di Everton, ha un figlio, Ben, di 16 anni, Dave ha una vita ordinaria e ripetitiva, quasi meccanica, ha un amico, Musak, immigrato vent’anni prima dall’Europa con cui passa sistematicamente i Sabato sera guardando le partite di Baseball dalla sua veranda.
La vita scorre tranquilla, ripetitiva, costantemente uguale sino ad un Sabato sera quando, al rientro del padre dall’ennesima serata dall’amico, scopre che il figlio se ne è andato senza dire nulla e anche la sua fidanzatina quindicenne non si trova più.
Da quel momento per il protagonista la vita avrà un brusco cambiamento.
Che fine avranno fatto i due giovani? Perchè questa misteriosa fuga? Cosa riserverà il futuro per i ragazzi tanto quanto per questo padre che forse non conosceva così tanto il figlio come credeva?
"L’orologiaio di Everton" pubblicato da Simenon nel 1954 è un profondo e toccante romanzo drammatico che riesce a far vivere, grazie ad uno scritto molto cadenzato, un viaggio emozionale nella mente di un padre che di punto in bianco si ritroverà a fare i conti con lo svanimento di molte delle sue certezze più intime.
Vivremo, assieme al protagonista, un viaggio profondamente introspettivo, un racconto che saprà essere drammatico ma delicato al tempo stesso, profondamente empatico specie per chi magari nella realtà è padre a sua volta, personalmente essendo io genitore mi sono trovato durante la lettura a pormi domande "suggeritemi" dal racconto, cosa questa che trovo particolarmente interessante in un libro.
La scrittura è quella la classica e inconfondibile di Simenon, dettagliata, spesso amara, scorrevole ed immersiva tanto da trovare in diversi punti alcuni similitudini, per scelte stilistiche e narrative, con brani di "Quel fantastico Giovedì" di John Steinbeck.
Condivideremo un "viaggio umano" di un padre inghiottito dagli ingranaggi di un dramma "cadutogli" fra le mani senza un vero perchè e allora vivremo gli assalti di giornalisti assetati di notizie, la spietatezza di certi avvocati, il biasimo dei vicini ma anche l’inaspettato tatto di poliziotti e agenti dell’FBI, senza dimenticare gli amici veri, come Musak, che nel momento del bisogno sapranno essere validissimi aiuti.
Unico neo che mi sento di far notate è, forse, il non aver approfondito maggiormente l’aspetto psicologico del figlio che per quanto risulti con i suoi gesti centrale nel racconto, rimane come "umanità" molto sullo sfondo, quasi sfocato, facendo conoscere molto poco di lui e lasciando aperti diversi interrogativi sulla sua persona.
Un romanzo questo che alla conclusione lascerà sì l’amaro in bocca ma che vedrà anche germogliare semi di speranza e di adattamento al proprio futuro, un futuro che, senza un atto di ribellione, non si sarebbe nai presentato.

Recensito in Italia il 26 marzo 2020
Dave Galloway orologiaio di Everton, ha un figlio, Ben, di 16 anni, Dave ha una vita ordinaria e ripetitiva, quasi meccanica, ha un amico, Musak, immigrato vent’anni prima dall’Europa con cui passa sistematicamente i Sabato sera guardando le partite di Baseball dalla sua veranda.
La vita scorre tranquilla, ripetitiva, costantemente uguale sino ad un Sabato sera quando, al rientro del padre dall’ennesima serata dall’amico, scopre che il figlio se ne è andato senza dire nulla e anche la sua fidanzatina quindicenne non si trova più.
Da quel momento per il protagonista la vita avrà un brusco cambiamento.
Che fine avranno fatto i due giovani? Perchè questa misteriosa fuga? Cosa riserverà il futuro per i ragazzi tanto quanto per questo padre che forse non conosceva così tanto il figlio come credeva?
"L’orologiaio di Everton" pubblicato da Simenon nel 1954 è un profondo e toccante romanzo drammatico che riesce a far vivere, grazie ad uno scritto molto cadenzato, un viaggio emozionale nella mente di un padre che di punto in bianco si ritroverà a fare i conti con lo svanimento di molte delle sue certezze più intime.
Vivremo, assieme al protagonista, un viaggio profondamente introspettivo, un racconto che saprà essere drammatico ma delicato al tempo stesso, profondamente empatico specie per chi magari nella realtà è padre a sua volta, personalmente essendo io genitore mi sono trovato durante la lettura a pormi domande "suggeritemi" dal racconto, cosa questa che trovo particolarmente interessante in un libro.
La scrittura è quella la classica e inconfondibile di Simenon, dettagliata, spesso amara, scorrevole ed immersiva tanto da trovare in diversi punti alcuni similitudini, per scelte stilistiche e narrative, con brani di "Quel fantastico Giovedì" di John Steinbeck.
Condivideremo un "viaggio umano" di un padre inghiottito dagli ingranaggi di un dramma "cadutogli" fra le mani senza un vero perchè e allora vivremo gli assalti di giornalisti assetati di notizie, la spietatezza di certi avvocati, il biasimo dei vicini ma anche l’inaspettato tatto di poliziotti e agenti dell’FBI, senza dimenticare gli amici veri, come Musak, che nel momento del bisogno sapranno essere validissimi aiuti.
Unico neo che mi sento di far notate è, forse, il non aver approfondito maggiormente l’aspetto psicologico del figlio che per quanto risulti con i suoi gesti centrale nel racconto, rimane come "umanità" molto sullo sfondo, quasi sfocato, facendo conoscere molto poco di lui e lasciando aperti diversi interrogativi sulla sua persona.
Un romanzo questo che alla conclusione lascerà sì l’amaro in bocca ma che vedrà anche germogliare semi di speranza e di adattamento al proprio futuro, un futuro che, senza un atto di ribellione, non si sarebbe nai presentato.

L'orologiaio, il libraio, il borgomastro, la Marie del porto, il cappellaio e tanti altri formano una galleria di tipi umani e può succedere di intravedere in qualcuno di loro anche noi, con un cuore palpitante e un cervello pensante.