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Dizionario dei nomi propri Paperback – 1 gennaio 2004
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa160 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreVoland
- Data di pubblicazione1 gennaio 2004
- Dimensioni14.5 x 0.9 x 20.5 cm
- ISBN-108888700161
- ISBN-13978-8888700168
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Dettagli prodotto
- Editore : Voland (1 gennaio 2004)
- Lingua : Italiano
- Paperback : 160 pagine
- ISBN-10 : 8888700161
- ISBN-13 : 978-8888700168
- Peso articolo : 240 g
- Dimensioni : 14.5 x 0.9 x 20.5 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 165,032 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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Qui una frase, tra le tante, che mi ha colpito.
"D'altro canto, avere dieci anni è quanto di meglio può capitare a un essere umano. [...] Dieci anni é il momento più solare dell'infanzia. Nessun segno dell'adolescenza é ancora visibile all'orizzonte: solo un'infanzia matura, ricca di una già lunga esperienza, senza quel sentimento di perdita che ti assale ai primi annunci della pubertà. A dieci anni non si è per forza felici, ma per forza si è pieni di vita, più vivi di chiunque altro".
Innanzitutto in "Dizionario dei nomi propri" la Nothomb abbandona momentaneamente e volutamente, con mio grande dispiacere, quei toni ironico-pessimistici che tanto amo per narrare una storia più "terrena" e realistica ovviamente appuntandovi il proprio tocco personale d'autore.
In questo libro si parla di un tema già affrontato dall'autrice in "Igiene dell'assassino" e in altre sue opere: il difficile passaggio dall'infanzia all'adolescenza.
Ed è proprio la protagonista Plectrude che attraversa questo drammatico momento: già il suo nome (preso dal dizionario che dà il titolo simbolico al romanzo) e la sua particolare circostanza di nascita contribuiscono a regalarle un'esistenza particolare: adottata dalla famiglia di sua zia, fin da piccola Plectrude dimostra subito la sua passione per la danza che riterrà più importante della scuola, dell'istruzione e di tutto il resto. Ma ben presto la passione si trasforma in ossessione: Plectrude sopporta durissimi allenamenti pur di diventare la migliore, sprofonderà nell'anoressia più totale, perderà la capacità di provare sentimenti, nonchè i pochissimi amici che aveva.
L'unico sostegno in tutto questo sarà la sua madre adottiva che, sebbene sembri amarla più di ogni altra cosa al mondo, in realtà nasconde le più cupe intenzioni...
Detto questo devo fare i miei complimenti alla Nothomb per come il suo stile ha contribuito notevolmente alla formazione di Plectrude: da bambina altezzosa e superba (e inizialmente molto antipatica, bisogna dirlo) e bisognosa di restare per sempre nella dolce culla dell'infanzia per evitare le sofferenze della crescita, diventa, dopo l'incidente, una splendida, forte e determinata donna che ha imparato finalmente a vivere.
Anche se ho provato grande nostalgia per le oscure risate filosofiche che la Nothomb suscita in molte sue opere, sono lieta di vedere come sia stata capace di raccontare una vita. Una vita difficile, segnata da molti sacrifici e sofferenze, con il suo occhio attento, preciso e non troppo prolisso.
Ammetto che la parte centrale, dove si descrivono tutti gli allenamenti di danza e ci sono molte ripetizioni, mi ha un po'annoiata, ma per il resto posso chiamare la mia Amelie Maestra.
Tutti i suoi libri, poi, hanno dei finali spettacolari. Sorprendono come bombe scoppiate all'improvviso nella calma e nel silenzio, indignano, colpiscono, rimangono impressi nel cuore e nella mente e confondono. Sono totalmente inaspettati!
Credo che i suoi libri vadano letti solo per quelli.