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Il ferro e la polvere. Una storia inaspettata Copertina rigida – 31 agosto 2018
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa112 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreSometti
- Data di pubblicazione31 agosto 2018
- ISBN-108874957122
- ISBN-13978-8874957125
Dettagli prodotto
- Editore : Sometti (31 agosto 2018)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 112 pagine
- ISBN-10 : 8874957122
- ISBN-13 : 978-8874957125
- Peso articolo : 788 g
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A questa gente comune che ha sopportato in silenzio, non ponendosi a fianco dell’uno o dell’altro contendente nel corso della guerra civile che ha insanguinato l’Italia dall’armistizio dell’8 settembre 1943 alla liberazione del 25 aprile 1945, qualcuno ha voluto pensare, consapevole che si trattò della stragrande maggioranza di chi all’epoca pativa il freddo, la fame e la paura. E questo è un merito che va dato a Guido Mauro, ex direttore di banca, ora in pensione, spronato da un suo vecchio insegnante di diritto ed economia, il professor Leonello Levi, che ha all’attivo alcune pubblicazioni di altro genere. Ecco quindi quale è lo scopo di questo libro, basato rigorosamente su fonti documentate e che quindi, anche come impostazione, più che un romanzo storico potrebbe essere classificato come storia romanzata. Per far questo l’autore è ricorso alla fantasia, inventando il ritrovamento, nel corso di alcuni lavori di ristrutturazione di un edificio alla fine degli anni settanta dello scorso secolo, di una cassetta contenente le pagine di un diario scritto subito dopo l’armistizio dell’8 settembre. E’ un escamotage non nuovo, a cui a suo tempo sono ricorso pure io per due miei racconti, e che ha però il pregio di rendere più facilmente presente il lettore ai fatti raccontati, con in cambio, tuttavia, l’inconveniente che alla lunga finisce con l’annoiare. Chi ha tenuto quel quaderno di memorie è un tipografo, di modesta cultura, a suo tempo fascista convinto in forza dell’indottrinamento giovanile, ma ora vacillante di fronte allo sfacelo non solo di un regime, ma di una intera nazione. Per accattivare maggiormente il lettore è stato inventato un altro personaggio, un capitano austriaco che negli anni 20, quando era un bambino affamato in una Vienna allo sbando, come altri suoi coetanei venne ospitato per un certo periodo da famiglie italiane, fra le quali alcune mantovane. Sebbene venga ritrovata l’antica amicizia l’italiano diffida dell’austriaco e questo, benché consapevole dell’esito avverso della guerra, prosegue ottusamente nell’obbedienza cieca, anche se del sogno dello spazio vitale del popolo tedesco non c’è più traccia. I giorni scorrono, le restrizioni, non solo alimentari, aumentano, i soldati del Terzo Reich compiono degli eccidi crudeli, i bombardamenti aerei martirizzano la città, più che la paura è l’angoscia che prende il sopravvento e che diventa palpabile. E quando il tipografo decide da che parte stare il diario si interrompe, lasciando come un vuoto greve, senza possibilità di conoscere quello che dovrebbe essere accaduto. L’interruzione brusca, che può lasciar pensare a un seguito infausto, ha anche il pregio di evitare la noia che, come ho sottolineato, inizia a prendere il lettore di un diario quando le pagine di questo cominciano a essere tante.
Il libro in pratica finisce lì, fatta eccezione per una breve nota in corsivo e per le conclusioni dell’autore, conclusioni a cui ormai è tempo che arrivi pure io.
Si tratta dell’opera prima di Mauro Guido e sconta inevitabilmente un po’ di mancanza di esperienza, anche se è doveroso dire che lo scopo prefissato è stato raggiunto e che il lettore si è fatta un’idea abbastanza esatta di ciò che fu quel periodo per la maggior parte degli italiani. E questo è un merito, di fronte al quale si possono perdonare alcune ingenuità, quali i ragionamenti un po’ troppo approfonditi di un tipografo dal modesto livello culturale. Lo stile è semplice, ma non elementare, e l’italiano è corretto, una caratteristica che diventa sempre più rara in campo letterario.
Insomma Il ferro e la povere non è probabilmente un capolavoro, né le aspettative avrebbero potuto essere in tal senso data anche l’inevitabile inesperienza, ma è la positiva e convincente prova di esordio di un nuovo narratore.