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Febbre Paperback – 9 maggio 2019
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa328 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreFandango Libri
- Data di pubblicazione9 maggio 2019
- Dimensioni21.2 x 2.2 x 15 cm
- ISBN-108860446066
- ISBN-13978-8860446060
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Dall'editore

Jonathan Bazzi è nato nel 1985 a Milano ed è cresciuto a Rozzano, in periferia di Milano. Vive nel capoluogo lombardo con il suo ragazzo, Marius, e i loro due gatti Mirtilla e Purè

Acclamato esordio letterario di Jonathan Bazzi, edito da Fandango Libri è tra i 6 titoli in corsa per il Premio Strega
Appassionato di questioni di genere e scrittrici, ha collaborato con Vice, Freeda, The Vision. Nel 2016 ha parlato della sua sieropositività in un articolo pubblicato su Gay.it, di cui è stato redattore e caporedattore. A maggio del 2019 è uscito il suo primo romanzo, Febbre (Fandango) andato in ristampa dopo due settimane e finalista al premio Berto
- Colto, emotivo, omosessuale, ironico. Una via di salvezza arrivata con la sua “Febbre” che è un punto di ripartenza
- Leggere "Febbre" è un'esperienza intensa
- Non importa se conosci o non conosci questa città alle porte di Milano, Jonathan ti porta con se mano nella mano a scoprirla.
Febbre non è un romanzo testimonianza, bensì la storia di un bambino nato e cresciuto a Rozzano
Cross Productions acquisisce i diritti audiovisivi di “Febbre”, acclamato esordio letterario di Jonathan Bazzi, edito da Fandango Libri è tra i 6 titoli in corsa per il Premio Strega.
Mio padre avrebbe voluto una femmina. Sono stato un bambino preso a calci. A scuola, per via della balbuzie, tutti avevano il dubbio: genio o ritardato? Per molto tempo mi sono vergognato del posto dove vivevo, cercavo di nascondere la casa e il lavoro di mia madre, che puliva le scale dei palazzi
- Non un romanzo testimonianza. Febbre è la storia di un bambino nato e cresciuto a Rozzano. Un bambino indefinibile che desidera il Minipony rosa» – Sette
- Giunge al cuore del lettore, duro e a tratti molto crudo ma poetico allo stesso tempo
- Febbre è un libro coraggioso non per quello che racconta, ma per la scelta di farlo
- La storia è avvincente la prosa è semplice e diretta, ma nello stesso sa essere profonda perché profondi sono i sentimenti e le emozioni che vengono raccontate in questo romanzo
Dettagli prodotto
- Editore : Fandango Libri (9 maggio 2019)
- Lingua : Italiano
- Paperback : 328 pagine
- ISBN-10 : 8860446066
- ISBN-13 : 978-8860446060
- Peso articolo : 340 g
- Dimensioni : 21.2 x 2.2 x 15 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 28,201 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 12 in Malattie infettive e contagiose
- n. 56 in Malattie e disturbi
- n. 98 in Malattia
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Tuttavia, sono proprio contenta invece di averlo letto perché quest’opera, per nulla pesante, mi ha sorpresa davvero e per più motivi.
Innanzitutto ho apprezzato lo stile molto originale di scrittura: una prima (che in genere non amo) ma che sembra quasi un unico flusso di coscienza, con un ritmo serratissimo e anche vivace.
Jonathan, a capitoli alternati, ci racconta il suo presente e come affronta, in modo per nulla tragico, la scoperta dell’essere sieropositivo, ma anche il suo passato in una Rozzano piena di disagio sociale. E nonostante ci parli di un’infanzia dura, lo fa con una tale leggerezza, a tratti ironica, che il tutto scorre senza alcuna fatica.
Senza veli, senza paura di mostrarsi in ogni sua fragilità e debolezza e in quello che significa crescere non solo in luoghi dove l’essere gay non è nemmeno contemplato, ma anche in un tipo di vita, da adolescente e giovane adulto, “trascinato” da impulsi del tutto naturali in un mondo dove il sesso anaffettivo sembra essere l’unico motore.
Eppure, Jonathan ci mostra invece la sua incredibile sensibilità, come se fosse una principessa romantica prigioniera da una parte dell’omofobia del quartiere-città in cui cresce e dall’altra di un ambiente fatto solo di incontri occasionali, di chat e app. Una dolce fata che non riesce a spiccare il volo anche a causa del suo stesso corpo e desideri.
Questo non è un romance, eppure è una bellissima storia d’amore: quella di Jonathan che impara ad amare se stesso, e di chi con molta più serenità di lui rimane sempre al suo fianco.
Consigliatissimo.
Da Febbre di Jonathan Bazzi, Fandango
Le parole che si incastravano nella gola del bimbo balbuziente esondano nella scrittura come un regalo di luce e verità.
Un romanzo di formazione se non fosse una storia vera, un’autobiografia quasi in presa diretta se non fosse anche una narrazione ricca di simboli e suggestioni. La più coinvolgente lettura degli ultimi tempi, per me, la più folgorante tra le opere prime.
Una storia di vita, amori, ricerca di sé. La febbre che porta Jonathan a scoprire di essere sieropositivo non è il più rilevante tra i prologhi al tremore, c’è tanto di più.
Ho comprato il libro perché mi aveva colpito un post di Jonathan su Facebook, l’ho scelto perché parlava dell’HIV? Forse. Della grande peste viola incubo della mia adolescenza (quando i malati morivano e le persone scoprivano di esser sieropositive solo se ammalate già e la pubblicità faceva il contorno violaceo ai malati-untori-appestati da evitare). O perché intravedevo storie di amore? Anche.
Ci ho ritrovato turbamenti di quando ero ragazzina, il sentirsi sempre fuori posto, inseguire identità, la scissione tra la fuga dagli altri (paura o solo paura del rifiuto? Anzi della possibilità del rifiuto, dell’incertezza? Oh, anche paura di prenderle, eh! Paura fisica concreta, non paturnie… eppure, anche lì, solo paura? Che paura che voglia di esser presi senza attese) e il bisogno implorante di essere ascoltati, aiutati a venire ancora al mondo, nel racconto. Ma senza essere divorati.
Lo consiglio a chi ama leggere, lo consiglio a chi è stanco di leggere e si affanna a raccontarsela… può dare una mano a fare i conti con la propria verità, con la propria storia di vita rattoppata o sbreccata, non importa se etero o gay, se malati nel corpo o nelle emozioni. Catartico. Bello

Da Febbre di Jonathan Bazzi, Fandango
Le parole che si incastravano nella gola del bimbo balbuziente esondano nella scrittura come un regalo di luce e verità.
Un romanzo di formazione se non fosse una storia vera, un’autobiografia quasi in presa diretta se non fosse anche una narrazione ricca di simboli e suggestioni. La più coinvolgente lettura degli ultimi tempi, per me, la più folgorante tra le opere prime.
Una storia di vita, amori, ricerca di sé. La febbre che porta Jonathan a scoprire di essere sieropositivo non è il più rilevante tra i prologhi al tremore, c’è tanto di più.
Ho comprato il libro perché mi aveva colpito un post di Jonathan su Facebook, l’ho scelto perché parlava dell’HIV? Forse. Della grande peste viola incubo della mia adolescenza (quando i malati morivano e le persone scoprivano di esser sieropositive solo se ammalate già e la pubblicità faceva il contorno violaceo ai malati-untori-appestati da evitare). O perché intravedevo storie di amore? Anche.
Ci ho ritrovato turbamenti di quando ero ragazzina, il sentirsi sempre fuori posto, inseguire identità, la scissione tra la fuga dagli altri (paura o solo paura del rifiuto? Anzi della possibilità del rifiuto, dell’incertezza? Oh, anche paura di prenderle, eh! Paura fisica concreta, non paturnie… eppure, anche lì, solo paura? Che paura che voglia di esser presi senza attese) e il bisogno implorante di essere ascoltati, aiutati a venire ancora al mondo, nel racconto. Ma senza essere divorati.
Lo consiglio a chi ama leggere, lo consiglio a chi è stanco di leggere e si affanna a raccontarsela… può dare una mano a fare i conti con la propria verità, con la propria storia di vita rattoppata o sbreccata, non importa se etero o gay, se malati nel corpo o nelle emozioni. Catartico. Bello

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Riporto una frase che mi ha particolarmente colpita:"il mio corpo é piombo sorretto da uno scheletro di origami". Geniale!