Scarica l'app Kindle gratuita e inizia a leggere immediatamente i libri Kindle sul tuo smartphone, tablet o computer, senza bisogno di un dispositivo Kindle.
Leggi immediatamente sul browser con Kindle per il Web.
Con la fotocamera del cellulare scansiona il codice di seguito e scarica l'app Kindle.
Immagine non disponibile
Colore:
-
-
-
- Per visualizzare questo video scarica Flash Player
Mente e cosmo. Perché la concezione neodarwiniana della natura è quasi certamente falsa Copertina flessibile – 1 ottobre 2015
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa134 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreRaffaello Cortina Editore
- Data di pubblicazione1 ottobre 2015
- Dimensioni22.8 x 1.4 x 14.5 cm
- ISBN-108860307600
- ISBN-13978-8860307606
Spesso comprati insieme
Altri articoli da esplorare
Dettagli prodotto
- Editore : Raffaello Cortina Editore (1 ottobre 2015)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 134 pagine
- ISBN-10 : 8860307600
- ISBN-13 : 978-8860307606
- Peso articolo : 240 g
- Dimensioni : 22.8 x 1.4 x 14.5 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 50,756 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 1,922 in Filosofia (Libri)
- n. 5,168 in Scienze, tecnologia e medicina (Libri)
- Recensioni dei clienti:
Recensioni clienti
Le recensioni dei clienti, comprese le valutazioni a stelle dei prodotti, aiutano i clienti ad avere maggiori informazioni sul prodotto e a decidere se è il prodotto giusto per loro.
Per calcolare la valutazione complessiva e la ripartizione percentuale per stella, non usiamo una media semplice. Piuttosto, il nostro sistema considera cose come quanto è recente una recensione e se il recensore ha acquistato l'articolo su Amazon. Ha inoltre analizzato le recensioni per verificarne l'affidabilità.
Maggiori informazioni su come funzionano le recensioni dei clienti su Amazon-
Migliori recensioni
Recensioni migliori da Italia
Al momento, si è verificato un problema durante il filtraggio delle recensioni. Riprova più tardi.
Del volume mi è piaciuto particolarmente l'inciso con cui si chiude l'introduzione di Michele Di Francesco, che evidentemente non condivide molte considerazioni dell'autore, e tuttavia richiama il suggerimento del filosofo Stuart Mill: È proprio lasciando la massima libertà di critica alle nostre opinioni più care e fondamentali che possiamo alimentare la fiducia nella loro verità.
Nonostante io la pensi in modo molto diverso dall'autore, ho trovato nell'opera numerose osservazioni interessanti e profonde. Sono quelle relative ai problemi aperti e irrisolti della storia evolutiva e del nostro ruolo nell'universo (meglio dire: del ruolo della ragione, della coscienza e dei valori che scopriamo esistere in noi).
Nagel, come sai, non nega le evidenze dell'evoluzione darwiniana (anche perché non ha alcuna ipotesi sostitutiva da proporre), ma ritiene che esse siano insufficienti a spiegare la complessità del reale, soprattutto perché ritiene che ci sia altro da giustificare: la mente, la coscienza, la ragione e i valori, appunto. Siccome parte dall'idea che il pensiero e la mente non siano riducibili alla pura evoluzione fisica, sostiene che le spiegazioni meccanicistiche non possano esaurire le manifestazioni del reale. Non invoca l'intervento del divino, perché, egli scrive, se Dio esistesse, non potendo egli stesso essere sottoposto alle leggi della natura, sarebbe un "agente libero", esterno e quindi estraneo alla nostra realtà naturale. Propende a credere che ci sia uno sviluppo progressivo implicito nella natura verso le forme superiori della vita, della coscienza e dei valori. Insomma, formula un'ipotesi di sviluppo teleologico della natura, una predisposizione cosmica per cui dalle forme primordiali si sarebbe manifestata infine la coscienza, ecc. ma ritiene che il prodotto della mente sia altro dalla fisica e dalla chimica. Sfortunatamente non fornisce alcuna testimonianza al riguardo, se non il suo sentire.
Scrive anche, ed è l'annotazione che più condivido: "In ogni concezione compiuta dell'universo la comparsa degli organismi viventi ha infine dato origine alla coscienza, alla percezione, al desiderio, all'azione e alla formazione di credenze e intenzioni sulla base di ragioni. Se tutto questo ha una spiegazione naturale, allora la loro possibilità era insita nell'universo molto prima che ci fosse vita. Una spiegazione soddisfacente dovrebbe mostrare che la realizzazione di queste possibilità era significativamente verosimile." Chiede perciò che venga spiegato come la comparsa della vita, ecc. non sia un effetto collaterale e accidentale delle leggi fisiche della natura (o un intervento intenzionale dall'esterno), ma una conseguenza inevitabile dell'ordine che governa il mondo. Vorremmo tutti saperlo. Si tratta, in ogni caso, di ragionamenti interessanti e ammissibili, sui quali vale la pena misurarsi.
Aspetti negativi
Le risposte ai quesiti precedenti basterebbero a dare un senso alla presenza umana (ammesso che meriti questo riguardo), ma porterebbero a ritenere che l'attuale descrizione naturalistica sia tuttalpiù ancora incompleta, non "falsa", come invece titola. Nagel si sofferma a lungo sull'esistenza di questo "altro" che, secondo lui, è presente nell'universo, senza tuttavia darne un qualche elemento. Per lui la mente è irriducibile ad un "meccanismo" soltanto naturale, non è la manifestazione di messaggi chimico-fisici, come dice la scienza. Dimentica, evidentemente, che quando proprio tali messaggi male si trasmettono da un distretto cerebrale ad un altro, la "mente" diventa una pappa!
Quello che (per me) sconcerta del volume è il sottotitolo, perché l'aggettivo "falso" non viene minimamente dimostrato e soprattutto perché quel "quasi" non è un'affermazione accettabile nel campo della ricerca scientifica e ancor meno in filosofia. È un modo per riscuotere interesse a buon mercato nel tentativo di contrastare il soverchiante consenso del darwinismo nella ricerca scientifica? Sarà, ma non mi pare una scelta opportuna, vista la serietà delle considerazioni che tenta di sviluppare.
Trascura di spiegare che cosa intende con il concetto di "mente", il che ritengo sia poco perdonabile quando un filosofo affronta una discussione in cui quel concetto è centrale.
Trovo assai "ostico" il suo argomentare per negazioni multiple: costringe il lettore a raddrizzare sistematicamente il senso delle sue frasi. Per spiegarmi, propongo un esempio che ho fabbricato sul tema: Non vi è chi non veda come sia inattuale e improprio il non riuscire a rinunciare alle astrusità concettuali.