🔳”Eravamo innocenti. Convinti di essere speciali. Sbronzi tutti i weekend al centro commerciale. Il mondo era nelle nostre mani. Non ci importava del tempo. L’amore era una cosa scontata. La morte aveva paura di noi. Adesso abbiamo il grigio nella barba. Il cielo è un livido viola. Il centro commerciale è morto. Siamo i vecchi che non avevamo giurato di diventare mai.”
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Superbo. Angosciante. Lucido. Potente.
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Profondo sud degli Stati Uniti, una piccola cittadina nella provincia dell’Alabama dove il tempo si è fermato, piccole comunità chiuse
e dedite alla fede, giovani soffocati da una società artefatta, condannati ad essa ma carichi di ribellione. Un ragazzo, un fiammifero e una tanica di benzina…le fiamme, venticinque anime innocenti arse vive all’interno di una chiesa. Iggy, questo il nome del giovane che a un passo dall’essere giustiziato, si racconta.
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Michael Bible tiene in pugno il lettore in poche pagine con questo potente esordio e lo intrappola con un magnetismo poliedrico davvero unico. Una lettura che seppur scorre veloce ti entra dentro e ti segna, costringendoti a pensarci anche dopo aver chiuso il libro.
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Uno stile visionario, fortemente poetico, asciutto, essenziale, dettato da un linguaggio che seppur contratto e a tratti blindato, cattura totalmente e incanta con splendore, profondità e dolore allo stesso tempo. La narrazione, geniale e calibrata, affonda nell’anima della psiche umana, ne sollazza il buio e il tormento e al contempo fa emergere le parti più delicate e intime di essa. Scelte, solitudine, paure, silenzi che fanno un rumore assordante, inadeguatezza e redenzione, il senso del tempo, della morte e della vita di chi resta, dilaniano le pagine con una pacatezza disarmante. Ogni personaggio che compone la storia è vivido, perfettamente caratterizzato nella parte più profonda di sé, e si intreccia in modo magistrale alla storia che li definisce con estrema appartenenza, dando vita ad un intreccio strepitoso di emozioni, relazioni e sensazioni forti che graffiano il cuore, l’anima e i pensieri del lettore.
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Bellissimo e funzionale come gioca con i vari piani temporali, brillante e geniale la costruzione strutturale. Una lettura che nella sua angoscia straziante e commovente racchiude moltissimo, toccando visceralmente tematiche profonde in chiave universale, catturando chi lo legge in modo corale, composto, intimo. Una storia che seppur complessa viene denudata benissimo a ogni livello più profondo, senza mai usare la tragedia per manipolare emotivamente il lettore facendogli sentire per forza qualcosa di specifico. È indubbiamente una lettura meravigliosa, una narrativa americana che fa di un buon libro un grande libro, una ballata poetica pigmentata dal dolore scritta in maniera sublime, senza fronzoli artefatti beceri ed inutili, che fanno di Michael Bible un grande scrittore.
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🔳“ Noi tre avevamo qualcosa in comune. Ci avevano detto che non eravamo come gli altri. Che dentro di noi mancava qualcosa. Diventammo l'uno per l'altro un rimedio contro la noia mortale.”
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L'ultima cosa bella sulla faccia della terra
Romanzo breve e perfetto! Ho trovato molto interessante la costruzione polifonica e il gioco di piani temporali. Si legge tutto d'un fiato e ti brucia dentro il disincanto dei personaggi di fronte alla vita. Bellissimo e folgorante.
