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La scomparsa di Majorana Copertina rigida – 26 maggio 2004
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa119 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni12.6 x 1.3 x 19.8 cm
- EditoreAdelphi
- Data di pubblicazione26 maggio 2004
- ISBN-108845918718
- ISBN-13978-8845918711
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Dettagli prodotto
- Editore : Adelphi; 6° edizione (26 maggio 2004)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 119 pagine
- ISBN-10 : 8845918718
- ISBN-13 : 978-8845918711
- Peso articolo : 120 g
- Dimensioni : 12.6 x 1.3 x 19.8 cm
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Ettore Majorana era un fisico siciliano, nato nel 1906; un genio, a detta di Enrico Fermi:
“Perché, vede, al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fanno del loro meglio ma non vanno molto lontano. C’è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono i geni, come Galileo e Newton. Ebbene Ettore era uno di quelli. Majorana aveva quel che nessun altro al mondo ha; sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini: il semplice buon senso.”
Terminati i suoi studi, si interessa alla fisica atomica e giunge a importanti risultati sulla possibilità di costruzione della bomba atomica, riuscendo anche ad anticipare il premio Nobel Heisenberg nelle sue scoperte.
Le tracce di Ettore Majorana si perdono il 26 marzo del 1938.
Uomo schivo, critico, scontroso, fisico geniale - a dire di Fermi - della statura di Galilei e Newton, si era imbarcato la sera prima a Napoli, diretto a Palermo, dopo aver lasciato in albergo una lettera indirizzata ai familiari e averne spedita una a Carrelli, direttore dell’Istituto di Fisica.
A Carrelli, però, prima della lettera, arrivò un telegramma dello scienziato che lo esortava a non tener conto di quanto scritto.
Seguì un secondo messaggio stilato sulla carta intestata dell’Hotel Sole: “Caro Carrelli, Spero che ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all’albergo Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all’insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perché il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli”.
Il giorno successivo si sarebbe imbarcato per tornare a Napoli. E qualcuno, a Napoli, lo avrebbe riconosciuto. Poi più nulla.
Sollecitato da Giovanni Gentile, il capo della polizia Arturo Bocchini aprì le indagini. Lo stesso Mussolini, dietro supplica della madre di Majorana e di Fermi, s’interessò al caso.
Si fecero varie congetture. Soprattutto sì parlò di suicidio. Ma Ettore aveva portato con sé il passaporto e tutto il denaro che possedeva. Perché lo avrebbe fatto?
Erano gli anni della seconda guerra mondiale. Erano gli anni della “fissione nucleare”…
Il mistero è fitto.
Leonardo Sciascia aveva una sua tesi. È qui, in questo breve e coinvolgente romanzo-inchiesta.
Sciascia dichiarò d’aver scritto questo racconto per indignazione dopo aver sentito un fisico parlare con entusiasmo e soddisfazione delle bombe che avevano distrutto Hiroshima e Nagasaki. “…i documenti aiutando a rendere probante l’immaginazione, avevo fatto di Majorana il simbolo dell’uomo di scienza che rifiuta di immettersi in quella prospettiva di morte cui altri, con disinvoltura a dir poco, si erano avviati.
L’autore indaga l’uomo oltre lo scienziato e ne ravvede il disorientamento, forse la paura, e la razionale propensione ad un conseguente distacco dalla vita sociale o, quantomeno, all'allontanamento.
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