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Dall'esilio Copertina flessibile – 18 aprile 1988
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa68 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreAdelphi
- Data di pubblicazione18 aprile 1988
- Dimensioni17.8 x 0.6 x 10.6 cm
- ISBN-108845902854
- ISBN-13978-8845902857
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Dettagli prodotto
- Editore : Adelphi; 5° edizione (18 aprile 1988)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 68 pagine
- ISBN-10 : 8845902854
- ISBN-13 : 978-8845902857
- Peso articolo : 49,9 g
- Dimensioni : 17.8 x 0.6 x 10.6 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 66,224 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 989 in Poesia (Libri)
- n. 2,833 in Classici (Libri)
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Il primo a Vienna alla Wheatland Foundation per una conferenza sugli esuli.
Il secondo a Stoccolma in occasione del conferimento del Premio Nobel.
Il terzo è il discorso di accettazione che i vincitori del premio Nobel tengono durante un pranzo nella sede del municipio di Stoccolma.
Sono pagine lucidissime e raffinate sulla letteratura, l’arte e la vita, quasi un testamento spirituale.
“Per una persona dedita alla vita privata, per uno che ha sempre preferito la sua dimensione privata a qualsiasi ruolo pubblico e che nell’esercizio di questa preferenza si è spinto piuttosto lontano - lontano dalla sua madrepatria, per non dire altro, giacché è meglio essere l’ultimo dei falliti in una democrazia che un martire o la crème de la crème in una tirannia - per un individuo simile trovarsi all’improvviso su questa tribuna è un’esperienza un poco imbarazzante e non poco impegnativa.”
Così esordisce di fronte al Nobel. E continua citando “coloro cui questo onore non è toccato, cui non è data la possibilità di parlare urbi et orbi, come si dice, da questa tribuna.” Osip Mandel’stam, Marina Cvetaeva, Robert Frost, Anna Achmatova, Wystan Auden… perché “essere migliore di loro sulla pagina non è possibile; né è possibile essere meglio di loro nella vita reale.[…] se l’altro mondo esiste, spero che essi mi perdoneranno, me e la qualità di quello che sto per dire: in fin dei conti, non è dal modo di comportarsi su un podio che si misura la dignità della nostra professione.”
“Questa generazione - la generazione nata proprio nel momento in cui i forni crematori di Auschwitz lavoravano in pieno regime, in cui Stalin era allo zenit del suo potere divino, così assoluto da sembrare avvallato da Madre Natura in persona - questa generazione è venuta al mondo, si direbbe, per continuare quello che, in teoria, doveva interrompersi in quei forni crematori e nelle anonime fosse comuni dell’arcipelago staliniano. Il fatto che non tutto si sia interrotto - almeno in Russia - è un merito che va attribuito in misura non trascurabile alla mia generazione; e io sono fiero di appartenerle.”
L’esilio per Brodskij è una condizione non solo fisica, ma anche psichica e metafisica –in estrema sintesi, esistenziale a tutto tondo- e dall’esilio ci invia questo imperativo:
«Se vogliamo avere una parte più importante, la parte dell’uomo libero, allora dobbiamo essere capaci di accettare – o almeno di imitare – il modo in cui un uomo libero è sconfitto. Un uomo libero, quando è sconfitto, non dà la colpa a nessuno»