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Il cuoco dell'Alcyon Copertina flessibile – 30 maggio 2019
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa251 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreSellerio Editore Palermo
- Data di pubblicazione30 maggio 2019
- Dimensioni12 x 1.4 x 17 cm
- ISBN-108838939446
- ISBN-13978-8838939440
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Dettagli prodotto
- Editore : Sellerio Editore Palermo (30 maggio 2019)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 251 pagine
- ISBN-10 : 8838939446
- ISBN-13 : 978-8838939440
- Peso articolo : 200 g
- Dimensioni : 12 x 1.4 x 17 cm
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- Restrizioni di spedizione: Questo articolo può essere spedito solo in Italia, San Marino e Città del Vaticano
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- n. 1,647 in Gialli e thriller di azione e avventura
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La sensazione è strana, tutto – o forse è più giusto dire quasi tutto… – il nostro Paese si è stretto nel cordoglio per la perdita di uno dei più letti autori italiani degli ultimi vent’anni, oltre che un grande intellettuale.
Camilleri ha pubblicato oltre 100 libri, e pensare che il suo primo romanzo fu rifiutato da molte delle nostre più rilevanti case editrici (come raccontò lui stesso in un’intervista al “Resto del Carlino” nel 1999) le stesse che oggi lo osannano. E se non fosse stata per l’autopubblicazione e la televisione Montalbano non sarebbe mai stato pubblicato. Ma questo è un’altro discorso…
Torniamo a quest’ultima opera – al momento pubblicata – del grande scrittore siciliano. Nasce dallo sviluppo, come ci confida l’autore nelle noti finali, della sceneggiatura di un film che sarebbe dovuto essere coprodotto fra Italia e Stati Uniti.
E così troviamo il sessantenne Salvo Montalbano alle prese con la vecchiaia e con la vaga idea di andare in pensione. Ma quando le cose sembrano davvero portarlo al “riposo”, al commissario di Vigatà gli cominciano davvero a girare i cabasisi…
Crepuscolare, ma alquanto movimentata, deliziosa avventura di Montalbano che di fatto ci congeda dal suo autore che se ne è andato ultranovantenne, ma certamente molto più giovane di tanti suoi connazionali iscritti all’anagrafe decenni dopo di lui.
Come sempre, quando se ne vanno le grandi personalità della cultura, siamo tutti più poveri. Ma almeno ci sono rimasti i suoi libri (nonostante la lungimiranza di alcune brillanti e capaci menti della nostra più importante editoria).
La sensazione è strana, tutto – o forse è più giusto dire quasi tutto… – il nostro Paese si è stretto nel cordoglio per la perdita di uno dei più letti autori italiani degli ultimi vent’anni, oltre che un grande intellettuale.
Camilleri ha pubblicato oltre 100 libri, e pensare che il suo primo romanzo fu rifiutato da molte delle nostre più rilevanti case editrici (come raccontò lui stesso in un’intervista al “Resto del Carlino” nel 1999) le stesse che oggi lo osannano. E se non fosse stata per l’autopubblicazione e la televisione Montalbano non sarebbe mai stato pubblicato. Ma questo è un’altro discorso…
Torniamo a quest’ultima opera – al momento pubblicata – del grande scrittore siciliano. Nasce dallo sviluppo, come ci confida l’autore nelle noti finali, della sceneggiatura di un film che sarebbe dovuto essere coprodotto fra Italia e Stati Uniti.
E così troviamo il sessantenne Salvo Montalbano alle prese con la vecchiaia e con la vaga idea di andare in pensione. Ma quando le cose sembrano davvero portarlo al “riposo”, al commissario di Vigatà gli cominciano davvero a girare i cabasisi…
Crepuscolare, ma alquanto movimentata, deliziosa avventura di Montalbano che di fatto ci congeda dal suo autore che se ne è andato ultranovantenne, ma certamente molto più giovane di tanti suoi connazionali iscritti all’anagrafe decenni dopo di lui.
Come sempre, quando se ne vanno le grandi personalità della cultura, siamo tutti più poveri. Ma almeno ci sono rimasti i suoi libri (nonostante la lungimiranza di alcune brillanti e capaci menti della nostra più importante editoria).
Ci sono buoni motivi, però, per non essere questa volta d'accordo col Maestro siciliano. Come già scritto da altri, il libro si basa su una vecchia sceneggiatura, dimenticata da Camilleri in un cassetto, approntata anni fa per "una pillicula mericana" ( cosa intenda il Maestro con questa locuzione non è dato sapere... ).
L'impressione che ne ho tratto, però, è che a questa "sceneggiatura dimenticata" Camilleri abbia aggiunto una specie di lunga prefazione, una sorta di preparazione narrativa, lunga quasi metà libro, per rendere il tutto un po' credibile.
Di fatto, il lettore si trova di fronte a due libri in uno: tutta la prima parte è, sì, effettivamente un "Montalbano doc", con il Commissario e tutti i personaggi che gli ruotano intorno, che ripetono le dinamiche consuete che abbiamo imparato a conoscere a memoria. La prima parte è, per questo, abbastanza godibile pur se non può sfuggire la pesante contraddizione di una "fuga temporale" del racconto. Camilleri ci ha abituato ad una consequenzialità logica e temporale dei suoi romanzi, dove ognuno di essi proseguiva la storia del Commissario dove l'aveva lasciato il precedente.
Qui no: tutto ciò che è successo ( ed è successo tanto... ) nell'ultimo libro "Il metodo Catalanotti", semplicemente non appare, come se non fosse mai successo. O, meglio, come se dovesse succedere molto più in la nel futuro. Un break temporale che disturba alquanto il lettore accanito e fedele.
Inoltre, inevitabilmente, la ripetizione di scene e situazioni viste e riviste negli anni passati, alla lunga non può non provocare un minimo di noia.
La noia, però, scompare subito nel momento in cui la vicenda in cui Montalbano si trova immerso assume improvvisamente i toni ed i ritmi del classico thriller all'americana mozzafiato, pieno di colpi di scena e sorprese più o meno convincenti.
Questa modalità di racconto non è nelle corde di Camilleri, e la cosa è più che evidente: purtuttavia il lettore è portato ugualmente a proseguire febbrilmente la lettura nell'attesa del colpo di scena finale che dovrebbe riscattare una struttura narrativa piena di buchi logici e, spesso, del tutto implausibile....
Ed invece... Invece il romanzo prosegue ed infine termina in modo piatto dal punto di vista dell'intreccio giallo, lasciando irrisolte tutte le incongrienze del racconto, mentre i colpi di scena finali, che pure esistono, ondeggiano tristemente tra il farsesco e lo splatter, lasciando nel lettore un retrogusto amaro che raramente si è potuto percepire negli altri libri di Camilleri ( ed io li ho letti tutti! ).
A questo punto dovrei tirare le somme e dare un giudizio sintetico misurato in stelle: facendo la media tra le 3 stelle della prima parte e l'unica stella della seconda, dovrei darne in definitiva due, al massimo due e mezzo... Largheggio ed arrivo alle tre stelle, ma si tratta di un "omaggio alla carriera" più che una valutazione obiettiva al romanzo in sé per sé...
Che no, spiace contraddire Camilleri, NON E' un Montalbano doc.
P.S. sono molto curioso di assistere alla trasposizione televisiva di questo romanzo... Prevedo che gli sceneggiatori RAI dovranno quasi riscriverlo di sana pianta se vorranno renderlo un minimo credibile e godibile per il grande pubblico televisivo.