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La linea del colore Copertina flessibile – 12 febbraio 2020
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa384 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreBompiani
- Data di pubblicazione12 febbraio 2020
- Dimensioni21.7 x 3.5 x 11.5 cm
- ISBN-108830101419
- ISBN-13978-8830101418
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Dettagli prodotto
- Editore : Bompiani (12 febbraio 2020)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 384 pagine
- ISBN-10 : 8830101419
- ISBN-13 : 978-8830101418
- Peso articolo : 400 g
- Dimensioni : 21.7 x 3.5 x 11.5 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 82,578 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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Ho apprezzato lo svolgimento del romanzo e la scenta di un personaggio simile per descrivere la condizione di chi è donna e di colore in Italia. Il fatto che la protagonista fosse originaria degli Stati Uniti mi è sembrata un po' poco centrata, perchè sembrerebbe suggerire quasi una divisione di campo, così come la si è vissuta negli anni passati, anni dell'infanzia dell'autrice (mi è sembrato di comprendere sia una mia coetanea).
non ho apprezzato il doppio registro storico contemporaneo, quasi volesse lanciare un messaggio, cui io forse non sonop in grado di accedere, visto che il mondo è come appare ai nostri occhi.
A tal proprosito è bella la descrizione della fontana dei quattro mori di Marino.
Io ho passato dei bei momenti in compagnioa di questo romanzo.
Un esempio è dato dalla descrizione delle “ricche donne bianche“ che nel 1800 cercarono di aiutare i “loro negri” , più spinte dalla voglia di mettersi in mostra nella Società del tempo, che da un vero e vivo interesse di solidarietà. Questo è un punto di vista in un certo senso nuovo, rispetto alle letture fatte finora, e che mi ha sicuramente fatto riflettere. Lafanu, ad esempio, pur non essendo schiava, si sente sempre in un certo senso sottomessa al volere di queste donne, da cui dipende il suo futuro. Il problema di cui parlavo, però, sta nel fatto che secondo me molti personaggi sembrano avere tutti la stessa personalità, rischiando di essere facilmente sovrapponibili, privi di sfumature più dettagliate.
Tra le due storie, poi, sono rimasta più coinvolta da quella di Lafanu rispetto a quella di Leila e sua cugina Binti. Ovviamente, parlo sempre di scrittura, struttura e stile narrativo e non di tematiche, che invece mi hanno tutte in qualche modo profondamente toccata e turbata.
Molto interessante è la post-fazione dell’autrice che aiuta a comprendere come sia nato questo libro. Il personaggio di Lafanu, infatti, è una perfetto mix tra due donne storicamente esistite: Sarah Parker Remond (attivista e medico) e Edmonia Lewis (scultrice). Due Americane che arrivarono entrambe a Roma per coronare i loro sogni: una voleva diventare ostetrica, l’altra scultrice. Vite segnate da dolore e violenza, ma anche dalla possibilità di riscattarsi e trovare la propria indipendenza a Roma, una città che in quei secoli era simbolo di accoglienza, amore e curiosità.
È tristemente curioso anche questo contrasto tra la Roma (e l’Italia) Ottocentesca e quella attuale: oggi è tornato a serpeggiare un odio verso il diverso o “l’altro” che fa davvero paura.
È anche un romanzo che parla di luoghi: ho amato moltissimo le descrizioni dell’Italia, ma soprattutto di Roma; si avverte il suo amore per questa città, e anche quella sorta di speranza di cui scrive. Quella di un ritorno a un Paese accogliente, pronto ad abbattere i muri, e a comprendere e amare le differenze, anziché opporsi. Ma non si parla solo di città conosciute, ma anche di un’Italia nascosta, che quasi non riusciamo a vedere, dove la presenza nera sbuca da un quadro o da una scultura, e in cui immagini di schiavitù si confondono con quelle legate al colonialismo ottocentesco: oltre a citare diverse opere d’arte, un esempio è anche la Fontana dei Quattro Mori di Marino, che collegherà le due protagoniste. Questa visione delle città e delle opere d’arte, mi ha portata a riflettere su quanto molto spesso, forse anche perché non si studiano, non ci accorgiamo di queste cose. Magari osserviamo statue con superficialità, non riuscendo a comprendere appieno quello che potrebbero sortire su chi ha una storia diversa dalla nostra.
Altro punto in cui siamo sicuramente invitati a riflettere è quello dell‘importanza di avere un passaporto, che possa darci la possibilità di viaggiare liberamente. Per gran parte di noi è facile ottenerlo, non ci sono difficoltà nel prendere un aereo e andare dall’altra parte del mondo, non solo come turisti ma anche per viverci; ma ci sono altre popolazioni e realtà che invece incontrano muri, fili spinati, violenza, espulsione. Persone a cui vengono negati questi diritti, e che sono così costrette a subire anche torture, o viaggi pericolosi in mare (o al gelo) per riuscire a ottenere l’agognata libertà. Questo aspetto mi ha sempre molto turbato e indignato: perché c’è questa concezione di appartenere a gruppi di serie A e serie B? Perché non possiamo avere tutti le medesime possibilità nel pieno rispetto della persona?
Nel testo vengono confrontate ancora una volta le tre esperienze di Lafanu, Leila e Binti.
Lafanu, dopo alcune difficoltà, riesce a viaggiare, a percorrere quell’Oceano che in passato aveva portato in America i suoi antenati in catene, e che ora lei riesce a vedere come un’opportunità, una liberazione e possibile emancipazione.
Leila, nata in Italia da genitori Somali, non ha problemi a viaggiare, perché ha un passaporto. Diversa è la sorte di sua cugina Binti che, rimasta in Somalia, quando tenta di trovare un futuro diverso da quello già segnato, riceve violenza, incontra blocchi, muri, una sorte triste e crudele. Perché in alcune parti del mondo non ci sono diritti? Perché per viaggiare questi corpi devono farsi torturare, spezzare e violentare?
Nel romanzo le tematiche sono davvero tante: si parla anche di omosessualità, di amore, ma anche di violenza patriarcale e coloniale, e di arte. Sì, l’arte colora e illumina queste pagine: quella di Lafanu che risplende dal passato fino al presente. Perché lei verrà presa come esempio, di chi non vuole farsi ingabbiare dalla società, ma insegue i propri sogni.
La linea del colore quindi è una linea che divide, ma che per Lafanu diventa un modo per raggiungere, attraverso la sua arte, la sua emancipazione.
È un libro che sebbene non mi abbia convinta del tutto dal punto di vista narrativo, e quindi non l’ho trovato perfetto, è però sicuramente da leggere per le tematiche riportate tra queste pagine. Temi che fanno riflettere anche e soprattutto sulla nostra attualità.