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A sangue freddo Copertina flessibile – 24 settembre 2020
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- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa432 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni13.6 x 3.1 x 20.8 cm
- EditoreGarzanti
- Data di pubblicazione24 settembre 2020
- ISBN-108811608775
- ISBN-13978-8811608776
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Dettagli prodotto
- Editore : Garzanti; 11° edizione (24 settembre 2020)
- Lingua : Italiano
- Paperback : 432 pagine
- ISBN-10 : 8811608775
- ISBN-13 : 978-8811608776
- Peso articolo : 480 g
- Dimensioni : 13.6 x 3.1 x 20.8 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 2,491 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 4 in Memorie (Libri)
- Recensioni dei clienti:
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Ritratto che rivela un Capote moralmente instabile, arrivista e privo di scrupoli, rendendolo così piuttosto antipatico e, comunque, non suscitando sentimenti di ammirazione verso la sua persona.
Ammirazione che ho provato invece per lo scrittore, sebbene non ci si trovi di fronte a un capolavoro della Letteratura Nordamericana.
“A sangue freddo” fu il romanzo con il quale Capote ottenne grande successo nella metà degli anni sessanta.
Bisogna innanzitutto lodare il lavoro di ricerca e ricostruzione di fatti accaduti realmente in una sperduta cittadina del Kansas, per il quale furono necessari diversi mesi prima di arrivare alla definitiva stesura.
Si tratta, infatti, di un resoconto romanzato che narra di un efferato omicidio plurimo che scosse l’opinione pubblica di un’intera nazione nel ’59. Il tentativo di immedesimarsi e di far breccia nella mente dei suoi personaggi è ammirevole. L’autore ebbe modo di discorrere a lungo con numerosi protagonisti della vicenda e descrive pertanto il loro pensiero con sufficiente cognizione di causa.
Il testo è scorrevole, molte sono le parti in cui si ha a che fare con ciò che sembra una semplice cronistoria, ma altrettante quelle in cui l’autore ci spinge a porci inevitabili domande. Cosa spinge un uomo sano e intelligente a incamminarsi su una strada che lo porta a delinquere fino al punto di commettere un atroce delitto senza nemmeno provare rimorso?
Un altro affresco dell’ “America”, non però quella del sogno, quella rude e crudele della povera gente, dei disadattati, di coloro che sopravvivono vivendo ai margini della società, raccogliendo le briciole che cadono dalla tavola alla quale siedono pochi eletti.
Uno dei pensieri più ricorrenti che ho avuto durante questa lettura è stato…ma se solo leggendolo si prova questa forte senso di svuotamento, cosa ha provato Capote in sei lunghissimi anni a frugare nella testa degli assassini, nelle loro vite e nel loro passato?
Capote non si schiera mai, non giudica, lascia parlare la storia… lui è con le vittime, ma anche con gli assassini… ci obbliga a posare lo sguardo dove non siamo abituati…
Non c’è giustificazione per ciò che hanno fatto, ma c’è volontà di capire cosa nel loro passato li ha portati a compiere un atto così scellerato.
La grandezza di questo libro sta nel metterci tutti sullo stesso piano…morti, assassini, colpevoli, innocenti… perché potremmo essere noi, ora in una veste ora nell’altra, a seconda di quanto la vita abbia deciso di darci o di toglierci.
Capote ci destabilizza, ci toglie tutte le nostre certezze.
A metà strada tra reportage giornalistico e romanzo: ha la lucidità e il distacco del primo, ma la narrazione, il ritmo e i dialoghi del secondo.
Perfettamente in equilibrio.