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Il posto di ognuno. L'estate del commissario Ricciardi Copertina flessibile – 12 giugno 2012
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- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa325 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni12.6 x 2.5 x 19.8 cm
- EditoreEinaudi
- Data di pubblicazione12 giugno 2012
- ISBN-10880621392X
- ISBN-13978-8806213923
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Dall'editore
Norberto Bobbio
“È uno struzzo, quello di Einaudi, che non ha mai messo la testa sotto la sabbia”
Dettagli prodotto
- Editore : Einaudi (12 giugno 2012)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 325 pagine
- ISBN-10 : 880621392X
- ISBN-13 : 978-8806213923
- Peso articolo : 200 g
- Dimensioni : 12.6 x 2.5 x 19.8 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 5,919 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 24 in Thriller storici (Libri)
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Molto bello l'intreccio che gioca intelligentemente su molti equivoci, su tre possibili moventi per l'assassinio della contessa con un finale inaspettato che mostra l'empatia di Ricciardi nei riguardi del dolore. Il tutto molto ben raccontato attraverso l'alternanza di emozioni, pensieri, punti di vista di personaggi molto ben delineati che si muovono e agiscono nella Napoli nobile e popolana, ricca e miserabile pervasa dalla calura estiva, dalla fame e dalle mille sfaccettature dell'amore.
Se devo fare un appunto, che toglie mezza stellina alla recensione, riprendo ciò che è stato detto da altri recensori: non trovo necessarie le delucidazioni sulle puntate precedenti, chi le ha lette non ne ha bisogno e chi non le ha lette intuisce comunque ed è spinto a leggerle. Le spiegazioni tolgono incisività.
Siamo nella torrida estate del 1931 e le vicende del Commissario proseguono esattamente come le avevamo lasciate nel secondo episodio, quello della vecchia usuraia.
In questo romanzo però il contesto cambia, Ricciardi dovrà indagare sulla morte della duchessa Adriana Musso di Camparino brutalmente uccisa nel salotto del suo appartamento, nel grande palazzo di famiglia, dove lei viveva con il vecchio duca, ormai morente, e il figlio del duca.
Una donna giovane bellissima e a quanto pare avida di vita e divertimenti, insicura e fatua. Adriana aveva un amante ufficiale: Mario Capece, caporedattore della cronaca cittadina del “Roma”.
Per Ricciardi avere a che fare con questo tipo di persone che richiedono inchini e osservanza del loro rango era la situazione peggiore a cui dovesse far fronte, considerando inoltre che sarebbe stato incessantemente assillato dal suo superiore, il vice questore Garzo.
Naturalmente Ricciardi arriverà alla soluzione agendo con la solita ruvidezza che era sua propria.
Nel racconto emerge un’altra figura che sarà sempre presente nei romanzi del Commissario Ricciardi e cioè Bambinella, il femminiello confidente ufficiale del brigadiere Maione. E’ singolare come questa figura sia trattata con affetto e simpatia nell’ambiente che considerava gli omosessuali come dei malati pervertiti.
Il lettore ormai sa cosa lo aspetta: Il commissario Ricciardi vede i morti che gli rivolgono brevi frasi, sempre le stesse, ma lui li vede ovunque e questo costituisce il lato oscuro del suo carattere. Una malattia che non gli permette di confrontarsi liberamente con gli altri e che non gli permette di immaginare legami futuri con una donna.
Ma Maurizio de Giovanni dedica agli avvenimenti personali del commissario la parte più affascinante del romanzo. Mentre il dialogo muto fatto di soli sguardi tra lui e la sua dirimpettaia la giovane e dolce Enrica Colombo prosegue senza soluzione di continuità e apparentemente senza futuri sbocchi, arriva a Napoli la bella vedova del tenore Arnaldo Vezzi Livia Luciani. Giovane, bella e ricca, è arrivata a Napoli con un solo obbiettivo conquistare il bel tenebroso, il commissario Ricciardi. Bella ricca e affascinante non aveva alcun dubbio che il commissario non avrebbe potuto resisterle. Ma in questa storia anche la madre di Enrica decide che non può aspettare oltre a sistemare la figlia e organizza un incontro con la famiglia di un ricco commerciante di tessuti che ha un negozio di fianco a quello del sig. Colombo, si tratta dei signori Luciano e Rossana Fiore e del loro unico figlio Sebastiano di ventotto anni. Senza entrare in dettagli sono tutti insopportabili, ma Enrica è incastrata.
Naturalmente la trappola è tesa. Livia fa in modo di trovarsi al Gambrinus dove Ricciardi va a prendere tutte le mattine una sfogliatella e un caffè e quando la vede lui non può che accettare il suo invito ad accomodarsi al suo tavolo e nello stesso momento Enrica, trascinata da Sebastiano, il suo ipotetico e improbabile futuro marito entra al Gambrinus. Lo scontro di sguardi è inevitabile così come il susseguirsi degli avvenimenti conseguenza di questo incontro.
Va bene, ma c’è ancora da sistemare la faccenda del delitto della duchessa. Naturalmente Ricciardi riuscirà a risolvere il problema senza intervento della scientifica, senza la verifica delle impronte digitali e senza tutte quelle diavolerie moderne che sembrano indispensabili ai veri commissari. Inoltre non bisogna dimenticare la tendenza assillante del regime di non sollevare polveroni e a non scomodare quei personaggi che sono così pericolosi per il suo capo il vicequestore Garzo. La regola era chiudere presto le indagini e possibilmente addossare tutta la colpa a qualche poveraccio che non si può difendere.
Ma Ricciardi e il suo vice Maione non ci stanno.
In un contesto apertamente paranormale Ricciardi si avvicinerà alla verità per illuminazioni successive. Per gradi la verità gli apparirà semplice ed evidente.
(S. B.)
miseria e le grandi diseguaglianze. Inoltre ho apprezzato la introspezione psicologica dei personaggi la cui anima viene scandagliata con raffinatezza. La sofferenza profonda di Ricciardi ed i suoi conflitti interiori, me lo fanno sentire un personaggio reale e molto umano. Anche gli altri personaggi come il dr Modo sono molto riusciti. Lui pur essendo introverso ed aperto al mondo, a differenza di Ricciardi, vive come il commissario una profonda solitudine piena di sofferenza ed annegata attraverso la visita dei bordelli della città. E' un uomo di grande valore ma senza alcuna speranza di cambiare la propria vita