Interessante antologia che contiene composizioni in prosa e in versi a tema natalizio, un'audace alternativa alla letteratura dei buoni sentimenti in voga nella seconda metà dell'Ottocento (si pensi a Dickens).
Emergono nelle opere dei vari autori raccolti (Camillo Boito, Carlo Dossi, Emilio Praga, Olindo Guerrini, etc.) alcune delle caratteristiche principali della letteratura scapigliata: delusione per i tratti che veniva ad assumere l'Italia post-unitaria e insofferenza nei confronti della borghesia, in cui non si riconoscevano più gli animi eroici del Risorgimento, nonché un atteggiamento ambivalente verso la modernità tra fascinazione e repulsione. Il Natale, in particolare, si carica per gli scapigliati di solitudine, deperimento, grettezza, ambiguità, disperazione, anticlericalismo, in opposizione a una simbologia più tradizionale.
Per quanto abbia sinceramente apprezzato questo libro, per quanto sia da lodare l'iniziativa di pubblicare gli scapigliati, i lavori che si trovano nell'antologia non sono esattamente i più emblematici degli autori qui presentati. Natale scapigliato, quindi, non è forse consigliabile come primo approccio alla letteratura scapigliata.
Molto utile l'introduzione di Iannaccone, anche se definire il Natale la «festa principale della cristianità» (p. 5) è azzardato, visto che la Pasqua riveste per lo meno la stessa importanza, se non maggiore, e ciò valeva anche nell'Italia della seconda metà del XIX secolo. Apprezzatissime le notizie biografiche alla fine del volume.
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