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La femmina nuda Copertina flessibile – 31 marzo 2016
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa156 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreLa nave di Teseo
- Data di pubblicazione31 marzo 2016
- Dimensioni14.9 x 2.2 x 21.6 cm
- ISBN-108893440024
- ISBN-13978-8893440028
Dettagli prodotto
- Editore : La nave di Teseo (31 marzo 2016)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 156 pagine
- ISBN-10 : 8893440024
- ISBN-13 : 978-8893440028
- Peso articolo : 220 g
- Dimensioni : 14.9 x 2.2 x 21.6 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 174,093 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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A metà del libro pensavo di abbandonarlo, una ripetizione ciclica e piatta di considerazioni depressive raccontate in prima persona abbastanza banali e poco appassionanti. Poi il romanzo ha preso ritmo, il diario di Anna (la protagonista) ha iniziato a raccontarci di azione, non solo di stati d'animo. Ed Anna quando entra in azione è alquanto divertente e divertita, ironica, surreale e caustica. Il romanzo va in fuga, come quei campioni che al Giro d'Italia dopo una lunga tappa in pianura nel gruppo poi decidono di staccarsi nel Premio della Montagna. In crescendo, pedalata dopo pedalata il romanzo diario sa creare nel lettore una grande simpatia per questa strampalata Anna, la donna nuda, che fra sciocchezze e situazioni in bilico fra disperazione e stravaganza, una dopo l'altra, sa regalarci fra il sorriso anche considerazioni profonde sulle relazioni all'epoca dei social network, del whatzapp, la coca e la solitudine, il tutto nella forma di un diario indirizzato all'amica del cuore, come una nuova Gianburrasca.
Una lettura piacevole ed utile.
I difetti, però, sono di gran lunga più numerosi. Il romanzo si potrebbe definire come la versione al femminile de "La Separazione del Maschio" di Francesco Piccolo: altrettanto misogino e pieno di cliché su uomini e donne. Soprattutto, altrettanto infarcito di turpiloquio e immaginario porno spacciato per realismo del corpo e verismo dei sentimenti. L'idea di fondo era buona, perché i comportamenti ossessivi che seguono a una separazione o a un abbandono ci riguardano un po' tutti e costituiscono, in tal senso, un'esperienza quasi universale. Questa viene amplificata nel mondo contemporaneo, che è dominato dalla tecnologia e da un'accessibilità delle informazioni altrui che amplifica il voyeurismo e il masochismo dell'abbandonato. Peccato che l'intuizione sia stata sprecata in una sequela di luoghi comuni. Tra questi: (1) la donna tradita e lasciata è quella "intelligente," mentre l'altra - quella per cui viene lasciata - è descritta come una vacua (mai una storia di tradimento in cui l'altra sia descritta come un genio sorprendente, o almeno non come un'imbarazzante macchietta); (2) l'uomo che la lascia è, semplicemente, un cane (molto più dell'altra donna, ribattezzata "Cane"); (3) la "rinascita", che guarda caso passa per il vedersi magre, il piacersi e il comprarsi vestiti; (4) la "catarsi" finale, che segue la descrizione di una serata romana presa dal peggiore dei rotocalchi, ma senza alcuna finezza sociologica.
Mi domando con quali motivazioni questo libro sia stato candidato allo Strega e, per compensare l'amaro in bocca, vado a rileggere "I giorni dell'abbandono."
La Stancanelli non delude mai. Scrittura asciutta e allo stesso tempo sinuosa, fredda ma avvolgente, a tratti divertente, ma forte come un calcio in faccia. Una storia apparentemente comune, figlia dei nostri tempi, pungente e irritante. Non è solo la storia di un amore malato, uno dei tanti, né di un'ossessione al limite della patologia, dietro c'è altro, c'è un sottofondo malinconico e penetrante, un senso di indeterminatezza che va oltre le singole parole. Oltre l'apparenza.
C'è un messaggio, un invito.
"Il corpo è l'unico principio di responsabilità che abbiamo. A chi rispondiamo se non al dolore fisico, alla morte, alla fame, alla sete, alla stanchezza?"
Il corpo rappresenta la differenza tra il mondo reale e quello virtuale, tra la consapevolezza di sé e della propria Vita contrapposta alla fantasia e ai propri incubi. Il passaggio frequente da un mondo all'altro ci spinge a perdere la cognizione di noi stessi, a non riuscire più a distinguere quel confine. Perdiamo ogni freno inibitore e ci spingiamo troppo oltre.Ci proiettiamo altrove aprendo porte spesso chiuse, indossando identità diverse a seconda della circostanza. Ci perdiamo e con noi smarriamo anche la nostra identità.
Libro non adatto ad una lettura superficiale.
Mi dispiace perchè l'ho acquistato anche per sostenere la neonata casa editrice in questione, ma pensavo di trovarci una storia più interessante.
Ci sono alcune parti poi che mi sembrano inverosimili, al limite del ridicolo. Ma sarà l'effetto della narrazione da social network.
Si capisce che non mi è piaciuto?