Che gioia, mi sono messo in poltrona e ho iniziato a leggere Henry Dunbar un classico inglese del periodo vittoriano.
A metà dell’ottocento, in pieno regime vittoriano, esplose in Inghilterra un genere letterario definito come “sensation novel”. La traduzione di “romanzo sensazionale” non rende esattamente il significato. Letti oggi questi romanzi li classificheremmo come gialli senza farci troppi problemi, ma allora i gialli ancora non c’erano. Per me l’analisi culturale e letteraria del fenomeno finisce qui.
In Italia la signora Braddon è una illustre sconosciuta accostata per evidente analogia dei temi dei suoi romanzi con il grande Wilkie Collins un po’ più noto da noi della Braddon. Ha fatto quindi bene anzi benissimo la casa editrice Elliot a tradurre e pubblicare questo romanzo, il secondo reperibile in Italia dopo la pubblicazione qualche anno fa di "Lady Audley" sempre a cura della stessa casa editrice.
“Henry Dunbar” è un romanzo di intrigo, un gioco degli specchi dove ciò che appare non è o forse si. Non è facile reggere a lungo una struttura narrativa del genere, e il lettore dopo un po’ si stufa anche perché, come noto, i classici inglesi sono tirati per le lunghe senza che il lettore capisca dove si va a parare.
Ma Mary Elizabeth Braddon è una straordinaria scrittrice di storie sensazionali come si diceva all’inizio. Lei scrive storie di mistero e intrigo e questo romanzo è forse il più bello dei suoi scritti.
Il romanzo in questione è quanto di più simile ad un romanzo giallo si possa immaginare per il genere letterario detto “sensation novel”. C’è infatti un cadavere ed un assassino da trovare.
Quello che lascia perplesso il lettore è che sembra che la Braddon non creda al mistero anzi sembra lasciare continui indizi di come la storia vada interpretata eppure nessuno dei protagonisti la vuol capire e il racconto prosegue strano.
Onestamente più di così non posso dire sulla storia per non tradire la fiducia di chi legge questo breve commento al romanzo ma, state sicuri, il romanzo va letto fino all’ultima pagina e solo alla fine si potrà capire la genialità di questa scrittrice e la sua visione quasi filosofica di ciò che è bene e di ciò che è male, di ciò che è giusto e di ci che è ingiusto.
Infine alcuni piccoli commenti sul testo.
Leggendolo appaiono alcuni lampi del nuovo che sta per arrivare. Le ferrovie ormai sono una realtà, ma non sfuggirà al lettore che viaggiare in treno non è poi una cosa così semplice e in ogni caso cavallo e carrozza sono ancora indispensabili. L’elettricità fa la sua prima timida apparizione offrendo ai cittadini e ai poliziotti quella che la Braddon definisce “la meraviglia del telegrafo elettrico”.
Nel corso della narrazione ad un certo punto la scena viene presa da un certo Mr. Carter, un ispettore di Scotland Yard, che assume la direzione delle investigazioni ed è molto interessante leggere la descrizione di come si muoveva la più famosa polizia del mondo quando l’unico supporto del poliziotto erano la testa e le gambe.
(S. B.)
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Le recensioni migliori da altri paesi
micaco
Bien traduit et suspense jusqu'à la fin...........
Recensito in Francia il 7 gennaio 2016