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Finché dura la colpa Copertina flessibile – 26 novembre 2015

3,5 3,5 su 5 stelle 16 voti

Domenico è un solitario. Non studia, non lavora, possiede una sola passione: i libri. La lettura è per lui l'unico motivo per sopravvivere. Ogni pensiero è rivolto, come fine ultimo, a chiudersi in camera a divorare un libro dopo l'altro. Questo atteggiamento fra il rinunciatario e l'indolente indispettisce il padre, operaio siciliano emigrato in Brianza, che reagisce rozzo e violento mentre la madre, benché succube del marito, è troppo protettiva per attaccarlo. Poi arriva Anna, una ragazza che incontra per caso in stazione, che come lui ama Pasolini alla follia - tra loro nasce un sentimento anomalo, sempre sul filo dell'imbarazzo, del diniego, in fondo il riflesso della vita di Domenico. Ma questa immutabilità subisce una frattura quando il padre gli trova un lavoro da operaio. Domenico non riesce a opporsi alla sua volontà, tuttavia quando si presenta al cancello della fabbrica, non trova il coraggio e non lo varca. Se la svigna e si rifugia in un bar dove trova ad aspettarlo Agosto, un personaggio sinistro che gli offre una via d'uscita, che Domenico accetta di percorrere senza pensarci troppo: ma quale sarà il suo prezzo?
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Dettagli prodotto

  • Editore ‏ : ‎ Gaffi Editore in Roma (26 novembre 2015)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 243 pagine
  • ISBN-10 ‏ : ‎ 8861651666
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8861651661
  • Peso articolo ‏ : ‎ 240 g
  • Dimensioni ‏ : ‎ 21.2 x 2 x 14.6 cm
  • Recensioni dei clienti:
    3,5 3,5 su 5 stelle 16 voti

Recensioni clienti

3,5 su 5 stelle
3,5 su 5
16 valutazioni globali
Lettura imprescindibile
5 Stelle
Lettura imprescindibile
Figlia di un'intelligenza introversa che sposa una timida e acuta sensibilità, immagino la solitudine come un luogo, non fuori ma dentro l'essere umano. Una stanza di carne e sentimenti, un rifugio vuoto da riempire e dove poter dare nuova forma al silenzio nato dalla demolizione di una rimbombante e autocratica società che ci vorrebbe vedere, lavorativamente e caratterialmente, uniformati, piegati. E allora ti senti capito e meno solo, quando uno scrittore come Dentello, fa sì che la forma della solitudine sia quella della testa ripiegata su libri letti, riletti, quasi consumati come le poesie di Pasolini. E se anche la violenza di un padre, il senso di inadeguatezza, un'inevitabile e quasi genetica predestinazione lavorativa, la malinconica contemplazione di una vita che sembra scorrere sempre uguale sembrano non portare con sé un messaggio di redenzione, in Dentello la si può scorgere nello stesso contenitore che ospita questo romanzo: il libro, la lettura, e i mondi che dischiude per poter essere ogni volta in un altrove dove anche un passante si può ritrovare meno solo in quella "Sera sul viale Karl Johan". Perché è a questo, che a mio parere, somiglia il romanzo di Dentello: un quadro di Munch, dove non è necessario aver voce per urlare.Lettura imprescindibile.
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Recensioni migliori da Italia

Recensito in Italia il 4 settembre 2021
Figlia di un'intelligenza introversa che sposa una timida e acuta sensibilità, immagino la solitudine come un luogo, non fuori ma dentro l'essere umano. Una stanza di carne e sentimenti, un rifugio vuoto da riempire e dove poter dare nuova forma al silenzio nato dalla demolizione di una rimbombante e autocratica società che ci vorrebbe vedere, lavorativamente e caratterialmente, uniformati, piegati. E allora ti senti capito e meno solo, quando uno scrittore come Dentello, fa sì che la forma della solitudine sia quella della testa ripiegata su libri letti, riletti, quasi consumati come le poesie di Pasolini. E se anche la violenza di un padre, il senso di inadeguatezza, un'inevitabile e quasi genetica predestinazione lavorativa, la malinconica contemplazione di una vita che sembra scorrere sempre uguale sembrano non portare con sé un messaggio di redenzione, in Dentello la si può scorgere nello stesso contenitore che ospita questo romanzo: il libro, la lettura, e i mondi che dischiude per poter essere ogni volta in un altrove dove anche un passante si può ritrovare meno solo in quella "Sera sul viale Karl Johan". Perché è a questo, che a mio parere, somiglia il romanzo di Dentello: un quadro di Munch, dove non è necessario aver voce per urlare.
Lettura imprescindibile.
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5,0 su 5 stelle Lettura imprescindibile
Recensito in Italia il 4 settembre 2021
Figlia di un'intelligenza introversa che sposa una timida e acuta sensibilità, immagino la solitudine come un luogo, non fuori ma dentro l'essere umano. Una stanza di carne e sentimenti, un rifugio vuoto da riempire e dove poter dare nuova forma al silenzio nato dalla demolizione di una rimbombante e autocratica società che ci vorrebbe vedere, lavorativamente e caratterialmente, uniformati, piegati. E allora ti senti capito e meno solo, quando uno scrittore come Dentello, fa sì che la forma della solitudine sia quella della testa ripiegata su libri letti, riletti, quasi consumati come le poesie di Pasolini. E se anche la violenza di un padre, il senso di inadeguatezza, un'inevitabile e quasi genetica predestinazione lavorativa, la malinconica contemplazione di una vita che sembra scorrere sempre uguale sembrano non portare con sé un messaggio di redenzione, in Dentello la si può scorgere nello stesso contenitore che ospita questo romanzo: il libro, la lettura, e i mondi che dischiude per poter essere ogni volta in un altrove dove anche un passante si può ritrovare meno solo in quella "Sera sul viale Karl Johan". Perché è a questo, che a mio parere, somiglia il romanzo di Dentello: un quadro di Munch, dove non è necessario aver voce per urlare.
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Recensito in Italia il 26 gennaio 2016
Sono testimoniati in rete gli svariati tentativi di Crocifisso Dentello di farsi pubblicare il suo romanzo di esordio. Non è forse un caso che, partito da Einaudi, Fazi, minimum fax, Baldini & Castoldi, Hacca, Nutrimenti e Il Saggiatore, alla fine abbia dovuto accontentarsi della pressocché ignota casa editrice Gaffi. Il romanzo, la cui pubblicazione è stata preceduta da gran fracasso pubblicitario organizzato dall'autore stesso attraverso i social media, è piuttosto fragile nella trama, ridondante e ampolloso nel lessico, gonfiato a dismisura con l'utilizzo di svariatissime pagine bianche e capitoli brevi: il suo valore letterario è molto vicino allo zero.
Nelle intenzioni è probabilmente un thriller psicologico, in realtà noir lo è (nel senso di cupo e buio) ma la suspense manca del tutto. Come romanzo psicologico scarseggia parecchio: il protagonista, Domenico, dovrebbe essere nell'intenzione dell'autore un amante della letteratura ('La mia vita è un lungo martirio di cellulosa: le pagine dei romanzi letti, i ritagli di giornale, i fogli riempiti con la mia calligrafia spigolosa. Una metastasi di caratteri neri in corpo 11 che mi sono rifluiti come macchie scure sotto la pelle, come globuli infetti nelle vene, come sacche di liquami oleosi negli organi. La mia vita è proprio fragile e precaria come l'altare di carta cui mi sono immolato'), alla quale si dice dedichi ogni momento della propria vita. In realtà pare frequenti solo un libro di poesie di Pasolini. Si tratta, più verosimilmente, di un disadattato affetto da discalculia, ipodotato intellettualmente e sessualmente, affetto da enuresi notturna e sostanzialmente depresso cronico. Inutili i tentativi dell'autore di attribuire le sue stranezze a traumi infantili di vario tipo. La trama è debolissima, forzata, piena di cliché, poco verosimile, gli altri personaggi difficilmente sostenibili: madre trasparente, padre violento e ignorante, insegnanti pavidi, una fidanzata poco convinta perfino di se stessa, un fratello rapito da piccolo all'interno di un supermercato, un amico non amico malato terminale, un morto. La narrazione utilizza una scansione in brevi capitoli con salti temporali avanti e indietro (ben lontano da un accattivante utilizzo di analessi-prolessi), artatamente costruiti per impressionare il lettore e fargli pensare 'però, questo Dentello, che abile'.
Il lessico è la componente più imbarazzante, essendo anche evidente come fosse l'aspetto 'forte' nelle intenzioni dell'autore. C'è una ricerca forsennata di parole: troppe, forzate, almanaccate allo scopo di stupire (vale quanto sopra, molto evidente che dovremmo tutti come un sol uomo esclamare stupefatti: 'però, questo Dentello, formidabile!') e quindi eccessive e molto spesso inesatte nel significato attribuito. Un abbondare di formule care all'autore e per lui collaudate come ad esempio 'spazzare l'aria con la mano', un utilizzo smodato di iperboli e figure retoriche. Il risultato è che il lettore tende a sorvolare, tirando dritto per far presto a voltare le pagine. La punteggiatura e l'utilizzo del discorso diretto sono invece corretti, meritano un bel dieci, che va ad alzare la media complessiva.
Ho trovato pessima perfino la copertina (Maurizio Ceccato).

(Essendo l'autore ben spalleggiato da svariati amici - alcuni che gravitano anche a vario titolo nel mondo dell'editoria - mi aspetto una pioggia di valutazioni negative a questa recensione: me ne farò una ragione.)
21 persone l'hanno trovato utile
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Recensito in Italia il 20 febbraio 2017
Sentirisi di troppo in una famiglia che è sempre stata unita. Senza di te.
Poi... una disgrazia muta tutto, il collante che teneva attaccate quelle anime evapora come neve al sole e rimane solo la disperazione.
Dalla solitudine a un vicolo cieco il passo sarà breve, sbaglio dopo sbaglio il protagonista di questa storia darà finalmente un senso alla propria vita, una direzione che farà soffrire chi l'ama ma che, finalmente, potrà dare un po' di sollievo a quel cuore straziato...

Crocifisso Dentello disegna per noi una realtà attuale, un dramma dell'indecisione e della casualità che spezzerà cuore e anima.
Un libro che parla diretto, senza censure, senza chiedere scusa.
E per questo lo ringrazio.
4 persone l'hanno trovato utile
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Recensito in Italia il 1 febbraio 2016
Seppur ritengo piuttosto esatto quanto scrivi al riguardo del libro di Dentello, vorrei solo farti notare che la casa editrice Gaffi non è proprio una ignota e sconosciuta, visto che annovera fra i suoi autori – spesso pubblicati per primi da Gaffi, appunto – scrittori del calibro di Piperno, Nelli, Orecchio, Munforte, Carraro, Parente, tanto per fare dei nomi.
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