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Il male oscuro Copertina flessibile – 17 novembre 2016

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Apparso per la prima volta nel 1964, “Il male oscuro” ottenne subito un grande successo, vincendo nello stesso anno il Premio Viareggio e il Premio Campiello. L'apprezzamento critico che ne segui, tuttavia, non colse forse pienamente la grandezza di quest'opera e della figura di Giuseppe Berto nel panorama della letteratura italiana del secondo Novecento. Come sovente accade, questo romanzo e lo stesso Berto conoscono forse soltanto oggi quella che Benjamin definiva «l'ora della leggibilità». Comparato con le opere di quell'epoca caratterizzata da una società in piena espansione, “Il male oscuro”, come nota Emanuele Trevi nello scritto che accompagna questa nuova edizione, appare come «lo specchio, frantumato ma straordinariamente nitido, di un intero mondo, di un'epoca storica», un capolavoro assoluto dotato di «un'autorevolezza paradossale, che si basa sulla travolgente energia degli stati d'animo». Come i grandi libri, il romanzo presuppone una genealogia. Berto ha ammesso più volte il suo debito con “La coscienza di Zeno” di Svevo e “La cognizione del dolore” di Gadda, dalla quale ricavò il titolo stesso del suo libro. “Il male oscuro”, tuttavia, segna una svolta fondamentale rispetto a queste opere precorritrici: non descrive semplicemente una nevrosi, ma la mima e la incarna. Il suo linguaggio è la manifestazione stessa del male, «l'epifania tragicomica della sua oscurità» (Trevi). Un'assoluta novità artistica e letteraria che Berto non esitò a battezzare «stile psicoanalitico». Una prosa modernissima che, narrando di un male assolutamente personale, fa scorrere davanti ai nostri occhi «la Roma della Dolce Vita e di via Veneto, i medici e le loro contrastanti e fallaci diagnosi, l'industria del cinema con tutte le sue bassezze e le sue assurde viltà, la famiglia borghese e la sua economia domestica, i cambiamenti del costume sessuale, i rotocalchi a colori e le villeggiature in montagna»... la malattia di un'epoca apparentemente felice.
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  • Editore ‏ : ‎ Neri Pozza; VENTESIMA EDIZIONE (17 novembre 2016)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 508 pagine
  • ISBN-10 ‏ : ‎ 8854514063
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8854514065
  • Peso articolo ‏ : ‎ 360 g
  • Dimensioni ‏ : ‎ 12.8 x 3.8 x 21.6 cm
  • Recensioni dei clienti:
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Giuseppe Berto
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La coscienza di Berto
5 Stelle
La coscienza di Berto
Pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 1964 questo “Il male oscuro” è uno dei capisaldi della letteratura italiana, e non solo, del Novecento.Giuseppe Berto (1914-1978) sulla scia del grande Italo Svevo e del suo contemporaneo Carlo Emilio Gadda, capovolge all’indietro la pupilla del narratore, raccontando così non più il mondo esterno ma quello interno all’essere umano.Viviamo il racconto del protagonista che inizia proprio al capezzale del padre morente. Padre severo e ottuso, che così tanto gli ha influenzato l’esistenza. E che, anche una volta morto, continua a infettagli la vita. Fra le mille cure che il protagonista prova per il suo “oscuro” e inafferrabile male fisico che inesorabilmente gli toglie sempre più parti della vita quotidiana, c’è anche quella della psicoanalisi grazie alla quale scoprirà dolorosamente se stesso e i rapporti col mondo esterno…Se l’evento di partenza richiama fin troppo chiaramente lo straordinario “La coscienza di Zeno“, il titolo è un richiamo esplicito a “La cognizione del dolore” di Gadda. E Berto alza l’asticella dei due grandi scrittori italiani, raccontando delle nevrosi e del “male di vivere” di un uomo cresciuto all’ombra di una generazione che, con la tragedia immane della Seconda Guerra Mondiale, ha sbagliato le scelte più importanti.Ma non basta, sulle rovine ancora insanguinate la vecchia generazione è disposta, senza fare una piega, a voltare pagine e ideali lasciando coloro che ha cresciuto – vera carne da cannone del periodo storico – ancora più disorientati e soli. Il protagonista, che dopo aver indossato la camicia nera a fine conflitto diventata un convinto uomo di sinistra, è annichilito dal comportamento del padre – ex Carabiniere del Re – che senza ammettere alcuna colpa tenta spudoratamente di adeguarsi al nuovo Paese che, suo malgrado, anche lui ha contribuito a creare.Berto ci racconta in maniera cruda e carnale la tragedia di un uomo e di una generazione ma, come forse solo il grande Svevo aveva fatto, lo fa con un sublime e irresistibile umorismo che, sottile e implacabile, illumina ogni pagina e ogni riga. D’altronde lo stesso autore afferma nell’appendice del libro: “…un nevrotico non potrebbe scrivere se non fosse sostenuto dall’umorismo: una fortuna in mezzo a tanti malanni”.Perché “Il male oscuro” è un romanzo molto autobiografico, in cui Berto ci racconta buona parte della sua esistenza, soprattutto la prima parte. Era figlio di un ex Carabiniere del Re che – come quello del romanzo – ha lasciato l’arma per aprire un negozio di cappelli. E molti altri sono i riferimenti alla vita reale dello scrittore, che a causa delle sue nevrosi per oltre dieci anni non riuscì più a scrivere. Lo fece poi pubblicando proprio questo splendido libro, nel cui frontespizio volle mettere tre citazioni: la prima da “La cognizione del dolore” di Gadda con la frase contenete “il male oscuro”. La seconda è presa da una lettera di Freud e la terza, splendidamente illuminante, dal “Prometeo incatenato” di Eschilo che dice: “Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore”.Un capolavoro.
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Recensioni migliori da Italia

Recensito in Italia il 16 dicembre 2022
Pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 1964 questo “Il male oscuro” è uno dei capisaldi della letteratura italiana, e non solo, del Novecento.

Giuseppe Berto (1914-1978) sulla scia del grande Italo Svevo e del suo contemporaneo Carlo Emilio Gadda, capovolge all’indietro la pupilla del narratore, raccontando così non più il mondo esterno ma quello interno all’essere umano.

Viviamo il racconto del protagonista che inizia proprio al capezzale del padre morente. Padre severo e ottuso, che così tanto gli ha influenzato l’esistenza. E che, anche una volta morto, continua a infettagli la vita. Fra le mille cure che il protagonista prova per il suo “oscuro” e inafferrabile male fisico che inesorabilmente gli toglie sempre più parti della vita quotidiana, c’è anche quella della psicoanalisi grazie alla quale scoprirà dolorosamente se stesso e i rapporti col mondo esterno…

Se l’evento di partenza richiama fin troppo chiaramente lo straordinario “La coscienza di Zeno“, il titolo è un richiamo esplicito a “La cognizione del dolore” di Gadda. E Berto alza l’asticella dei due grandi scrittori italiani, raccontando delle nevrosi e del “male di vivere” di un uomo cresciuto all’ombra di una generazione che, con la tragedia immane della Seconda Guerra Mondiale, ha sbagliato le scelte più importanti.

Ma non basta, sulle rovine ancora insanguinate la vecchia generazione è disposta, senza fare una piega, a voltare pagine e ideali lasciando coloro che ha cresciuto – vera carne da cannone del periodo storico – ancora più disorientati e soli. Il protagonista, che dopo aver indossato la camicia nera a fine conflitto diventata un convinto uomo di sinistra, è annichilito dal comportamento del padre – ex Carabiniere del Re – che senza ammettere alcuna colpa tenta spudoratamente di adeguarsi al nuovo Paese che, suo malgrado, anche lui ha contribuito a creare.

Berto ci racconta in maniera cruda e carnale la tragedia di un uomo e di una generazione ma, come forse solo il grande Svevo aveva fatto, lo fa con un sublime e irresistibile umorismo che, sottile e implacabile, illumina ogni pagina e ogni riga. D’altronde lo stesso autore afferma nell’appendice del libro: “…un nevrotico non potrebbe scrivere se non fosse sostenuto dall’umorismo: una fortuna in mezzo a tanti malanni”.

Perché “Il male oscuro” è un romanzo molto autobiografico, in cui Berto ci racconta buona parte della sua esistenza, soprattutto la prima parte. Era figlio di un ex Carabiniere del Re che – come quello del romanzo – ha lasciato l’arma per aprire un negozio di cappelli. E molti altri sono i riferimenti alla vita reale dello scrittore, che a causa delle sue nevrosi per oltre dieci anni non riuscì più a scrivere. Lo fece poi pubblicando proprio questo splendido libro, nel cui frontespizio volle mettere tre citazioni: la prima da “La cognizione del dolore” di Gadda con la frase contenete “il male oscuro”. La seconda è presa da una lettera di Freud e la terza, splendidamente illuminante, dal “Prometeo incatenato” di Eschilo che dice: “Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore”.

Un capolavoro.
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5,0 su 5 stelle La coscienza di Berto
Recensito in Italia il 16 dicembre 2022
Pubblicato per la prima volta da Rizzoli nel 1964 questo “Il male oscuro” è uno dei capisaldi della letteratura italiana, e non solo, del Novecento.

Giuseppe Berto (1914-1978) sulla scia del grande Italo Svevo e del suo contemporaneo Carlo Emilio Gadda, capovolge all’indietro la pupilla del narratore, raccontando così non più il mondo esterno ma quello interno all’essere umano.

Viviamo il racconto del protagonista che inizia proprio al capezzale del padre morente. Padre severo e ottuso, che così tanto gli ha influenzato l’esistenza. E che, anche una volta morto, continua a infettagli la vita. Fra le mille cure che il protagonista prova per il suo “oscuro” e inafferrabile male fisico che inesorabilmente gli toglie sempre più parti della vita quotidiana, c’è anche quella della psicoanalisi grazie alla quale scoprirà dolorosamente se stesso e i rapporti col mondo esterno…

Se l’evento di partenza richiama fin troppo chiaramente lo straordinario “La coscienza di Zeno“, il titolo è un richiamo esplicito a “La cognizione del dolore” di Gadda. E Berto alza l’asticella dei due grandi scrittori italiani, raccontando delle nevrosi e del “male di vivere” di un uomo cresciuto all’ombra di una generazione che, con la tragedia immane della Seconda Guerra Mondiale, ha sbagliato le scelte più importanti.

Ma non basta, sulle rovine ancora insanguinate la vecchia generazione è disposta, senza fare una piega, a voltare pagine e ideali lasciando coloro che ha cresciuto – vera carne da cannone del periodo storico – ancora più disorientati e soli. Il protagonista, che dopo aver indossato la camicia nera a fine conflitto diventata un convinto uomo di sinistra, è annichilito dal comportamento del padre – ex Carabiniere del Re – che senza ammettere alcuna colpa tenta spudoratamente di adeguarsi al nuovo Paese che, suo malgrado, anche lui ha contribuito a creare.

Berto ci racconta in maniera cruda e carnale la tragedia di un uomo e di una generazione ma, come forse solo il grande Svevo aveva fatto, lo fa con un sublime e irresistibile umorismo che, sottile e implacabile, illumina ogni pagina e ogni riga. D’altronde lo stesso autore afferma nell’appendice del libro: “…un nevrotico non potrebbe scrivere se non fosse sostenuto dall’umorismo: una fortuna in mezzo a tanti malanni”.

Perché “Il male oscuro” è un romanzo molto autobiografico, in cui Berto ci racconta buona parte della sua esistenza, soprattutto la prima parte. Era figlio di un ex Carabiniere del Re che – come quello del romanzo – ha lasciato l’arma per aprire un negozio di cappelli. E molti altri sono i riferimenti alla vita reale dello scrittore, che a causa delle sue nevrosi per oltre dieci anni non riuscì più a scrivere. Lo fece poi pubblicando proprio questo splendido libro, nel cui frontespizio volle mettere tre citazioni: la prima da “La cognizione del dolore” di Gadda con la frase contenete “il male oscuro”. La seconda è presa da una lettera di Freud e la terza, splendidamente illuminante, dal “Prometeo incatenato” di Eschilo che dice: “Il racconto è dolore, ma anche il silenzio è dolore”.

Un capolavoro.
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Recensito in Italia il 21 gennaio 2021
Questo libro svela ogni aspetto della sua vita, della sua mente, ogni aspetto positivo e negativo, ogni pensiero puro e impuro. Berto ha il coraggio di mettere in mostra pubblicamente tutti quegli aspetti che normalmente tendiamo a nascondere. E lo fa perché comprende che quando il dolore rimane al nostro interno cresce, si ingigantisce, ci manda in crisi. Consigliato .
8 persone l'hanno trovato utile
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Recensito in Italia il 8 luglio 2021
Di veramente originale c’è l’assoluto spregio per la punteggiatura (ho contato periodi grammaticali lunghi 40 pagine prima di incontrare un punto e rifiatare. Anche l’uso delle virgole è abbastanza spregiudicato). Ciò non facilita certo la lettura di un argomento già di per sé pesantino. Insomma non l’ho trovato ‘sto gran capolavoro riconosciuto dalla critica e, vedo, da molti lettori. Ne deduco pertanto che il giudizio sia viziato dal mio limite di sensibilità letteraria, ma per onestà lo devo ammettere: è stata una lettura faticosa, di quelle che non si vede l’ora di finire. Ma devo anche riconoscere che usa uno stile chiaro e comprensibile a differenza del Gadda nella postfazione, che come al solito ricorre a termini inusuali pur di confondere il lettore e rendersi spesso incomprensibile. Voto di apprezzamento: 3,2/5,0.
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Recensito in Italia il 24 febbraio 2024
Romanzo da nobel. il non uso della punteggiatura e l'assenza di nomi propri sembrerebbero incompatibili con un romanzo...e invece Berto ha scritto un vero capolavoro.
Recensito in Italia il 18 dicembre 2018
Per me non è stato facile arrivare alla fine, vuoi per il tipo di scrittura vulatamente faticoso, vuoi per i lunghi momenti di angoscia del protagonista. Ho dato 4 stelle per l'originalità e per l'arricchimento che ne ho ricevuto. Mi ha aperto una finestra nei sentimenti familiari della prima metà del 900 che non conoscevo affatto. L'ilarità accompagna ogni momento anche i più difficili e questo aiuta molto ... però lo consiglierei con parsimonia.
10 persone l'hanno trovato utile
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Recensito in Italia il 1 giugno 2020
Leggendo Il male oscuro di Berto ho avuto la sensazione di ritrovarmi, pagina dopo pagina, di fronte ad un testo non solo denso per la prosa espositiva di cui si serve ma anche denso per i contenuti e i concetti che veicolava.
A parte la nota già di per sé positiva che questo è un romanzo veramente moderno (considerato che è stato pubblicato nel 1964 non è cosa da poco) va aggiunto che la storia del protagonista de Il Male Oscuro coinvolge appieno. Sono quasi psicologo, forse questo non va tralasciato nel riconoscere quanto io lo abbia apprezzato, ma è evidente che questo libro può essere gustabilissimo da chiunque (anche se si capisce il lettore medio potrà di certo avere qualche difficoltà di approccio alla lettura e ai temi) perché come si dice nei commenti finali a questa edizione la nevrosi del protagonista non è solo raccontata ma incarnata, vissuta soggettivamente in tutti i modi possibili, sia dal lettore che dallo scrittore, evidentemente.

Va detto che questo romanzo di Berto non può passare assolutamente inosservato agli amanti veri della letteratura, se non altro perché sancisce un angolo di svolta (così come una pietra di inciampo) alla letteratura del novecento, perché è un libro vero, forte, crudo, eppure luminoso, eroico nel suo essere ironico, folgorante nel suo valore di verità. È un testo potente, convulso, angosciante e agonizzante nel suo parlare del male del protagonista, soggetto semi-borghese di una società che si avvia al mito della realizzazione di sé e alla realizzazione del proprio talento. E in questa partita tanto amara tra il rilanciare il proprio desiderio e il lasciarsi sopraffare dall'angoscia - dalla morte di un padre che fa risalire a galla tanti fantasmi del passato, sepolti e nascosti, ma accumulatisi - c'è tutto il sovvertimento dell'ignominia di cui si fa portatore questo libro.

In definitiva un libro che si prende tutto lo spazio del comodino accanto al letto, tutto lo spazio del proprio essere un lettore, tutto lo spazio del sentimento e del pensiero, perché nel suo essere molto bello e nuovo e forte e già un classico questo libro travolge appieno.
23 persone l'hanno trovato utile
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Le recensioni migliori da altri paesi

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5,0 su 5 stelle ancora più oscuro
Recensito in Francia il 15 marzo 2023
Storia di una vita e della nevrosi a vita
Tra guarigione e tracollo la pista della tregua
Il male fa meno male essendo meno oscuro
Bellissimo finale, il passo indietro, accettare di non farcela ma raccontarlo per assolvere tutti