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Serge Copertina flessibile – 17 marzo 2022
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa186 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreAdelphi
- Data di pubblicazione17 marzo 2022
- Dimensioni14.2 x 1.4 x 22 cm
- ISBN-108845936570
- ISBN-13978-8845936579
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Dettagli prodotto
- Editore : Adelphi (17 marzo 2022)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 186 pagine
- ISBN-10 : 8845936570
- ISBN-13 : 978-8845936579
- Peso articolo : 260 g
- Dimensioni : 14.2 x 1.4 x 22 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 77,140 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 6,814 in Narrativa contemporanea (Libri)
- n. 8,854 in Narrativa letteraria (Libri)
- n. 26,402 in Narrativa di genere (Libri)
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Mi è moderatamente piaciuto,ma non mi ha entusiasmato
Chi ama autori come Philip Roth, dovrebbe provare questa autrice francese di origine ebrea, che sopravanza Roth nel gusto del - chiamiamolo - "grottesco moderato", e lo ricorda, insieme ad autori come Singer, Yalom, nella rievocazione di rapporti familiari mossi e scomposti, pieni di trambusti emotivi e devozione risentita.
Qui si parla di tre fratelli. Anzi in particolare di uno. Anche lui, nella sua soggettività un "everyman" pieno di tutti i difetti umani più sgradevoli, tra tutti la mancanza di tatto, ma non privo di una brillante coscienza di essere un perdente. Come tutti, come nessuno.
Il punto culminante del racconto é un viaggio ad Auschwitz dove i tre fratelli si recano per assecondare una necessità spirituale, di pellegrinaggio, della giovane figlia del protagonista.
I rapporti tra i personaggi vengono scarnificati in dialoghi e racconti dal ritmo serrato.
In certi momenti ho riso fino alle lacrime. E pochi libri fanno questo effetto.
Sembrerebbe che per Yasmine Reza il cinismo sia solo un metodo di pulizia dal melodramma. Un metodo che a quanto pare gli scrittori ebrei sanno usare per tradizione. Sotto la crosta terribile dell'egoismo e della sconfitta, il legame umano resiste.
Jean, il fratello di mezzo, è pervaso dall’ idea di trattenere e vivere un rapporto logorato dal tempo, dai cambiamenti, da legami inconcepibili, da conflitti irrisolti, da incompatibilità caratteriali, riflettendo sull’ insensatezza del presente, sul significato della propria essenza, riproponendo immagini fluide del passato e l’ origine del proprio malcontento in questa parabola di cupa dissolvenza.
Di fatto la percezione del tempo è un fatto del tutto soggettivo che riguarda il proprio io più profondo, ma i tre fratelli resteranno sospesi in un tempo in cui nulla è cambiato e continueranno a sentirsi semplicemente i Popper. Jean è il gregario, il senza personalità, Nana’ la cocca di mamma e papà, la smorfiosetta, Serge il primogenito, il condottiero, lo spericolato. Da dove origina il loro senso di appartenenza, sono così evidenti le differenze caratteriali, privi di una storia famigliare di cui farsi carico, conservare e trasmettere, affetti da individualismo ed egocentrismo ( Serge ), imbrattati da una socialità tardiva ( Nana’ ) e da un senso di incompiutezza ( Jean )?
Ogni legame sembra sfaldato, un ebraismo di facciata poco profondo e includente, radici genitoriali dissolte nella malattia, storie personali frammentarie e fallimentari, singole ed esposte a un senso di lontananza, figli, nipoti, amici, amanti, semplice merce di scambio nel proprio contorto e controverso ambito relazionale. E allora che cosa mantiene questo respiro di condivisione?
In fondo i legami fraterni si sbilanciano e si disperdono finendo per non ridursi ad altro che …” a un sottile nastrino di sentimenti o di conformismo “... Serge e Nana vivono un dissidio profondo, l’ altruismo dell’ una cozza contro l’ egoismo dell’ altro, neppure il viaggio nel dolore e nella memoria di Auschwitz riuscirà a riavvicinarli, ne’ i tentativi di riconciliazione da parte di Jean, ciascuno cercherà di trascinare il fratello dalla propria parte prima di allontanarsi definitivamente l’ uno dall’ altra. Forse Jean, in questa suo essere così conciliante, e’ sospinto dal proprio senso di fallimento, dal sentirsi un orfano in simbiosi con le prime letture d’ infanzia, dal desiderio di essere benvoluto, di non essere solo al mondo anche senza figli, dalla paura di perdere Serge pur vergognandosi della sua imbecillità, dalla vana ricerca della natura primigenia di Nana’, invecchiando e sprofondato in una vena melodrammatica. Ecco un fluire di accadimenti e di sentimenti all’ interno di una vita ingiusta o solamente diversa da come la si credeva, le separazioni non sono evidenti ne’ definitive, le relazioni semplicemente esistono, continuano, si assentano, ritornano, certi legami si autoalimentano.
Yasmina Reza, considerata uno dei principali drammaturghi francesi, si addentra in una dimensione temporale e relazionale in cui il tempo sembra assentarsi, scandito dalla voce dell’ interiorità. Con un linguaggio vivo, diretto, pulsante, a tratti sarcastico e un’ ambientazione scarnificata, espone i tormenti di vite che sembrano sfuggirsi e legarsi in un rapporto indecifrabile. Alla fine che cosa conta realmente se non il fluire della vita stessa?