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Leggere Lolita a Teheran Copertina flessibile – 4 aprile 2007
Avvertenza: Solo per uso domestico
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- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa379 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni12.6 x 2.7 x 19.5 cm
- EditoreAdelphi
- Data di pubblicazione4 aprile 2007
- ISBN-108845921549
- ISBN-13978-8845921544
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Dettagli prodotto
- Editore : Adelphi; 3° edizione (4 aprile 2007)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 379 pagine
- ISBN-10 : 8845921549
- ISBN-13 : 978-8845921544
- Peso articolo : 100 g
- Dimensioni : 12.6 x 2.7 x 19.5 cm
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Questa lunga premessa per mostrarvi che un libro come questo può coinvolgere sia la mente con la sua curiosità e il bisogno di conoscenza che riguarda la questione storica e politica dell'Iran (come pure la sete delle storie più volte citate dalla Nafisi) sia il cuore, perché l'autrice ha una forte sensibilità e ci ha emozionato su un doppio livello: quando raccontava della sua vita sconvolta dalla rivoluzione islamica, e quando parlava del libri facendo un parallelismo con la realtà del momento. Ci ha conquistate al punto che non volevamo più staccarci dal suo racconto, proprio come le alunne del seminario segreto che devono separarsi da lei poiché si trasferisce negli Stati Uniti; ci ha anche unito come non ho mai visto accadere durante un GDL!
"Leggere Lolita a Teheran" è dunque un saggio sui libri autobiografico che mostra gli avvenimenti in Iran prima, durante, e dopo la rivoluzione islamica, un'oppressione che mi ha ricordato un romanzo distopico ma che dà i brividi, fa rabbia e fa piangere perché si tratta di realtà. Non solo biografia, però, perché la prof. riporta anche il vissuto di altre persone, che per proteggere deve velare sotto uno pseudonimo.
Gli aneddoti immergono nella situazione, mentre la scrittura della Nafisi è così evocativa che ci catapulta nell'incubo, in quella gabbia che è l'Iran, e al tempo stesso ci fa rimpiangere quel che rendeva grande Teheran: la cultura, la tradizione persiana, la possibilità delle donne di essere loro stesse e scegliere se indossare il velo per motivi religiosi.
Azar Nafisi spiega perfettamente la questione velo/chador, ed è mettendo al centro le sue studentesse che ci mostra quanto sia difficile la vita di una donna nella repubblica islamica, di come si finisca per annullare se stesse e si rinunci a fuggire perché è un regime che scava nelle profondità dell'essere e lo svuota; illude che non esista altra scelta se non quella di arrendersi, come se ci si riducesse a uno stato vegetativo. Leggendo questo libro emergono tematiche esistenziali, non solo riguardo alla condizione femminile, poiché riguardano anche la sfera dell'amore, della sessualità, e del senso del vivere; per il lettore è inevitabile cominciare a porsi delle domande.
"Strano ma vero, la guerra e la rivoluzione ci hanno rese ancora più consapevoli delle nostre vicissitudini personali - soprattutto del matrimonio, il cui nocciolo è la questione della libertà individuale, come Jane Austen aveva
scoperto due secoli prima. Lei lo aveva scoperto, riflettevo; e noi, sedute in quella stanza, in un altro paese, alla fine di un altro secolo?"
Lo stile di scrittura sembra un racconto a tu per tu, scorrevole e con un ottimo ritmo che non annoia mai, ma talvolta occorre fermarsi per digerire la dura realtà dei fatti, perciò da un lato verrebbe da giudicarlo pesante se non fosse che l'autrice intreccia abilmente l'orrore al meraviglioso mondo dell'immaginazione, quello dei libri. I libri come ancora di salvezza, i libri come portatori d'amore e di bellezza. L'arte che salva quel che di umano c'è in noi.
La prof. Nafisi trasmette la sua passione per la lettura, e durante le lezioni sa dare del valore aggiunto a ogni classico, illuminando il lettore su significati e interpretazioni inedite perché rapportate alla vita sotto il regime islamico. Azar Nafisi è riuscita a farmi comprendere, poi accettare, un libro che avrei rivenduto alla prima occasione: "Lolita" di Vladimir Nabokov. Ho abbracciato la sua chiave di lettura e mi è persino venuto voglia di rileggerlo alla luce di quest'interpretazione. Non ho mai avuto fortuna con i professori e rimpiango di non aver avuto come mentore una mente creativa, attenta, sensibile e saggia come Azar Nafisi. Questo saggio la fa amare al punto da desiderare di leggere tutte le sue opere.
Credo fermamente che questo saggio dovrebbero leggerlo tutti, indipendentemente dal fatto che si mastichino abitualmente libri di questo genere oppure no (come stile e scorrevolezza è persino meglio di certi romanzi!), indipendentemente dal credo religioso e politico perché è capace di fare chiarezza: non guarderete più allo stesso modo, indifferente o peggio, una donna con il velo.
Recensito in Italia il 28 luglio 2019
Questa lunga premessa per mostrarvi che un libro come questo può coinvolgere sia la mente con la sua curiosità e il bisogno di conoscenza che riguarda la questione storica e politica dell'Iran (come pure la sete delle storie più volte citate dalla Nafisi) sia il cuore, perché l'autrice ha una forte sensibilità e ci ha emozionato su un doppio livello: quando raccontava della sua vita sconvolta dalla rivoluzione islamica, e quando parlava del libri facendo un parallelismo con la realtà del momento. Ci ha conquistate al punto che non volevamo più staccarci dal suo racconto, proprio come le alunne del seminario segreto che devono separarsi da lei poiché si trasferisce negli Stati Uniti; ci ha anche unito come non ho mai visto accadere durante un GDL!
"Leggere Lolita a Teheran" è dunque un saggio sui libri autobiografico che mostra gli avvenimenti in Iran prima, durante, e dopo la rivoluzione islamica, un'oppressione che mi ha ricordato un romanzo distopico ma che dà i brividi, fa rabbia e fa piangere perché si tratta di realtà. Non solo biografia, però, perché la prof. riporta anche il vissuto di altre persone, che per proteggere deve velare sotto uno pseudonimo.
Gli aneddoti immergono nella situazione, mentre la scrittura della Nafisi è così evocativa che ci catapulta nell'incubo, in quella gabbia che è l'Iran, e al tempo stesso ci fa rimpiangere quel che rendeva grande Teheran: la cultura, la tradizione persiana, la possibilità delle donne di essere loro stesse e scegliere se indossare il velo per motivi religiosi.
Azar Nafisi spiega perfettamente la questione velo/chador, ed è mettendo al centro le sue studentesse che ci mostra quanto sia difficile la vita di una donna nella repubblica islamica, di come si finisca per annullare se stesse e si rinunci a fuggire perché è un regime che scava nelle profondità dell'essere e lo svuota; illude che non esista altra scelta se non quella di arrendersi, come se ci si riducesse a uno stato vegetativo. Leggendo questo libro emergono tematiche esistenziali, non solo riguardo alla condizione femminile, poiché riguardano anche la sfera dell'amore, della sessualità, e del senso del vivere; per il lettore è inevitabile cominciare a porsi delle domande.
"Strano ma vero, la guerra e la rivoluzione ci hanno rese ancora più consapevoli delle nostre vicissitudini personali - soprattutto del matrimonio, il cui nocciolo è la questione della libertà individuale, come Jane Austen aveva
scoperto due secoli prima. Lei lo aveva scoperto, riflettevo; e noi, sedute in quella stanza, in un altro paese, alla fine di un altro secolo?"
Lo stile di scrittura sembra un racconto a tu per tu, scorrevole e con un ottimo ritmo che non annoia mai, ma talvolta occorre fermarsi per digerire la dura realtà dei fatti, perciò da un lato verrebbe da giudicarlo pesante se non fosse che l'autrice intreccia abilmente l'orrore al meraviglioso mondo dell'immaginazione, quello dei libri. I libri come ancora di salvezza, i libri come portatori d'amore e di bellezza. L'arte che salva quel che di umano c'è in noi.
La prof. Nafisi trasmette la sua passione per la lettura, e durante le lezioni sa dare del valore aggiunto a ogni classico, illuminando il lettore su significati e interpretazioni inedite perché rapportate alla vita sotto il regime islamico. Azar Nafisi è riuscita a farmi comprendere, poi accettare, un libro che avrei rivenduto alla prima occasione: "Lolita" di Vladimir Nabokov. Ho abbracciato la sua chiave di lettura e mi è persino venuto voglia di rileggerlo alla luce di quest'interpretazione. Non ho mai avuto fortuna con i professori e rimpiango di non aver avuto come mentore una mente creativa, attenta, sensibile e saggia come Azar Nafisi. Questo saggio la fa amare al punto da desiderare di leggere tutte le sue opere.
Credo fermamente che questo saggio dovrebbero leggerlo tutti, indipendentemente dal fatto che si mastichino abitualmente libri di questo genere oppure no (come stile e scorrevolezza è persino meglio di certi romanzi!), indipendentemente dal credo religioso e politico perché è capace di fare chiarezza: non guarderete più allo stesso modo, indifferente o peggio, una donna con il velo.
La storia dell'Iran è lo sfondo e allo stesso tempo il personaggio principale di questo libro, l'Iran e le sue donne.... Non si può provare che rabbia per una vicenda che ancora oggi impedisce alle donne di esserlo a 360°! L'angoscia è lì dietro l'angolo ma tutto è raccontato con eleganza e delicatezza e forse proprio per questo colpisce lo stomaco...
Non solo i romanzi di Nabokov, ma anche di altri scrittori diventano oggetto di discussione e di studio in questi seminari in cui le letture e le discussioni rappresentavano “la nostra occasione di fuga, il nostro ponte verso quest’altro mondo fatto di tenerezza luce e bellezza…In quelle poche, preziose ore ci sentivamo libere di confessare dolori e gioie, inibizioni e debolezze; in quello spazio atemporale ci spogliavamo di ogni responsabilità verso i genitori, i parenti, gli amici e la Repubblica islamica”(p.79).
“Ogni grande romanzo che leggevamo diventava una sfida all’ideologia del governo” (321). Alla Nafisi interessa di più rivendicare il ruolo indispensabile della letteratura. E quando nel 1997 lascia il suo paese, sottolinea:” Ormai mi sono convinta che la vera democrazia non può esistere senza la libertà di immaginazione e il diritto di usufruire liberamente delle opere di fantasia. Per vivere una vita vera, completa, bisogna avere la possibilità di dar forma ed espressione ai propri mondi privati, ai propri sogni, pensieri e desideri; bisogna che il tuo mondo privato possa sempre comunicare col mondo di tutti. Altrimenti come facciamo a sapere che siamo esistiti?”(p.372)
Virgilio Iandiorio