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Centomila gavette di ghiaccio. Ediz. Integrale Copertina flessibile – Edizione integrale, 7 aprile 2011
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«In questa storia la guerra è vista, per così dire, dalla parte dei morti, che non hanno conti da rendere e posizioni da sostenere; perciò il libro, per quanto possibile, non rispecchia passioni o impegni contingenti: il suo significato prorompe direttamente dai fatti vissuti e narrati.»
Partendo dalla propria esperienza personale e raccontando la partecipazione della divisione alpina Julia alla Seconda guerra mondiale – dalla campagna d’Albania alla ritirata di Russia – l’autore costruisce un’opera narrativa di straordinario valore, che esalta il senso della dignità dell’uomo nonostante la tragedia della guerra. Protagonisti della vicenda non sono singoli individui ma l’azione corale dell’intera divisione, tanto che l’autore stesso preferisce mimetizzarsi dietro il nome inventato di Italo Serri piuttosto che narrare in prima persona. Pubblicato nel 1963, Centomila gavette di ghiaccio ebbe subito uno straordinario successo, ottenendo, l’anno successivo, il prestigioso Premio Bancarella.
Giulio Bedeschi (Arzignano 1915-Verona 1990) alpino, medico e scrittore, così amava definirsi. Ufficiale medico della «Julia» visse la tragedia dell’Armir che raccontò in Centomila gavette di ghiaccio, il suo libro più celebre. Nel 1966 pubblica Il peso dello zaino nel quale affronta le vicende dei reduci dopo l’8 settembre 1943. Tra il 1972 e il 1984 scrive due romanzi: La rivolta di Abele e La mia erba è sul Don. Per Mursia ha raccolto e curato la pubblicazione delle memorie dei soldati italiani sui fronti della Seconda guerra mondiale nella serie «C’ero anch’io» nella Collana «Testimonianze fra cronaca e storia». Tutte le opere di Bedeschi sono edite da Mursia.
- Lunghezza stampa462 pagine
- LinguaItaliano
- Data di pubblicazione7 aprile 2011
- Dimensioni14 x 2.67 x 21 cm
- ISBN-10884253868X
- ISBN-13978-8842538684
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Dettagli prodotto
- Editore : Ugo Mursia Editore; Unabridged edizione (7 aprile 2011)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 462 pagine
- ISBN-10 : 884253868X
- ISBN-13 : 978-8842538684
- Peso articolo : 780 g
- Dimensioni : 14 x 2.67 x 21 cm
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Centomila gavette di ghiaccio tratta dell'esperienza bellica del sottotenente medico Italo Serri (pseudonimo dietro il quale si cela Bedeschi stesso) durante la seconda guerra mondiale.
Inizialmente assegnato al II Battaglione dell'11º Reggimento fanteria inquadrato nella Divisione "Casale", Serri viene impiegato sul fronte greco-albanese a partire da metà marzo 1941. Partecipa all'avanzata finale fino al confine greco-albanese, dove assiste al termine della campagna. Successivamente, dopo un periodo di servizio presso un ospedaletto da campo, viene trasferito ad una batteria di artiglieria: la 13ª appartenente al Gruppo "Conegliano" del 3º Reggimento artiglieria da montagna inquadrato nella Divisione alpina "Julia".
Con questa unità, nei mesi di luglio e agosto 1942, Serri viene inviato al fronte russo dove partecipa alle operazioni dell'8ª Armata (ARMIR). Il 17 dicembre 1942, l'offensiva sovietica denominata "piccolo Saturno" travolge le divisioni italiane e tedesche schierate sulla destra del Corpo d'Armata Alpino. Per turare la falla apertasi nello schieramento dell'8ª Armata, la Julia viene tolta dalle consolidate posizioni sul Don tenute dal Corpo Alpino e schierata in aperta campagna inquadrata nel XXIV CA tedesco. Verso metà gennaio 1943 scatta un'ulteriore offensiva sovietica, denominata "Ostrogozsk-Rossosc", che in pochi giorni accerchia quello che rimaneva dell'ARMIR, ovvero il Corpo d'Armata Alpino ed il XXIV Corpo d'Armata tedesco. Inizia così una penosa ritirata a piedi eseguita in zone prive di vie di comunicazione utili (le strade e le ferrovie, peraltro in mano ai sovietici, correvano Nord-Sud mentre la ritirata si doveva eseguire Est-Ovest). Erano già state predisposte apposite slitte sulle quali caricare armi di reparto, munizioni, viveri e, per quanto possibile, i feriti trasportabili.
Si formano due principali colonne, lunghe decine di chilometri; durante la giornata si percorrono dai 10 ai 30 km in modo che ogni gruppo/reparto trovi poi riparo per la notte, generalmente nelle isbe abitate da civili, essendo impossibile sopravvivere all'addiaccio. I reparti sovietici incaricati di catturare i soldati in ritirata, percorrendo con autocarri, blindati e carri armati le strade in loro possesso, operano sbarramenti in corrispondenza delle vie di passaggio obbligate e nello stesso tempo attaccano di lato e da dietro le colonne. In questo modo le colonne venivano spezzettate, molti reparti distrutti e/o frammischiati alle masse di sbandati che via via si andavano formando. Ci furono morti, feriti e soprattutto molti prigionieri.
Finalmente il 27 gennaio 1943 la colonna comprendente il comando del Corpo d'Armata Alpino, della "Tridentina" e XXIV Corpo d'Armata tedesco uscì dalla sacca. La 13ª batteria di Bedeschi, dopo peripezie varie, si era unita a questa fortunata colonna e si salvò con loro mentre il comando della Julia, della Cuneense e della Vicenza, e di gran parte dei reparti dipendenti, che percorrevano altro tracciato, rimasero prigionieri. Dopo l'uscita dalla sacca, essendo il fronte tedesco ancora instabile, fu necessario percorrere a piedi ancora molti chilometri prima di ritenersi al sicuro ed essere soccorsi dai servizi dell'ARMIR il cui comando e servizi erano rimasti fuori dalla sacca medesima.
Nella elencazione di date, luoghi e percorsi il romanzo ricalca sostanzialmente la verità storica.
Tuttavia sono stato contattato telefonicamente prima della spedizione per avvisarmi della situazione dell'articolo ed, eventualmente, poter recedere dall'acquisto.
Uno dei pochissimi libri che mi abbiamo provocato delle lacrime, rimpiango solo di averlo scoperto così tardi.