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La ricreazione è finita Copertina flessibile – 24 gennaio 2023
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Antonio D’Orrico, LA LETTURA – CORRIERE DELLA SERA
«Da anni non leggevo nulla di così bello scritto da un autore italiano. Non che sia un esperto, ma questo ragazzo mi sembra un portento».
Stefano Mancuso
Marcello è un trentenne senza un vero lavoro, resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che vuole dirazzare, cioè non finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata. Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore: lo colpisce il carattere personale, più che sociale, della sua disperazione. Contemporaneamente sperimenta dal di dentro l'università: gli intrighi, le lotte di potere tra cordate e le pretestuose contrapposizioni ideologiche, come funziona una carriera nell'università, perfino come si scrive un articolo «scientifico» e come viene valutato. Si moltiplicano così i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli; e mentre prosegue la sarcastica descrizione della vita universitaria, il racconto entra nella vita quotidiana di Marcello e nelle sue vitellonesche amicizie viareggine. Realtà sovrapposte, in cui si rivelano come colpi di scena delle verità sospese. Che cosa contiene l'archivio Sella, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi? Perché il vecchio luminare Sacrosanti ha interesse per un terrorista e oscuro scrittore? E che cosa racconta, se esiste, La Fantasima, l'autobiografia perduta? La ricreazione è finita è un'opera che si presta a significati e interpretazioni molteplici. Un narrato in cui si stratificano il genere del romanzo universitario - imperniato dentro l'artificioso e ossimorico mondo dell'accademia -, con il romanzo di formazione; il divertimento divagante sui giorni perduti di una generazione di provincia, con la riflessione, audace e penetrante, sulla figura del terrorista; e il romanzo nel romanzo, dove l'autore cede la parola all'autobiografia del suo personaggio. Questo libro racconta la storia di due giovinezze incompiute, diversissime eppure con una loro sghemba simmetria.
- Lunghezza stampa480 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreSellerio Editore Palermo
- Data di pubblicazione24 gennaio 2023
- Dimensioni17 x 2.3 x 12.3 cm
- ISBN-108838944709
- ISBN-13978-8838944703
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Dettagli prodotto
- Editore : Sellerio Editore Palermo (24 gennaio 2023)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 480 pagine
- ISBN-10 : 8838944709
- ISBN-13 : 978-8838944703
- Peso articolo : 360 g
- Dimensioni : 17 x 2.3 x 12.3 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 1,086 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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- n. 144 in Narrativa contemporanea (Libri)
- n. 167 in Narrativa letteraria (Libri)
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Non è un Romanzo storico perchè pur partendo da fatti reali,Dario Ferrari li trasfigura attraverso uno sguardo esterno, il punto di vista di Marcello Gori un vitellone di provincia (classe 1976) che deve svolgere la sua tesi di dottorato su un fantomatico terrorista di quegli anni, Tito Sella. Non è nemmeno un romanzo di formazione perchè seguiamo un solo segmento della vita di Marcello Gori ma cogliamo il suo processo di trasformazione nella identificazione con il terrorista Tito Sella. Non è un romanzo noir, nonostante il colpo di scena finale che cambia le carte in tavola sul senso del lavoro affidato al giovane ricercatore. Non è nemmeno un Campus Novel perchè la parte universitaria del primo segmento (il più riuscito) viene bruscamente interrotta dall'espediente metaletterario del romanzo nel romanzo (Marcello scrive lui una biografia inventata di Tito Sella chiamata La Fantasima basandosi sempre sul materiale d'archivio che trova all'Università di Parigi). Allora che cosa è La Ricreazione è finita a parte essere la frase che Charles De Gaulle esclama come pietra tombale dei moti del 68? Ci viene in soccorso come sempre il Cinema nella possibilità della definizione: è una commedia all'italiana in cui tutti i sogni finiscono in vacca; un c'eravamo tanto amati con meno cinismo e un sottile raggio di speranza nel finale; un i soliti ignoti che ridicolizza gli anni di piombo e ne individua il fallimento nel totale dilettantismo dei suoi protagonisti; un io la conoscevo bene in cui quel che resta alla fine sono tanti pezzi per terra di sogni andati a male e buttati via, senza nemmeno un saluto (il destino terribile dell'universitario suicida). La ricreazione è finità è una invenzione letteraria e non un analisi storiografica e come tale deve essere affrontata. Più che di politica, parla della vita, di come possa essere crudele e ingiusta, di come possa spezzare tutti gli entusiasmi e le buone intenzioni, ma che ha un senso proprio nella conclusione, in quel buttare tutto all'aria all'ultimo metro perchè forse l'importante è sapere guardare e raccontare, essere consapevoli della propria identità irrisolta, della propria confusione, del caos dentro di sè che non sempre partorisce una stella danzante ma mostri irrazionali. Dario Ferrari è più vicino a Svevo e a Monicelli, a Buzzati e Pietrangeli. Il libro deve essere assolutamente letto come possibile punto di vista poetico su un periodo drammatico e spesso rimosso dalla nostra letteratura. E' una elegia del perdente, perchè in realtà quello che agli occhi del mondo sembra un fallimento è invece il riconoscimento di una incompletezza che fa parte dell'essere umano. Ci vuole del tempo per capire tutte queste contraddizioni, tutti questi astratti furori che si trasformano in pulviscoli di cenere. Perchè, rovesciando la citazione di Calvino, uno si crede giovane è invece è solo incompleto.
I temi sono principalmente due, prima separati e che poi si intrecceranno: la descrizione, dissacrante e ironica, dell’ambiente accademico ed il racconto, più denso e spesso intimista, di come nacquero i movimenti terroristici negli anni ’70. Ma andiamo con ordine.
Sin dalle primissime frasi il romanzo rivela la sua prima cifra stilistica: brillante e spesso sarcastica quando parla del mondo della ricerca universitaria. E’ infatti una divertente descrizione dell’ambiente accademico che non ha mai momenti di cedimento. Il mondo della ricerca sembra un moderno medioevo tanto è stratificata di schiavitù e servilismi verso i baroni nei quali è difficile districarsi per un non addetto.
Alcuni momenti sono indimenticabili: la spiegazione del senso di scrivere un articolo accademico, dell’importanza delle note e della classificazione delle citazioni sulla base di amicizie e inimicizie, non proprie ma del proprio mentore è davvero memorabile così come la parte dedicata alla preparazione del congresso di italianistica.
Il protagonista è Marcello Gori, trentenne, laureato in lettere dopo ben 10 anni di frequenza, sostanzialmente disoccupato e che vive ancora con la madre non potendosi mantenere. Fa qualche lavoretto per raggranellare pochi euro, non ha e non cerca un lavoro stabile. Insomma un perenne adolescente che non si è ancora deciso a crescere).
Marcello ha una fidanzata, Letizia, che è il suo contrario. Studentessa di medicina, perfettamente in corso, orientata al suo futuro e ben saldamente ancorata con i piedi per terra. Per entrambi la relazione è solo la casella “fidanzato/fidanzata” da riempire, come dice l’autore. La loro relazione ha in fondo lo scopo solo di dare un senso al sabato sera e a qualche weekend. Nulla di più. Tanto è vero che quando Letizia proporrà di fare il passo verso la dimensione adulta Marcello si sentirà mancare la terra sotto i piedi.
Per caso o per ripicca Marcello si iscrive al concorso per una borsa di studio per un dottorato all’Università di Pisa e altrettanto per caso, non essendo nella rosa dei prescelti, vince il concorso e si ritrova assunto. Non è sicuramente il prediletto del professore che gli rifila una tesi su un autore a Marcello completamente ignoto, Tito Sella, che, da una ricerca su Wikipedia, scopre essere stato un terrorista viareggino che ha però anche avuto una discreta produzione letteraria. Il protagonista si dedicherà quindi alla scoperta della sua opera e prima ancora della sua vita, tra un colloquio e l’altro con il collega di dottorato, più esperto e scaltro di lui, e con un amico più avanti nella carriera universitaria che un po’ alla volta gli sveleranno i segreti per fare strada nello strano mondo che sono le Università.
Il romanzo passa quindi a raccontare la storia di Tito Sella e dell’ambiente storico nel quale è nata la brigata viareggina Ravachol (tutto frutto di fantasia). Un gruppo di giovani di estrazioni diverse e che non voleva in fondo fare male, che sperava in un mondo più giusto per tutti e i cui membri si ribellavano all’idea della violenza considerando sufficienti le azioni dimostrative. Tito aveva studiato, era religioso e aveva letto molto sull’argomento. Per questo nei suoi scritti si trovano diversi parallelismi con il sacro. All’inizio sembra strano trovarli nei testi di un terrorista ma va considerato che si trattava di terroristi un po’ sui generis, benché sempre spinti dall’idea che la giustizia potesse farsi strada anche attraverso vie non consuete e non legali.
Il gruppo utilizza la parrocchia come copertura per avere i locali nei quali riunirsi e organizza le prime azioni.
In questa parte il racconto si fa serio e circostanziato, talvolta molto intimo. Si respira l’aria degli anni ’70, lo stile è completamente diverso in questa parte ma non perde in piacevolezza e interesse. In particolare l’autore porta il lettore nel sorgere della necessità di ribellarsi al sistema, non ai fini di un arricchimento collettivo ma semplicemente di giustizia sociale per tutti all’interno di un’ideologia anarco-marxista connotata da una sua originalità e anche da una notevole dose di improvvisazione. Le azioni si susseguono, tutte con esito fortunato. E’ interessante questa parte, anche per i diversi caratteri dei componenti della brigata, che devono trovare un minimo comun denominatore all’interno dei paletti che si sono posti. Alla fine di questa parabola Tito Sella sarà condannato all’ergastolo.
Il romanzo narra poi la vita del protagonista a Parigi dove si recherà per studiare l’archivio di Tito Sella ed il suo successivo rientro a casa. Le due storie (quella di Marcello Gori e di Tito Sella) un po’ alla volta si intrecciano, tra colpi di scena e stili diversi che si avvicendano tra loro in modo perfettamente equilibrato. Il lettore è sempre più trascinato dal racconto.
Ho molto apprezzato questo “La ricreazione è finita”, sia, come ho già detto, per la molteplicità di stili, per la ricchezza di citazioni, per l’equilibrio interno della storia, per la piacevolezza e, non ultimo, per la perfetta definizione di tutti i personaggi che per tutto il libro e senza sbavature si muovono e parlano esattamente come l’autore li descrive. Ci sono personaggi di minor peso, non ci sono personaggi non perfettamente tratteggiati.
Un bellissimo romanzo, davvero da consigliare.
“L’accademia è un mondo psicotico affetto da una grave dispercezione della realtà, popolato da individui dotati di fama estremamente limitata(..) che operano in un settore marginale e assolutamente indigente come quello della cultura, e che nondimeno si sentono delle rockstar, e hanno ego e comportamenti commisurati a questa loro convinzione."
Le recensioni migliori da altri paesi
Il libro ti mostra il dietro le quinte delle Università.
In fondo tutti coloro che hanno frequentato l'università lo sanno anche se fingono di non crederci.
Consiglierei a chiunque questo libro ai giovani per informarsi ai meno giovani per ricordare.
Purtroppo ho capito abbastanza presto dove il libro sarebbe andato a parare, ma potrebbe essere un ulteriore pregio.