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Sentenza artificiale Copertina flessibile – 9 luglio 2020
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa224 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreChiarelettere
- Data di pubblicazione9 luglio 2020
- Dimensioni14.2 x 1.8 x 21.8 cm
- ISBN-108832961962
- ISBN-13978-8832961966
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Descrizione prodotto
Dalla seconda/terza di copertina
Dalla quarta di copertina
Dettagli prodotto
- Editore : Chiarelettere; 2° edizione (9 luglio 2020)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 224 pagine
- ISBN-10 : 8832961962
- ISBN-13 : 978-8832961966
- Peso articolo : 280 g
- Dimensioni : 14.2 x 1.8 x 21.8 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 211,806 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 220 in Thriller tecnologici
- n. 4,186 in Fantascienza (Libri)
- n. 67,520 in Narrativa di genere (Libri)
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Sentenza Artificiale è quindi apparso all'improvviso alla mia attenzione. E tutto grazie all'autrice stessa, che lo ha annunciato sui social, e che ho notato nonostante sui social, io, ci vada sempre meno spesso.
Il tema è intrigante... Ma allo stesso tempo mi ha messo un po' in allerta, perché creare un thriller tecnologico è una sorta di campo minato, specie se a leggere il romanzo è uno nell'ambiente, è uno che scrive codice, che lavora con i computer, che sviluppa sistemi elettronici, che si diverte con i droni, che ama e si informa approfonditamente su tutto ciò che la tecnologia sforna e sta pensando di sfornare.
Fortuna che è un thriller, e se l'autore ha abbastanza lungimiranza da non approfondire troppo la componente tecnologica, magari c'è la possibilità che ne esca fuori vincitore.
Barbara ci è riuscita?
Facciamo un lungo respiro, creiamo un po' di suspense, e seguiamo le regole di una buona recensione!
La trama del romanzo è la prima cosa di cui bisogna parlare, e in questo caso ci troviamo a leggere una vicenda ambientata in un futuro prossimo, nel nostro bel paese, e nell'ennesima mossa di un governo incapace di governare. L'idea è quella di riformare la giustizia una volta per tutte, affidando tutto quanto a una intelligenza artificiale. La AI in questione non è però un progetto sviluppato con sovvenzioni pubbliche, bensì il prodotto di una attività privata capitanata dal manager visionario Aristotile Damanakis.
Ovviamente la scelta ha creato parecchi dissapori. Ci sono manifestazioni un po' ovunque, e non sempre le manifestazioni sono pacifiche. E' in una di queste che il manager della LegTech viene ucciso. Nel frattempo, Cassia Niro, per conto del Ministero di Giustizia, analizza il codice della AI per verificare che sia tutto a posto, che non siano presenti bug pericolosi, eccetera eccetera, in attesa che arrivi il grande giorno del debutto di LexIA.
E' proprio Cassia a identificare nel codice della macchina una sorta di anomalia. Non riesce a comprendere di cosa si tratti, ovviamente, ma fa rapporto ai suoi responsabili, che - ovvio - da burocrati radicati quali sono, a pochi giorni dalla inaugurazione vogliono evitare imbarazzi inopportuni, insabbiano tutto quanto prontamente ed efficacemente.
Mentre Cassia non si da pace per ciò che ha scoperto, il mondo attorno a lei subisce una svolta improvvisa. L'assistente domotico di casa fa saltare in aria l'appartamento, mettendo a rischio la vita della sua coinquilina. Uomini in nero la seguono ovunque. E' costretta a darsi alla macchia, e a chiedere aiuto ai pochi amici 'fidati' che la circondano. Fortuna vuole che uno di questi sia - sotto mentite spoglie - un famoso hacker, e che questi, assieme al suo gruppo, decida di dargli una mano a fare chiarezza.
Trama intrigante, ben tracciata, e dallo sviluppo forse un pochino frettoloso, specie nel finale, dove avrei preferito una conclusione più ad ampio respiro, scoprendo gli intrecci sotterranei un po' alla volta, vivendoli assieme ai personaggi, piuttosto che... No! Non faccio spoiler!.
I personaggi sono meno corposi del solito. Di alcuni viene raccontato poco nonostante siano al centro della vicenda. Altri sono giusto ritagliati superficialmente, e anche Cassia racconta davvero poco di sé. Non è un male, il ritmo concitato della vicenda lascia poco spazio agli approfondimenti, ma devo ammettere che Barbara mi aveva abituato troppo bene, i suoi personaggi erano sempre complessi e affascinanti, approfonditi, e strettamente legati a storie interessanti. Cassia è sicuramente - e come giusto che sia, visto che è la protagonista - quella meglio sviluppata. Umberto subisce giusto una infarinata di background. Pug e Rain sono giusto accennati... Mi è mancato qualcosa!
Alcune recensioni di questo romanzo lo descrivono come distopico... Ma ne siamo proprio sicuri? La stessa Barbara, sul suo blog, accenna al fatto che negli USA vengono già utilizzati degli algoritmi complessi per decidere sulla libertà vigilata dei detenuti. Forse, più che distopia, è una anticipazione del futuro inevitabile a cui stiamo convergendo velocemente, ed è ciò che normalmente fa la fantascienza, unire scienza e fantasia, tracciando un racconto che potrebbe rappresentare un probabile futuro. La distopia è qualcosa di un po' differente, è una contro-utopia, una visione distorta del futuro cogliendone solo le componenti negative ed amplificandole. Il romanzo distopico per eccellenza è Fatherland, una detective story pura e semplice, ambientata però in un mondo dove la Germania nazista ha vinto la guerra mondiale.
Le tecnologie narrate sono frutto di una cultura cinematografica - e i cliché sono evidenti. Hacker che vivono in casali abbandonati, e 'irrintracciabili' nonostante abbiano tutte le utenze attive, tra cui internet a banda larga e array di computer piuttosto costosi su cui, tutti i giorni, da colazione a cena, lavorano battendo tasti forsennatamente... E ovviamente più il computer è grosso e illuminato da led blu, più schermi sono a disposizione, più il kung-fu dell'hacker è potente! E' perdonabile... Ma è comunque il classico cliché di chi fa narrativa e deve raccontare la tecnologia. Visto che i lettori non sono esperti, il metodo migliore per catturare l'attenzione è mostrare le cose come la gente se le aspetta. E visto che la cultura pop è predominante, si raccoglie a man bassa da serie televisive (n.d.r. Mr. Robot, Person of Interest, per citarne un paio), dal cinema (n.d.r. Tron, 2001 Odissea nello Spazio, Terminator, Pianeta Rosso, Mission Impossible, Matrix, Il tredicesimo piano, Nome in codice Broken Arrow... Ce ne sono mille in cui gli hacker si mettono in bella mostra).
Quindi?
Mi spiace molto parlare in questo modo di un romanzo scritto da uno dei miei autori preferiti, nonché, da una persona che considero amica. Lo stile narrativo è il suo. La magia c'è. I paragoni sono eleganti. La narrazione è ben ritmata, con capitoli brevi che sanno tradursi in piccoli racconti che potrebbero vivere anche da soli. Ci sono colpi di scena, momenti di riflessione, momenti concitati, e tanta adrenalina. L'autrice non si smentisce ed è brava, non smetterò mai di dirlo.
Ma... Io non credo sia un difetto - credetemi - ma questo romanzo è una lettura estiva, una lettura meno impegnativa rispetto ad altre storie che Barbara ci ha raccontato in passato. E' un sospiro... Sì, di sollievo! A volte ci vuole anche un po' di leggerezza, di avventura, di spensieratezza. E' un bel romanzo di avventura da leggere sotto l'ombrellone, e in questo periodo di timori e incertezze, di rischi, e di dubbi verso il futuro... perché no? Questo è un romanzo che leggo volentieri.
Mi ha divertito. L'ho letto velocemente, e per una volta, senza quell'angoscia interiore che i romanzi di Barbara sono capaci di scavare nell'animo umano. E' il romanzo giusto per il contesto storico in cui tutti viviamo.
In conclusione...
Sì! Barbara ci è riuscita.
Mi spiace.
"Sentenza artificiale" (Chiarelettere, 2020) di Barbara Baraldi ci mette di fronte all'avvento di questo "deus ex machina" e lo fa con un buon techno-thriller dal sapore fantascientifico che parte con una domanda posta da un'analista: cosa ci fa questo pezzo di codice estraneo qua dentro?
È una buona domanda a cui Cassia, l'analista di cui sopra, cercherà di dare risposta fino alla fine del romanzo, incappando in hacker, poliziotti, affaristi, professori, attivisti in un vortice sempre più frenetico di azione e digitazione.
L'idea attiene a un modo classico di rappresentare l'IA: oggi si (stra)parla di IA solo per riferirsi agli algoritmi di machine learning e di confusa elaborazione dei dati (e solo nell'ottica dello sfruttamento commerciale del giocattolo), senza che la "macchina" abbia preso coscienza di sé. Questo fatto potrebbe lasciare perplessi (la realtà non ha superato la fantasia, sta proprio andando da un'altra parte) ma consiglio di superare il piccolo ostacolo e di godersi la lettura.
E, alla fine, di godersi anche "Saviour Machine" di David Bowie (è un brano del 1970, presente nell'album "The Man Who Sold the World").