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Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio Forniture assortite – 11 ottobre 2018
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Per questo le forze populiste e sovraniste, che hanno ridato diritto di cittadinanza alle paure diffuse, vincono le elezioni e mettono in discussione i principi della democrazia liberale. La sfida per i progressisti non è esorcizzare la paura con gli slogan, ma comprenderla e affrontarla mettendo in campo un progetto per una democrazia che abbia l’obiettivo di tutelare i diritti e le libertà e di potenziare l’uomo e la società, anche attraverso l’azione di uno Stato capace di proteggere gli sconfitti e gestire le trasformazioni. Perché quella che è iniziata è una battaglia per la democrazia, e i progressisti la stanno perdendo per mancanza di visione, progetti e iniziativa politica. La Storia è tornata in Occidente. è un ritorno che spaventa, ma che al contempo può spingere nuovamente le persone a impegnarsi. Questo libro ricostruisce le ragioni della caduta dell’Occidente, analizza la consistenza delle paure globali e propone una visione e un progetto per affrontarle. Immergersi nelle inquietudini e definire i contorni dei nostri orizzonti selvaggi è il primo passo per ricostruire un pensiero politico credibile, capace di coinvolgere e mobilitare i cittadini. Perché “la paura ci accompagna sempre. In qualunque epoca, in qualsiasi mare. Capirla e dominarla è lo spirito del progresso. E il progresso è lo spirito dell’uomo”.
“La battaglia per la democrazia è iniziata, e la stiamo perdendo per mancanza di visione e iniziativa politica.”
Una riflessione sulla crisi dell’Occidente e una proposta radicale per un nuovo pensiero progressista.
- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa216 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni22.2 x 2 x 14.5 cm
- EditoreFeltrinelli
- Data di pubblicazione11 ottobre 2018
- ISBN-108807173506
- ISBN-13978-8807173509
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Dettagli prodotto
- Editore : Feltrinelli (11 ottobre 2018)
- Lingua : Italiano
- Forniture assortite : 216 pagine
- ISBN-10 : 8807173506
- ISBN-13 : 978-8807173509
- Peso articolo : 300 g
- Dimensioni : 22.2 x 2 x 14.5 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 135.846 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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Immagino l'Occidente così. Siamo usciti spavaldamente 'per l'alto mare aperto' e siamo rimasti bloccati tra un'onda e l'altra della modernità. Stare fermi è impossibile, verremmo travolti. Tornare verso la costa è la scelta più istintiva, che un comprensibile timore suggerirebbe, ma è anche la più pericolosa: l'onda ci prenderebbe da dietro e ci sbatterebbe sugli scogli. Passare sotto le onde, riemergere dall'altro lato e infine cavalcarle richiede preparazione e fiducia nelle proprie capacità, non incoscienza o esaltazione."
Così si chiude il libro di Carlo Calenda, che prima di tutto è una lucidissima analisi critica al processo di Globalizzazione dagli anni '90 in poi, individuando le cause che hanno portato all'emergere della situazione politica attuale, in Italia e nel resto dell'Occidente.
Alla base di tutto questo, Calenda individua una classe politica assente, che negli ultimi trent'anni non ha voluto e saputo governare questo processo, mancando così al suo compito di tutela e rappresentanza dei suoi elettori, a causa di un'adesione cieca, fideistica e opportunistica all'ideologia neoliberista, diventata egemonica dal '89 in poi: alla richiesta di protezione economica da parte dei cittadini occidentali (a causa di delocalizzazioni e immigrazione), la politica si è limitata a ribadire l'inevitabilità e l'ingovernabilità di tali processi, abdicando il suo potere alle forze populiste e sovraniste, che oggi si avviano a governare il nostro e altri paesi in modo incapace e illiberale, ma dando finalmente risposta alle esigenze di una popolazione sempre più stremata e terrorizzata da un futuro divenuto improvvisamente ostile e sconosciuto.
A questo pericoloso declino Calenda propone un progetto politico nuovo che abbia solide fondamenta nell'Umanesimo Liberale, ovvero mettere l'uomo al centro del progresso anziché "l'efficienza", "la tecnologia" o "il profitto".
Ciò significa un piano di investimenti imponente che riguardi formazione e istruzione, al fine di dare alle persone gli strumenti culturali indispensabili per affrancarsi dall'analfabetismo funzionale e informativo ormai dominante e competenze professionali per affrontare le sfide della società contemporanea. Significa anche una più rigida regolamentazione dei mercati internazionali a favore di lavoratori e ambiente; significa un ascolto maggiore delle paure della gente a cui dare risposte: ricostruire un senso di identità nazionale basato sui valori delle istituzioni repubblicane fondate dopo il '45, un patriottismo 'sano' da anteporre ai disordinati sentimenti autoritari e ai nazionalismi che hanno colmato un vuoto. A questo deve affiancarsi uno Stato che sappia proteggere economicamente e socialmente i propri cittadini, rendendo lo Stato più efficiente e meno dispendioso là dove non è necessario, mettendolo in condizione di poter svolgere effettivamente questo ruolo.
Significa pragmatismo nelle scelte politiche sia interne che internazionali, abbandonando velleità ideologiche purtroppo non al passo con i tempi attuali, prevedendo una gestione più rigida dei flussi migratori (impegnandosi in ogni modo al maggior rispetto possibile dei diritti umani nel farlo) e abbandonando controproducenti fughe in avanti rispetto al progetto europeo (auspicando un'uscita dall'Unione Europea dei paesi del blocco di Visegrad e forti accordi intergovernativi fra i paesi fondatori).
Infine, cambiare le strategie comunicative, smettendo di minimizzare le grandi paure della popolazione, dall'immigrazione alla perdita dell'identità culturale, e dando invece risposte pragmatiche e non ideologiche, evitando una narrazione ottimistica che ha portato esasperazione fra l'opinione pubblica, nonostante modesti risultati positivi siano stati conseguiti in questi ultimi difficili anni.
La strada è ardua, eppure bisogna tentare. Carlo Calenda ci da degli ottimi modi per provare a salvare la civiltà occidentale come la conoscevamo solo qualche giorno fa, prima che sia troppo tardi.
Ho letto il saggio con estremo interesse e piacere, sono analizzate tutte le tematiche di rilevanza politica; nella pars destruens non si fa lo sconto a niente e a nessuno, senza pregiudizi, attraverso un'analisi approfondita e ben argomentata. Nella pars construens viene proposto un modello di Stato in cui liberismo e liberalismo sappiano coniugarsi con la solidarietà sociale senza scadere nell'assistenzialismo, in cui la globalizzazione non sia elemento di destabilizzazione sociale ed economica ma un processo che, opportunamente governato, non svantaggi proprio quei paesi da cui è partita.
Fondamentale l'attenzione riservata alla cultura, molto carente nelle società occidentali e da noi in particolare.
Lucida e obbiettiva l'analisi degli errori che hanno causato (in parte) il declino del PD, ma molto amara la conclusione!!!
Possibile che non ci sia modo di superare le conflittualità, quali modelli alternativi di Stato sono sul tappeto?