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Estratto Estratto
Mi limitavo ad amare te Copertina flessibile – 31 gennaio 2023
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa352 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni14.2 x 2.7 x 22.2 cm
- EditoreFeltrinelli
- Data di pubblicazione31 gennaio 2023
- ISBN-10880703526X
- ISBN-13978-8807035265
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Dall'editore
Finalista alla 77esima edizione del premio Strega
Si esiste interi solo prima di nascere. Ma quello strappo è la vita.
Omar ha dieci anni e passa le giornate alla finestra sperando che sua madre torni: da troppi giorni non viene, e lui non sa più nemmeno se è viva. Suo fratello gli strofina il naso sulla guancia per fargli il solletico, ma non riesce a consolarlo. Senza la madre il mondo svapora. Solo Nada lo calma, tenendolo per mano: soltanto lei, con i suoi occhi celesti, è per Omar un desiderio. Ha undici anni, sulla fronte una vena che pulsa se qualcuno la fa arrabbiare, e un fratello, Ivo, grande abbastanza da essere arruolato. Nada e Omar sono bambini nella primavera del 1992, a Sarajevo. Per allontanarli dalla guerra, una mattina di luglio un pullman li porta via contro la loro volontà. Se la madre di Omar è ancora viva, come farà a ritrovarlo? E se Ivo morisse combattendo? In viaggio per l’Italia, lungo strade ridotte in macerie, Nada conosce Danilo, che ha mani calde e una famiglia, al contrario di lei, e che un giorno le fa una promessa. Nessuna infanzia è spensierata, ciascuno di noi porta con sé le sue ferite, ma anche quando ogni certezza sembra venire meno, possiamo trovare un punto fermo attorno al quale far girare tutto il resto.
Mi limitavo ad amare te entra nelle fibre del lettore colpendo quel punto come una freccia. Ispirato a una storia vera, è un romanzo di ampio respiro, di formazione, di guerra e d’amore, che si colloca a pieno titolo nella tradizione del grande romanzo europeo.
Con la sua scrittura precisa e toccante, Rosella Postorino torna a indagare le nostre questioni private, quelle che finiscono per occupare il centro dei pensieri e delle azioni degli esseri umani anche nel mezzo dei rivolgimenti storici più scioccanti. Così, mentre infuria il conflitto che per primo in Europa ha spezzato una lunga pace, ecco che ci interroghiamo sull’“inconveniente di essere nati”. Come si diventa grandi quando da piccoli si è stati amati malamente? E chi può mai dire di essere stato amato come e quanto avrebbe voluto? Nada, Omar e Danilo scoprono presto nel legame che li unisce, e che li spinge a giurarsi fedeltà eterna oppure a tradirsi, la più grande risorsa per una possibile salvezza.
Conosci l'autrice
Rosella Postorino (Reggio Calabria, 1978) è cresciuta in provincia di Imperia, vive e lavora a Roma. Con il suo romanzo Le assaggiatrici (Feltrinelli, 2018), tradotto in oltre 30 lingue, ha vinto il Premio Campiello e numerosi altri premi, tra cui il Rapallo, il Chianti, il Lucio Mastronardi Città di Vigevano, il Pozzale Luigi Russo, il Wondy, il Segnalib(e)ro e, per l’edizione francese del libro (La Goûteuse d’Hitler, Albin Michel, 2019), il Prix Jean-Monnet. Da questo romanzo verrà tratto un film, per la regia di Silvio Soldini. Ha pubblicato anche La stanza di sopra (Neri Pozza, 2007; Feltrinelli, 2018; Premio Rapallo Carige Opera Prima), L’estate che perdemmo Dio (Einaudi Stile Libero, 2009; Feltrinelli, 2021; Premio Benedetto Croce e Premio speciale della giuria Cesare De Lollis), Il corpo docile (Einaudi Stile Libero, 2013; Feltrinelli, 2022; Premio Penne). Mi limitavo ad amare te è il suo ultimo libro, finalista alla 77esima edizione del Premio Strega.
Dettagli prodotto
- Editore : Feltrinelli; 4° edizione (31 gennaio 2023)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 352 pagine
- ISBN-10 : 880703526X
- ISBN-13 : 978-8807035265
- Peso articolo : 340 g
- Dimensioni : 14.2 x 2.7 x 22.2 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 15,750 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 99 in Passaggio all'età adulta
- n. 604 in Politica (Libri)
- n. 1,427 in Narrativa contemporanea (Libri)
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La guerra in Bosnia, ed in particolare l’assedio di Sarajevo, fanno da sfondo a questo romanzo che ci racconta la storia ed il rapporto tra quattro ragazzini scappati da una Sarajevo nella quale risuonano le bombe.
Vivono tutti in un orfanotrofio e si decide di tentare di metterli in salvo facendoli scappare in Italia con un pullman che riesce superare tra non poche difficoltà tutti i controlli di sicurezza.
Tra questi bambini ci sono i due fratelli Sen e Omar, la cui madre li andava a trovare tutte le settimane e che Omar ricorda averlo incitato a scappare in occasione dello scoppio di una granata e che, da allora, è sparita. Omar non smetterà però mai di crederla ancora viva e di aspettarla.
Poi c’è Danilo, un ragazzo leggermente più grande affidato dalla famiglia al pullman nella speranza che si salvi almeno lui.
E infine Nada, niente, come dice il suo nome, con gli occhi azzurri e alla quale manca un dito di una mano. Orfana di entrambi i genitori, ha smesso di aspettarsi promesse mantenute dalla vita, una delle tante le viene fatta proprio da Danilo, durante il viaggio. Ha un fratello più grande, Ivo, che rimane in Bosnia per arruolarsi a combattere.
Tra i tre (Sen rimane sempre un po’ sullo sfondo) nasce un bel sentimento di amicizia, seppure diversamente declinato, che non si perde quando arriveranno nell’orfanotrofio in Italia.
La madre di Danilo verrà poi in Italia dalla Bosnia e lo porterà a vivere con lui, Sen e Omar verranno adottati. Nada, di carattere complesso, non troverà una famiglia disponibile ad adottarla. I protagonisti crescono e la storia procede con ciascuno di loro che seppur in modo diverso si porta dietro il suo passato.
E’ ben costruito narrativamente il diverso adattamento dei quattro (includendo anche Sen) alle vicende personali ed è proprio questa parte del racconto a mio parere ad indurci alla riflessione su quanto sia difficile coniugare il passato con il presente, gli affetti che non si vogliono abbandonare anche se non ci sono più e quelli nuovi che la vita ci offre. E anche quanto il passato incida sul presente.
Dobbiamo essere felici per forza o è un nostro diritto cercare chi ci ami come noi crediamo sia giusto?
E ancora: quanto un paese nuovo ed i suoi abitanti possono aiutarci a dimenticare il passato se noi vogliamo chiudere con la nostra storia una porta da non aprire mai più? O solo chi ha vissuto storie simili può davvero capirci e consentirci una giusta elaborazione del nostro tempo passato ed una serena accettazione del presente?
Le storie dei quattro protagonisti saranno alla fine tutte diverse. Il finale, che vuole riappacificare tutti pur in un nuovo equilibrio, mi ha lasciata insoddisfatta, forse mi attendevo una conclusione meno frettolosa, ma tant’è.
Ho inoltre trovato ben fatta la descrizione della famiglia adottiva di Sen e di Omar, così attaccata alla religione da renderla totalizzante, anche a scapito di chinarsi ad ascoltare le necessità dei figli che hanno adottato. Triste realtà purtroppo.
Il romanzo si inserisce nel solco delle riflessioni su adulti e bambini scappati dalle guerre, non è né il primo né, credo, sarà l’ultimo. Già allo Strega del 2022 l’argomento era rappresentato. Questo “Mi limitavo ad amare te” non rimarrà negli annali della letteratura, è tuttavia di piacevole lettura.
Molti i passaggi ricchi di sentimento, privi di banalità, profondi. La scrittura a volte cede spazio all' eccessiva aggettivazione e la forma, e le descrizioni ridondanti prendono il sopravvento.
Una storia struggente, un romanzo storico, ambientato tra l’Italia e la Sarajevo assediata durante la guerra di Bosnia (1992-1996). Un gruppo di bambini, alcuni provenienti dall’orfanatrofio di Sarajevo, vengono sottratti al terribile assedio da un’organizzazione umanitaria e trasferiti in Italia. Durante il drammatico viaggio, sul pullman, si forma un gruppo di amici. Sono loro i protagonisti del romanzo, che racconta quasi vent’anni della loro vita( dal 1992 al 2011). Alcuni di loro vengono adottati da famiglie italiane e sembrano integrarsi senza troppi problemi, altri rifiutano di diventare italiani, perché non vogliono rinunciare definitivamente al rapporto con le loro famiglie, soprattutto le madri, di cui, a volte, non conoscono la sorte. Il romanzo è, purtroppo, di scottante attualità: impossibile non ritrovare in quella guerra la stessa straziante sofferenza, ma anche lo stesso sgomento per la bestialità a cui può arrivare il genere umano, che proviamo oggi, di fronte alla devastazione dell’Ucraina. E ci ricorda che a soffrire di più sono sempre i bambini. Ma è anche un romanzo sui rapporti tra figli e genitori, soprattutto tra madri e figli. Rapporti che, anche nei migliori dei casi, nascondono sempre delle ombre, delle ambiguità. E la guerra, la lontananza e lo sradicamento esasperano al massimo queste ombre. Il romanzo è avvincente e commovente, senza scadere nel melodrammatico. Lo stile molto curato, forse con qualche ricercatezza lessicale di troppo, ma sempre fluido incisivo. Ho apprezzato molto il racconto di un momento storico da una prospettiva originale, come accade del resto anche nel bel romanzo (premiatissimo) che la Postorino ha pubblicato nel 2018 “Le assaggiatrici ”
Oggi ti parlo di un libro che ha conquistato già migliaia di lettori, finalista al Premio Strega 2023: "Mi limitavo ad amare te" di Rosella Postorino ed. Feltrinelli 📚
Partiamo da una piccola verità scomoda: questo libro è un pugno nello stomaco, per decine di ragioni. Potrei elencare una serie di aggettivi per dirvi cosa non è (come ad esempio tenero), ma vi dirò invece cosa è, almeno secondo me: illuminante.
Sì, perché con questa storia Rosella Postorino fa luce su una verità storica dimenticata da molti, che tuttavia ha diritto come e forse più di altre alla luce: gli orfani di Sarajevo, di una guerra che ha lacerato i Balcani negli anni '90.
L'autrice racconta, in questo romanzo, di bambini portati via dalla loro terra per assicurargli la salvezza, ma che alle loro vite non hanno mai fatto ritorno, o se lo hanno fatto è accaduto dopo più tempo di quello che era stato stabilito in partenza.
Ma sono vite, queste, fatte non solo di carta e parole da romanzo, ma di carne e sangue, di una disperazione selvaggia che la Postorino descrive senza fronzoli, in tutta la sua spietata e dolcissima potenza.
Sono bambini che volevano tornare a casa, che volevano dimenticare, che volevano vivere, ma comunque vite che hanno diritto alla verità.