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Ave Mary. E la chiesa inventò la donna Forniture assortite – 9 maggio 2018
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa172 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreEinaudi
- Data di pubblicazione9 maggio 2018
- Dimensioni13.6 x 1.7 x 20.5 cm
- ISBN-108806238892
- ISBN-13978-8806238896
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Dettagli prodotto
- Editore : Einaudi (9 maggio 2018)
- Lingua : Italiano
- Forniture assortite : 172 pagine
- ISBN-10 : 8806238892
- ISBN-13 : 978-8806238896
- Peso articolo : 220 g
- Dimensioni : 13.6 x 1.7 x 20.5 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 7,894 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 91 in Chiesa cattolica romana
- n. 98 in Antologie (Libri)
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La Murgia ci conduce in un viaggio attraverso le parole delle sacre scritture come delle pubblicità-progresso ministeriali, tra le pagine di cronaca dei giornali e dell'apologeta eretico Tertulliano, nelle pieghe della religiosità popolare e tra gli attrezzi ginnici e la chirurgia estetica.
C'è una logica in tutto questo ed è quella che vuole la donna poco protagonista e molto succube, oltre che colpevole, nella vita e nella morte.
Proprio dalla morte parte la sua riflessione. Se le donne sono omesse dallo spazio pubblico di rappresentazione della morte e della sofferenza, se non in qualità di vittime, è ben chiaro invece che ""la colpa della mortalità dell'essere umano, insieme a tutta la condizione di fatica e limite propria all'esistenza è di Eva, archetipo primo del genere femminile"".
Con Maria e Gesù ""si chiude il cerchio aperto dalla disobbedienza di Eva e di Adamo nel paradiso terrestre"", ma ancora una volta è la morte maschile ad essere lo strumento salvifico, mentre per i fedeli ""la madre di Gesù non è mai morta"". La figura di Maria e l'evoluzione che ha avuto tra teologia ufficiale e religiosità popolare, fa da filo conduttore a un discorso che però si rivela molto più ampio.
L'analisi di Michela Murgia è tutt'altro che acritica. Sottolinea invece tutte le incongruenze, gli errori, i giochi politici e teologici maschilisti della Chiesa cattolica che hanno perpetuato nei secoli una visione della donna che tutte noi, indipendentemente dal nostro credo religioso, ci portiamo addosso.
La Murgia ci conduce in un viaggio attraverso le parole delle sacre scritture come delle pubblicità-progresso ministeriali, tra le pagine di cronaca dei giornali e dell'apologeta eretico Tertulliano, nelle pieghe della religiosità popolare e tra gli attrezzi ginnici e la chirurgia estetica.
C'è una logica in tutto questo ed è quella che vuole la donna poco protagonista e molto succube, oltre che colpevole, nella vita e nella morte.
Proprio dalla morte parte la sua riflessione. Se le donne sono omesse dallo spazio pubblico di rappresentazione della morte e della sofferenza, se non in qualità di vittime, è ben chiaro invece che ""la colpa della mortalità dell'essere umano, insieme a tutta la condizione di fatica e limite propria all'esistenza è di Eva, archetipo primo del genere femminile"".
Con Maria e Gesù ""si chiude il cerchio aperto dalla disobbedienza di Eva e di Adamo nel paradiso terrestre"", ma ancora una volta è la morte maschile ad essere lo strumento salvifico, mentre per i fedeli ""la madre di Gesù non è mai morta"". La figura di Maria e l'evoluzione che ha avuto tra teologia ufficiale e religiosità popolare, fa da filo conduttore a un discorso che però si rivela molto più ampio.
L'analisi di Michela Murgia è tutt'altro che acritica. Sottolinea invece tutte le incongruenze, gli errori, i giochi politici e teologici maschilisti della Chiesa cattolica che hanno perpetuato nei secoli una visione della donna che tutte noi, indipendentemente dal nostro credo religioso, ci portiamo addosso.
nulla di realmente innovativo ma la lettura è interessante e scorrevole.