Quasi mille pagine che si leggono in un soffio, completamente presi da un'esperienza totale nella Londra vittoriana, descritta nei dettagli e fatta letteralmente respirare - dagli effluvi nauseanti dei vicoli dei bassifondi alle fragranze dei cibi elaborati e delle profumazioni della ricca famiglia borghese - e seguendo le vicende così tremendamente umane dei personaggi.
Non ci sono eroi, lieti fini, nè tristi con morale da trarsi, il romanzo finisce come aveva promesso: il Narratore (l'inizio è una chicca, impossibile non rimanere intrigati) ci avrebbe condotti a guardare da vicino la vita della famiglia borghese dell'epoca e così ha fatto.
Nel frattempo ci siamo immedesimati nella intelligenza calcolatrice di Sugar, nella forza che la candidava fin dall'inizio, in quanto vittima meritevole e agguerrita a ottenere riscatto, nel personaggio vincente della storia, tanto quanto nella meschinità che pure le appartiene e di cui è acutamente e dolorosamente consapevole, fino ad arrivare alla stupefacente caduta a causa di una generosità e ingenuità dei "fatti della vita", di cui invece incredibilmente non si avvede.
Ci siamo immedesimati, con più fatica, anche in William, così fatuo e così prono a ottenere il rispetto che la società gli deve prendendosi solo formalmente, altro non saprebbe, le sue responsabilità, di marito, amante, padre e dirigente dell'azienda familiare, e così inevitabilmente fallimentare in tutto. Un uomo piccolo in un contesto di uomini minuscoli, tradito in quanto figlio del suo tempo dal sogno dell'amore romantico e pure dalla carnalita' senza pensieri, incapace di coniugarli in una donna sola, di vederli proprio.
Ci siamo immedesimati in Sophie e in tutti i bambini incontrati, così pieni ancora di speranza nonostante tutto. E nella capacità di amore innocente di Henry, che tenerezza e irritazione quest'uomo nemico di se stesso e della sua natura, nella santa ma saggia follia di Emmeline, che piacere leggere di questo corteggiamento giocato sul filo delle conversazioni preoccupate di lui e audaci di lei sull'ortodossia religiosa! E tra ancora tanti altri personaggi assolutamente vivi e veri, tutta la corte dei domestici, gli amici libertini, le signore della società bene, l'indimenticabile prostituta Caroline, spicca Agnes. Viziata dall'origine e condotta alla pazzia da un ruolo di moglie e madre a cui non era preparata, nonostante la provenienza altolocata, la scuola per signorine e il conveniente physique du rôle, totalmente incapace, inetta, ignara. Una figura anche comica se non fossimo costretti a immedesimarci in qualche modo anche in lei, nei suoi aneliti di libertà.
A una prima lettura il romanzo mi ha davvero incantato, trascinato, stordito di vita. Ne merita sicuramente una seconda.
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E adesso dove lo trovi il coraggio di dire che non ti è piaciuto?
Avevo questo libro aperto da non so più quanto tempo. Ne lessi le prime seicento pagine in un niente, tanto che, essendo il primo libro di tale grandezza che leggevo, pensavo non fosse poi così tremendo come credevo restare attaccato ad un libro di quasi mille pagine, ma il punto è che dopo seicento pagine poi ti dici "EMMOBBASTA!", anche perché aspettarsi una storia avvincente, che ti trascini pagina dopo pagina, è un'idea assolutamente da scartare, e te ne rendi conto anche abbastanza presto. Non è di certo uno di quei libri che puoi leggere nel tempo libero, né tantomeno uno di quei libri che puoi portarti in bagno, né uno di quelli che puoi portarti in treno, è semplicemente un libro che ti chiede tempo. Però ecco, troppo tempo. Poi non è proprio il mio genere di lettura, e non perché gira attorno ad un mondo prettamente femminile che cerca di emergere, e che in fondo già si imponeva visto che gli uomini erano più vicini agli animali che altro, però, un libro che più volte ti fa pensare di abbandonarlo lì, incompiuto, anche se dopo mille pagine ci vuole coraggio per farlo, non puoi di certo dire che ti è piaciuto.
