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Babel. Una storia arcana Copertina rigida – 29 agosto 2023
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa600 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreMondadori
- Data di pubblicazione29 agosto 2023
- Dimensioni17.8 x 4.4 x 24 cm
- ISBN-108804769882
- ISBN-13978-8804769880
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Dettagli prodotto
- Editore : Mondadori; 2023° edizione (29 agosto 2023)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 600 pagine
- ISBN-10 : 8804769882
- ISBN-13 : 978-8804769880
- Peso articolo : 860 g
- Dimensioni : 17.8 x 4.4 x 24 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 13,706 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 73 in Fantasy storico (Libri)
- n. 765 in Fantasy (Libri)
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Di certo, si tratta di un libro potente, ma non facile. Considerate però che al liceo io adoravo sedermi e iniziare una nuova traduzione dal latino o dal greco, ed era una sfida riconoscere la radice di una parola o di un verbo mai trovato, cercando i significati e tutte le possibili implicazioni.
BABEL è un atto d'amore proprio a questo; non tanto per chi crede che leggere oggi un testo in lingua straniera sia convertirlo grazie a un programma informatico o una mera traduzione meccanica, bensì per gli (ultimi?) cercatori di parole artigianali, per quelli affascinati dai rimandi di un ceppo linguistico, dalle influenze storiche e dai falsi amici, dalle ambiguità e dai fraintendimenti.
Portato da Canton in Inghilterra da bambino, grazie a un (apparente) benefattore occidentale, il doppio madrelingua Robin Swift è costretto a crescere a cavallo tra due mondi contrapposti: disprezzato ed emarginato per il suo essere anglo-cinese, allevato e sfruttato dall'Impero britannico per il medesimo motivo. A Oxford, al prestigio Institute of Translations, seri e avidi studiosi linguistici usano le lingue del mondo per tracciare parole su tavolette d'argento, incatenare potere e scatenarlo in favore dell'economia e della politica inglese a danno delle terre colonizzate. Dopo l'iniziale spaesamento, e innamoramento, Robin intravede le ombre dietro al prestigio, la morte dietro alla conquista illuminata, la schiavitù dietro alla grandiosa civiltà dell'uomo bianco.
Soltanto pochi coraggiosi tentano una disperata resistenza. Ma siamo in una (distopica) epoca vittoriana; scioperi e proteste popolari vengono soffocate nel sangue in nome del progresso, e la vita diventa un'amara constatazione dell'ottusa velocità dell'epoca moderna, della perdita di valori antichi e lontani, della ramificazione del suprematismo grazie anche alla diffusione della lingua imperante del denaro.
Una narrazione lucida e ipnotica, a tratti prolissa, affastellata di spiegazioni e di entusiasmo bibliografico, che gioca con la storia vera e con la visione di uno studioso orientale che dall'occidente torna a studiare l'oriente.
Recensito in Italia il 8 ottobre 2023
Di certo, si tratta di un libro potente, ma non facile. Considerate però che al liceo io adoravo sedermi e iniziare una nuova traduzione dal latino o dal greco, ed era una sfida riconoscere la radice di una parola o di un verbo mai trovato, cercando i significati e tutte le possibili implicazioni.
BABEL è un atto d'amore proprio a questo; non tanto per chi crede che leggere oggi un testo in lingua straniera sia convertirlo grazie a un programma informatico o una mera traduzione meccanica, bensì per gli (ultimi?) cercatori di parole artigianali, per quelli affascinati dai rimandi di un ceppo linguistico, dalle influenze storiche e dai falsi amici, dalle ambiguità e dai fraintendimenti.
Portato da Canton in Inghilterra da bambino, grazie a un (apparente) benefattore occidentale, il doppio madrelingua Robin Swift è costretto a crescere a cavallo tra due mondi contrapposti: disprezzato ed emarginato per il suo essere anglo-cinese, allevato e sfruttato dall'Impero britannico per il medesimo motivo. A Oxford, al prestigio Institute of Translations, seri e avidi studiosi linguistici usano le lingue del mondo per tracciare parole su tavolette d'argento, incatenare potere e scatenarlo in favore dell'economia e della politica inglese a danno delle terre colonizzate. Dopo l'iniziale spaesamento, e innamoramento, Robin intravede le ombre dietro al prestigio, la morte dietro alla conquista illuminata, la schiavitù dietro alla grandiosa civiltà dell'uomo bianco.
Soltanto pochi coraggiosi tentano una disperata resistenza. Ma siamo in una (distopica) epoca vittoriana; scioperi e proteste popolari vengono soffocate nel sangue in nome del progresso, e la vita diventa un'amara constatazione dell'ottusa velocità dell'epoca moderna, della perdita di valori antichi e lontani, della ramificazione del suprematismo grazie anche alla diffusione della lingua imperante del denaro.
Una narrazione lucida e ipnotica, a tratti prolissa, affastellata di spiegazioni e di entusiasmo bibliografico, che gioca con la storia vera e con la visione di uno studioso orientale che dall'occidente torna a studiare l'oriente.
L'impatto con "Babel" è strano. La fattura del libro è ottima: carta da lucido come sovraccoperta, disegni sui tagli in fare-edge painting con motivi e una frase che racchiude uno dei vari temi del libro: "Ogni atto di traduzione è un atto di tradimento".
Poi inizia la lettura. Due note. La prima è della traduttrice, la quale spiega le difficoltà della traduzione di un'opera che ha, tra gli elementi principali, proprio la lingua, le sue sfumature e le distorsioni traduttive. E' una nota giusta, ma a volte anticipa qualche evento e sottolinea ancor di più l'idea di stare leggendo attraverso un filtro, quello della traduzione. La seconda nota è dell'autrice che giustifica alcune delle incongruenze del libro. Diciamo che leggere due giustificazioni appena si inizia lascia una strana sensazione.
La storia parla di un ragazzo cinese, Robin Swift, che viene educato ed istruito dal Prof. Richard Lovell al fine di lavorare a Babel, una torre ad Oxford in cui traduttori da tutto il mondo impiegano le loro conoscenze alla lavorazione dell'argento. Qui entra in gioco il sistema magico "soft" del libro: attraverso l'uso delle parole in diverse lingue, si convoglia in barre d'argento un effetto dovuto alla distorsione traduttiva. Se da un lato è affascinante come sistema magico, dall'altro non si fa seguire facilmente, poiché alcune combinazioni di parole sembrano un po' forzate. Diventa sempre più chiaro, mano a mano che si prosegue con la lettura, che l'argento è ovunque, in qualsiasi aspetto della vita quotidiana: laddove avrebbe dovuto esserci una soluzione ingegneristica ad un problema, si usa l'argento per risolvere il problema.
Richard Lovell è apparentemente un buon samaritano. in realtà, è un uomo d'affari e, in quanto tale, tratta Robin come un investimento, il quale, come tale, deve fruttare. E' un uomo del suo tempo: portavoce della volontà espansionistica dell'impero, si impegna affinché l'Inghilterra regni sovrana a qualsiasi costo. E' anche razzista, ha forti pregiudizi nei confronti delle altre popolazioni ed è questo a portare al punto di rottura con Robin.
Robin Swift, un personaggio che a tratti è insopportabile. Impara da subito a pensare a sé stesso, a sopravvivere, nonostante ciò vada contro le sue opinioni. Per tutto il libro, è costantemente dilaniato da ciò che vorrebbe fare - fare carriera nel mondo di Oxford - e ciò che sente sia giusto - abbattere il sistema. Perché la Oxford in cui Robin vive è solo una versione scalata dell'Inghilterra dell'Ottocento, un posto in cui uno straniero vive bene solo se assume gli atteggiamenti che gli Inglesi si aspettano egli abbia, guai a chi cerca di emanciparsi. L'Inghilterra, Oxford, Babel: una struttura frattale di razzismo, in cui gli stranieri sono accettati perché sono utili, ma non vanno integrati.
E' in questo contesto che si sviluppa la storia di Robin e, poi, anche dei suoi amici Ramy, Victoire e Letty, una storia di formazione, poi thriller, politica, con una spolveratina di fantasy. La Kuang alza l'asticella, abbandona i toni puramente fantastici de "La Trilogia dei Papaveri" e si cimenta con un'opera più complessa, con un risultato ottimo ma non perfetto a causa di alcune ingenuità (ad esempio il sistema di sicurezza di Babel non è sempre coerente, oppure l'occupazione della torre è un po' sottotono). Il principale problema della Kuang è cha manca di uno stile tutto suo: la scrittura è un po' anonima, non è molto accattivante. Il libro è riempito da incisi o note a piè di pagina con i quali l'autrice vuole dimostrare di "aver studiato", ma tali elementi non si amalgamano bene e risultano forzati. Nonostante questi tentativi da novella Dickens, non mancano scene descritte bene (il primo pranzo del gruppo di amici, con una malinconica prolessi, le lezioni sulla lingua tenute a Babel, alcuni scontri tra i personaggi).
"Babel" è tante cose. è una dichiarazione d'amore alla lingua e alle parole, potenti strumenti il cui uso deve essere ponderato. La lingua inglese diventa una sineddoche dell'Inghilterra: grande perché ha tanti influssi esterni che rende propri e non vuole riconoscere. La diffusione dell'argento per cui combatte Hermes è analogia della diffusione della conoscenza. La dipendenza dall'argento presenta un'inquietante similitudine con il possibile futuro impiego delle intelligenze artificiali.
Tirando le somme, "Babel" si conferma un buon libro, al netto di alcuni passi falsi, tra i quali un finale un po' frettoloso, sottotono e dall'andamento altalenante.
È stato apprezzato
Dico che per me si è trattata di una conferma perché ho sempre ricevuto delusioni dal fantasy statunitense. Secondo me gli americani difettano di quello spessore storico che permetta loro di calarsi in epoche e culture completamente diverse dalla loro. Comunque il libro l'ho lasciato a metà per cui - chissà - dovessi mai per noia e disperazione, finirlo, magari potrei dovermi ricredere.