Gemma Capra Calabresi è essenziale e profonda come suo figlio Mario: mi ha fatto capire la devastazione di passare da una vita intensa di sentimenti, amici, famiglia, ideali sociali, al gelo totale con l'assassinio del marito.
E' un crollo improvviso e totale che continua a rivivere nel corso della vita ogni volta che incontra alcune persone, che si ritrovarsi in un luogo già vissuto, che i figli manifestano la mancanza della figura paterna, ad ogni udienza di processo quando, a 16 anni di distanza, le confessioni di Bompressi diedero un nome ad esecutori e mandanti.
Gemma ha deciso quale linea tenere con i figli per assicurargli l'affetto e conservargli il ricordo del padre. Si è anche risposata, dopo essere rimasta vedova a 25 anni, rassicurata dall'accettazione di Tonino Milite da parte dei figli, dal suo stesso rispetto per la figura e il ricordo del commissario Calabresi.
Per far capire l'atteggiamento di Gemma, cito ad esempio il senso di condivisione del dolore che provò quando in un'udienza vide la figlia di Bompressi e uno scambio affettuoso e addolorato tra lei e il padre.
Pur nel grande dolore, è un libro che trasmette speranza, che fa capire che è sempre necessario guardare avanti. Non con rabbia, ma con la fiducia che per ciascuno c'è una strada per vivere la propria vita: una strada necessariamente diversa da prima, una strada che va cercata, ma c'è.
Assolutamente consigliato.
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